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Capitolo ventisette

Guardai il mio corpo nudo,coperto solo dall'intimo in pizzo rosa,e notai che il mio giro-vita stava del tutto sparendo.
Scossi il capo e terminai di asciugarmi i capelli, facendo ripartire,per la terza volta, la mia playlist.
Alla fine avevo aspettato Chiara e Benedetta per tornare in albergo,volevo lasciare ai due il loro ultimo giorno di tregua.

Mi passai velocemente la piastra e subito dopo passai al trucco:eye-liner, molto mascara e gloss.Andai in camera ed infilai gli indumenti preparati poco prima: jeans chiaro strappato sulle ginocchia,felpa grigia e gialla dell'Hard Rock e le mie nuove Super Star completamente gialle. Spruzzai un po' di profumo ed usci.

«Buonasera.»Dissi entrando nella 302 e notai che erano tutti stesi a terra a mo' di profughi albanesi.

«Piccola Jen.»Mi salutò Ale,dandomi un bacio sulla guancia dinanzi ad Andreas e Federica, che erano amorevolmente seduti vicini.

«Ciao Ale.»Lo salutai poi notando che si infilava il giubbotto,non esitai a domandare.«Dove vai?»

«A prendere la pizza,mi fai compagnia?»Mi domandò,ed io accettai senza neanche pensarci.

«Fate i bravi.»Ci urlò Michele,quando ci chiudemmo la porta alle spalle.

Camminavamo molto distanti e percepivo uno strano imbarazzato.«Ti ho mandato un messaggio, ma non mi hai risposto.»Parlò,con una nota di rancore nella voce.

«Quando sono caduta ho rotto il cellulare,e non ho abbastanza soldi per ricomprarlo.»Gli dissi dispiaciuta e lo sentì sghignazzare.

«È tipico tuo.»Mi disse sorridente ed io non poté fare a meno di ricordare la brutta fine del mio vecchio cellulare (lo avevo fatto cadere dal balcone della sua camera da letto).

«Ragazzi aspettate.»Ci urlò Alessio, ed io bloccai l'ascensore.«Vengo anche io.»

«Prima ti ho pregato ma non sei venuto.»Disse Ale,titubante,e pensai che fosse stata un'idea di Andreas.

«Disturbo?»Chiese Alessio,ed io lo trascinai nell'ascensore dandogli dell'idiota.

**
Era più di venti minuti che aspettavamo le pizze,ed io avevo quasi finito il mio ultimo pacchetto di sigarette.Tra Ale e Alessio la tensione si era affievolita, ridevano e scherzavano tra di loro.

«Jen vieni qui,facciamoci una foto.»Mi chiamò Alessio,ed io mi avvicinai.
Mise la fotocamera interna ed io cacciai la lingua,seguita poi da loro.

«Che scrivo?»Mi chiese,ed io gli tirai il telefono da mano,dicendo che me la sarei vista io.

Misi un effetto decente alla foto e iniziai a taggare sia me che Ale: "Jen e Alessio elevato alla seconda."

La pubblicai ed iniziai a sbirciare un po' il profilo di Andreas,ieri sera aveva pubblicato una foto di lui disteso sul letto ed il mio cuore perse un battito. Mi chiesi come al mondo alcuni ragazzi potessero reputarsi belli dopo che esisteva lui.

Sbirciai anche il profilo di Federica,c'erano perlopiù fotografie sue in costume, vecchi video in cui ballava e, per mio malgrado un boomerang di un bacio con Andreas di 5 mesi fa. Non potevo sopportarlo. Sono gelosa e da gelosa mi avvalgo della facoltà di odiare tutto quello che è accanto a lui che non sono io.

«Jen andiamo?Le pizze sono pronte.» Mi richiamarono ed io annuì, seguendoli.Restituì il cellulare ad Alessio e lo sentì ridere per la dedica.

Ci mettemmo meno di prima ad arrivare in hotel,forse dovuto al languirono che ci procurava l'odore delle pizze. Appena entrati nella stanza i ragazzi si avventarono su di noi.

«Ma Andreas?» Sussurai a Michele, che giocherellava con il cellulare.

«È sul balcone a fumare.»Mi disse distrattamente,ed io annuì sospirando.

Repressi l'istinto di uscire anche io, perché a)non avevo più le sigarette e b)Federica era  con lui.
Presi un pezzo di margherita e me lo portai alla bocca,sedendomi sul letto accanto a Joshua e Nick.

«Andrè,vuoi la pizza?»Urlò Alessio, vedendolo entrare.

«No,non ho fame.»Rispose,sedendosi sulla poltrona difronte a me.

Sentivo il suo sguardo addosso e un brivido di freddo mi percosse.Poggiai il pezzo di pizza sulla scatola e parlai a voce alta. «Ragazzi, buonanotte.»

«Già vai via?»Chiese Benedetta ed io annui, facendole segno di lasciarmi andare via e di smetterla con le domande.

Un altra parola e sarei scoppiata a piangere. Ero io la ragazza della sigaretta in balcone con Andreas e non sopportavo l'idea che per un assurda gelosia infondata dovevo perderlo. Non riuscivo a gareggiare per il secondo posto.

«Tieni le chiavi.»Mi bloccò Chiara,la ringraziai e accennai un saluto generale.

Entrai in stanza e chiusi la porta, strisciando lungo lo stipite.Mi sedetti a terra e portai le mani sui miei capelli.Non riuscivo più a reggere questa situazione,era tutto così ingestibile, indomabile, insopportabile. Io e Andreas non eravamo abituati a tutto questo, non eravamo abituati al rancore e alle frecciatine. Ed io non ero abituata a stare senza di lui.

Mi alzai dopo poco,chiusi le tendine della finestra e mi tolsi il maglione, rimanendo col reggiseno.Tolsi anche il jeans e velocemente infilai il pantalone del pigiama.Stavo per mettere la maglietta quando la porta si aprì e la luce si spense.

«Chi è?»Dissi portandomi una mano sul seno,nonostante avessi il reggiseno.

Vidi una figura avanzare verso di me,e istintivamente camminai all'indietro, schiantandomi contro il muro.
Cercai di allungare una mano verso il volto,ma costui mi bloccò per i polsi, portandoli sopra la mia testa.

Si avvicinò lentamente e mi baciò. Mi agitai contro il suo petto e lui di conseguenza mi spinse ancor di più vicino al muro.

«Andreas sei tu?»Sussurrai,quando si staccò da me.

Una parte di me sperava fosse lui,ma le labbra non erano le stesse.Lasciò cadere le mie braccia lungo i fianchi e mi cinse la vita,poggiando la testa tra l'incavo del mio collo.

Non parlava e questo suo silenzio non faceva che mettermi in agitazione.Con un dito tracciò il contorno delle mie labbra e poi sospirò amaramente. Mi chiesi perché si nascondesse nell'oscurità.

Chi sei?

Mi accarezzò improvvisamente il mento,e poi mi diede un bacio sulla fronte.Ispirai il suo profumo,e percepì una fragranza molto famigliare.
Si voltò e avanzò,stava andando via ed io ero ancora contro il muro.

Ad un tratto però la luce tornò e vidi Andreas sul ciglio della porta.Mi portai una mano sul petto e sgranai gli occhi.
Il suo sguardo deluso si poggiò prima su di me e poi sulla figura che mi dava le spalle.

Ma se Andreas era lì,allora chi mi aveva baciata?

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora