Capitolo sei
La lezione con la Titova era stata stremante e nel contempo meravigliosa.Amavo l'eleganza dei suoi movimenti e ancor di più amavo il mondo latino in cui era riuscita a trasportarmi per un ora intera.Ero rimasta sola nella sala così mi tolsi la t-shirt rimanendo col top nero, bevvi un po' di acqua e feci partire la musica, roteando il collo per lasciar passare tutta l'ansia che avevo accumulato.
Nel preciso istante in cui Roxanne rimbombò nella sala,sentì due mani cingermi i fianchi e trascinarmi nel centro della sala.Era una presa forte,che mi conduceva quasi possessivamente.
«Balla con me.» Sussurrò una voce rauca al mio orecchio, era lui.
La sua mano destra salì lungo il mio stomaco,fino ai miei capelli.Non esitò a toccarli e ad aumentare la presa con l'altra mano sul mio bacino.Sentivo il suo torace contro la mia schiena semi-nuda,il suo cuore batteva, batteva davvero forte.
Fece scivolare la mia gamba in avanti, poggiando gran parte del suo peso su di me e con un gesto rapido mi fece voltare nella sua direzione,sorridendomi dolcemente.I nostri occhi affondavano in una voragine di emozione.Le mie mani erano intorno al suo collo sudato,e le sue guidavano i movimenti del mio corpo. Ballare con Andreas era la chiave di un mondo che non avevo mai conosciuto. Concludemmo il balletto con un bacio a mezza-luna.
Lui mi accarezzò il volto paonazzo e io mi abbandonai al tocco delicato della sua mano.«Siete stati bravissimi.» Urlò la Titova, irrompendo nella stanza.Batteva le mani guardandoci estasiata.
Andreas si portò una mano dietro la nuca, ed io abbassai il capo,trovando magicamente interessante il parquet.
«Domani venite entrambi da me, parlerò con la redazione affinché la balliate insieme durante la registrazione.» Disse orgogliosa, dandoci un fugace sguardo prima di uscire.
«È la prima volta che accade una cosa del genere.» Disse Andreas meravigliato, riferendosi alla proposta della maestra.
Lo guardai sorridente,e vidi che avanzò verso di me, mi sollevò da terra facendomi roteare e mi strinse rideva,rideva,rideva...e per un momento anche il mio cuore sembrò diventare più leggerlo.
«Grazie,Jen.» Mi sussurrò, posandomi giù.
Sussurrava,era una cosa strana, dal momento che eravamo soli,ma dannatamente bella: come se tutto ciò che mi dicesse fosse una cosa nostra, che non aveva bisogno di essere spifferata.
«Grazie a te,Andrè.»
**
Ero a lezione con Veronica Peparini da più di dieci minuti, a studiare la canzone che mi aveva proposto:Mery-Gemelli Diversi. La profondità delle parole aveva colpito il mio lato fragile e vulnerabile.
«Che ne dici?» Mi domandò, guardandomi diritta negli occhi.
Io ero seduta difronte a lei,portai le gambe al petto e sospirai.«Mi ha colpito molto questa parte: Si chiedono ma è Mery quella infondo alla via,è riuscita a crescere?.»
«Perché?»Mi chiese lei, curiosa.
Gli sorrisi,sollevandomi la maglietta e mostrandogli la citazione di Emma.«Mi sono tatuata Io di te non ho paura, perché in realtà la paura mi stava divorando.»
«Con questo vuoi dirmi?»
«Voglio dirti che alle volte la cosa che più ci spaventa è nel contempo il nostro più grande desiderio.Io non volevo avere paura,Mery voleva crescere. Nonostante le difficoltà, nonostante le circostanze.»
Veronica mi sorrise dolcemente,si alzò e mi porse la mano. «Facciamo che,se tu lotti Jenny,lotto anche io.»
«Lottiamo.» Sussurrai.
Mi toccava un passo a quattro con Stefano,Simone e Marcello.La coreografia rappresentava la mia fuga da un mondo d'abusi, di ingiustizie e droga. Una coreografia passionale, che mi dava carica.
«Tu durante il ritornello devi spingere Simone e devi lanciarti su Marcello.» Mi spiegò.
«E se invece di spingere Simone io provi a sovrastarlo?Cosi mi do la spinta giusta per saltare.»Proposi.
«Si,credo sia ancor più nella tematica.» Mi disse sorridendo. Era soddisfatta, insomma, quando una persona ti guarda con quel brulichio negli occhi è inevitabile non accorgersene.
Provai a saltare e mi aggrappai al collo di Marcello,che faceva leva sulle ginocchia per reggermi.
«Cerca di nascondere il terrore di cadere nel salto Jen.» Disse Stefano, scatenando una risata collettiva.
Riprovai la presa ancora e ancora,fin quando non divenne perfetta.Marcello rappresentava il mio pilastro,l'uomo in cui riuscivo a trovare l'amore che non mi era mai stato dato. Stefano invece rappresentava l'ostacolo nel mio tentativo di fuga, di fatto la maggior parte delle prese erano con lui, che tentava di riportarmi da mio padre.
«Durante la frase Ci sto sperando, ci sto provando, ma sembra inutile tu prendi la mano di Stefano e te la porti sul cuore,alzando il petto come se fossero i tuoi battiti a parlare.»Spiegò, e poi si soffermò a pensare.
Io nel frattempo provai ciò che mi è stato detto,ricevendo delle correzioni da Simone.
«Stefano tu lei dai un bacio sulla fronte, e la sollevi in aria, riportandola dal padre.Poi esci di scena, e tu Jen fai la parte che abbiamo montato prima.» Disse Veronica,contenta come una bambina.
Erano passate circa tre ore, e finalmente la coreografia era stata corretta e terminata.
Ora ero distesa sul divano della sala relax, cercando di rielaborare tutto ciò che era successo.«Jenny.»Mi chiamò Michele dalla porta d'ingresso.«Vieni un attimo.»
Mi alzai,ancora dolorante, e lo segui in una delle sale.
«Cosa succede?»Gli chiesi,notando tutti i ragazzi li.
«Mercoledì è il compleanno di Sergio, e vorremmo che tu ci aiutassi a tradurre questa lettera d'auguri in inglese.» Supplicò Cristiano,con occhioni da cucciolo.
«Certo che vi aiuto.» Annunciai, prendendo in mano il foglio bianco.Mi isolai per poter leggere tutto, e quasi sussultai dalla paura quando vidi Andreas difronte a me.
«Mandami un segnale di fumo la prossima volta che vuoi farmi prendere un infarto.»Urlai,portandomi una mano sul petto.
«Come sei suscettibile.»Mi prese in giro,spingendomi scherzosamente.
«Stasera facciamo qualcosa?»Gli domandai,guardandolo.
«Si,avevamo pensato di guardare un film, che dici?» Mi propose,ed io annui.«Piccolina,vado a lezioni con Baldi, ci vediamo più tardi.»
Lo vidi andare via e mi accovacciai a terra, iniziando a tradurre qualcosa.
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Romeo •Andreas Muller•
Fanfic«Andreas Muller.»Parlai piano e con le lacrime agli occhi,quando lo vidi sul ciglio della porta. «Jenny William.»Controbatté lui, abbassando il capo in segno di inchino.«Ti dedico Roma.» -Storia iniziata 03 marzo 2016.