18.

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Capitolo diciotto

Ed erano passati due giorni dall'ultima volta che avevo visto Arianna.Era successo tutto così velocemente,lei era corsa in sala relax in lacrime e per la prima volta mi aveva abbracciata.Sotto gli occhi di tutti.
Mi aveva stretta a sé ed avevo sentito il suo respiro irregolare,forse dovuto alla nostalgia precoce o magari all'amaro ricordo di un sogno infranto troppo presto.

Sta di fatto che in quel momento mi aveva sussurrato "Mi dispiace" due parole che avevano aperto in me un senso di rimorso,la sensazione che si prova quando ti rendi conto di aver perso tempo.
E proprio allora,tra parole di confronto e lacrime,mi resi conto che io e lei non eravamo poi così tanto diverse: tutte e due eravamo state battute dalla stessa persona.

Quest'ultima è venuta pochi minuti dopo,con un sorriso falso sul volto tirato e gli occhi meschini.Un po' mi somigliava:fisico slanciato,forme perfette,pelle pallida.
Mi chiesi allora se Andreas si fosse avvicinato a me perché gli ricordavo lei, e così,non sopportando le mille paranoie,andai via.
Tanto non volevo conoscerla e tanto lei sapeva chi fossi.

Ho incrociato per un breve secondo i suoi occhi verdi,giusto il tempo di vedere il ghigno soddisfatto sul suo volto.Lei però osservava lussuriosa Andreas, che non ricambiava il suo sguardo.
Ero andata via, ma lui non era tornato a riprendermi.

Avevo passato la notte tra le braccia di Chiara e le carezze di Benedetta.Avevo dormito poco e le mie occhiaie lo dimostravano.Ma nonostante tutto, quella mattina mi alzai e mi preparai come mio solito:doccia, trucco e profumo.
Mi sistemai i lunghi capelli in una treccia a spiga di pesce laterale e corsi giù,insieme a Michele e Alessio.

«Jen,per qualunque cosa,non darle retta.»Mi sussurrò Alessio,quando la intravidi seduta intorno al tavolo vicino ad Elodie e Sergio.

Tra le risate,ormai note,non udii quella di Andreas,così mi sporsi verso Alessio per chiedere della sua assenza.«Come mai non è qui?»

«Ha detto che non aveva fame.»Mi rispose,alzando le spalle e scuotendo la testa.

Non credevo a quella menzogna e così,nonostante la parte razionale di me lottava con tutte le sue forze,dopo aver addentato un cornetto ai mirtilli, presi una tazza di caffè e tornai su,sotto lo sguardo preoccupato/incazzato dei miei due amici.

Feci un respiro profondo e poggiai la colazione a terra,bussai alla porta e poi scappai via.Volevo restare in anonimato,chiunque avrebbe fatto questa cosa per lui,non era necessario che lui sapesse.

Tornai giù e,mentre prendevo il borsone per andare a lezione,sentì una mano afferrarmi il braccio.Mi voltai e quasi non repressi l'istinto di urlare a squarciagola.

«Non ci siamo presentate,io sono Federica,ma puoi chiamarmi Fede.»Mi disse,ammiccando un sorrisetto falso.

«Piacere,io sono Jenny.»Mi mostrai garbata e senza aggiunger nient'altro segui Gabriele per la lezione di Kledi.

**
«Vogliamo parlarne?»Mi chiese Veronica Peparini,mentre io cercavo invano di riscaldarmi.

«Di cosa?»Domandai,fingendomi spaesata.Sapevo a cosa volesse arrivare, e la risposta era no.Non volevo parlare di loro.

«Perché stai così?»Mi chiese,sedendosi a terra accanto a me che ero in spaccata.

«Ho dormito poco.»Sussurrai, ed in parte dissi la verità.

«Tutta questa insonnia è dovuta alla nuova arrivata?»Mi domandò e io di scatto la guardai.Non c'era bisogno di parlarne,i miei occhi avevano mostrato già il mio lato fragile.

«Tutto questo verrà mandato in onda nel day-time,non voglio parlarne, davvero.»Mi inventai una scusa,non mi interessava assolutamente che la gente sapesse l'ostilità che si stava creando, solo che se non ne parlavo potevo ancora sperare di star sognando.

Lei mi sorrise e sembrò capire,tanto che mi spronò ad alzarmi per iniziare una nuova coreografia.
Era sulle note di Gravity,in assoluto una delle mie canzoni preferite. Mi spiegò che era un passo a due con Stefano,e dopo aver mentalmente festeggiato, la abbracciai.

«Allora,in questa canzone lei sta cadendo giù,ma viene riportata su dalla forza di gravità che esiste tra lei e lui.» Mi spiego lei.

«Non vedo l'ora di farla.»Ammisi, e non perché ballavo con Stefano-forse-ma perché nelle coreografie della Peparini scoprivo un lato di me nascosto nell'ombra.

In circa due ore terminammo la coreografia e dopo averla salutata, mi diressi in saletta.Mi mancava solo la prova con Baldi e l'ultima lezione con la Celentano.

«Com'è andata?»Mi domandò Lele, che sedeva tranquillamente a mangiare.

Mi sedetti accanto a lui e mangiai anche io il ragù che ci avevano portato. «Io credo di amare la Peparini.» Scherzai, e finalmente mi sembrò di sorridere per davvero.

«Ho sentito la parola amore.»Si intromise Cristiano,scompigliandomi i capelli.

«Vi lascio alla vostra love story,io vado a lezione di hip-hop.»Annunciai, alzandomi e posando il piatto nel lavello.

Bevvi un po' d'acqua e li salutai entrambi con un bacio sulla guancia.
Andai nella sala 3 dove mi aspettava Baldi e sentii in lontananza le note di Pull Up,era una delle canzone più belle di Jason Derulo.

Entrai e rimasi immobile sulla soglia quando vidi Andreas e Giuseppe provarla.Mi soffermai a guardarlo: spensierato,divertito,sorridente.
Repressi l'istinto di sorridere anche io e senza intralciarli andai a posare il borsone.

«Molto molto bene ragazzi.»Disse Baldi,e,poi,quando mi vide non esitò a intromettermi nella discussione.«Tu che dici Jen?.»

Entrambi si voltarono verso di me,ma lo sguardo di Andreas mi sembrò divorare.«Bravissimi.»Parlai dopo vari minuti,rivolgendo un sorriso ai tre.

Baldi e Giuseppe si allontanarono subito dopo,e io mi tolsi la t-shirt rimanendo col top.Iniziai a riscaldarmi senza badare a lui.

«Ci godi nel vedermi star male?»Sputò con ribrezzo,poggiandosi alla sbarra.

«Scherzi vero?»Sorrisi istericamente, alzando lo sguardo verso di lui.

«Mi tratti come se tutta questa situazione fosse voluta da me.»Mi disse, e non osai controbattere,mi aveva ammutolita.

«Non sopporto la sua presenza.» Confessai, guardandolo negli occhi.

«Io non sopporto la tua assenza.»Parlò, torturandosi le mani dall'agitazione.

«Non riesco a fingere che non ci sia,mi ha spiazzata questa notizia.»

«Jen,ci siamo noi!»Urlò avvicinandosi spavaldamente a me.Allungò una mano verso il mio viso,ma io mi ritrassi.

«C'eravamo noi.»Lo corressi,sentendo le lacrime agli occhi.«Va via ti prego.»

Mi guardò compassionevole e con un gesto rapido posò un tenero bacio sulla mia fronte.«Grazie per la colazione.» Mi sussurrò e andò via.

Non lo fermai,infondo non ero stata io a mandargliela,infondo io stavo bene anche senza di lui.

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora