1.

9.4K 246 7
                                    

Capitolo uno

"Hai mirato al centro
o hai colpito un po' per sbaglio
e per sbaglio hai vinto
e tremava il mondo

-Negramaro"

Un forte vento soffiava su Roma quella sera, l'estate lasciava posto all'autunno e le prime foglie giallognole iniziavano a cadere.
Aspirai lentamente la nicotina, sentendo un brivido di freddo solleticarmi la pelle e smuovermi i capelli, quasi come a voler scrollare l'ansia che mi portavo addosso.

Fissai l'ora sul cellulare e gettai via la sigaretta,dirigendomi verso la pizzeria opposta alla Fontana di Trevi, dove ancora c'era gente e dove ancora non era pronta la mia pizza. Presi una lattina di coca-cola e mi sedetti ad aspettare la mia cena, quando notai un gruppo di ragazzi-totalmente vestiti di bordeaux- avanzare verso la porta.

Non mi ero ancora abituata al clima italiano: freddo perenne e bei ragazzi. Sembrava che qui tutti mangiassero pane e testosterone e che nessuno badasse a sei ragazzi in rosso che sembravano una gang di delinquenti.
Li senti ordinare una birra, e sorrisi nel sentirli litigare per chi dovesse pagare.

«Brindiamo al nuovo arrivato ad Amici.» Urlò uno di loro.

A quelle parole roteai di scatto lo sgabello.Ero sempre più convinta e avevo ancora più paura di non riuscire a reggere il peso dell'Italia, della mia nuova scuola, delle mie insicurezze e delle telecamere che avrebbero ripreso ogni istante della mia giornata.

Avevo fatto i provini due anni fa per entrare nella scuola di Amici, ma ero troppo piccola e troppo timida per poter stare al passo con le lezioni. Mi chiesero di non mollare, di imparare bene la lingua e ritentare.
Ricordo ancora il volto illuminato della Celentano quando finì la mia variazione del Lago dei cigni con otto piroette di seguito.Credo sia stata quella sensazione di appagamento,di fiducia nei miei confronti ad avermi spinto a prendere lezioni di italiano e a ripresentarmi.

Notai un paio di occhi posarsi su di me, e feci altrettanto.Era un bel ragazzo: lineamenti mascolini,capelli ordinati all'insù castani e le guance rossastre, quasi fosse intimidito o semplicemente accaldato.
Distolsi velocemente lo sguardo quando sentì chiamarmi per la pizza, pagai velocemente ed uscì.

Mi incamminai verso la fermata del bus,il mio Bed&Breakfast distava una cinquantina di minuti dagli Studi Mediaset.Il mio passo spedito e le cuffie nelle orecchie accompagnavano il flusso di pensieri.
Ascoltavo la canzone che avevo in mente di portare domani: Talking to the moon. Una canzone che mi permetteva di poter sfoggiare le mie doti classiche, ma anche quelle moderne, anche se mi aveva aiutata la mia coreografa e degna complice di sventure. Era stata lei, la mia Amy, a convincere i miei genitori a lasciarmi venire in Italia, senza di loro, senza progetti, senza soldi. Ero figlia unica, e avevo compreso la loro difficoltà nel lasciarmi prendere quell'aereo due settimane fa, ma avevo anche capito quanto tenessero al mio sogno, al mio futuro.

Sentì una mano posarsi sul mio braccio, mi voltai di scatto e notai il ragazzo di prima intento a riprendere fiato, che mi guardava un po accigliato e un po sollevato. «Ti sei dimenticata la coca-cola.» Mi disse sorridendo. Un dolce sorriso, così, messo in bella mostra sul suo viso perfetto.

«Scusa,sono così sbadata.» Dissi, ricambiando il sorrisetto.

«Tranquilla.»Mi rassicurò,riprendendo a parlare.«Che strano accento.»

«Sono Americana,vengo da Seattle.» Sorrisi,guardandomi intorno,e sperai che il pullman si decidesse ad arrivare prima che l'imbarazzo mi facesse diventare paonazza.

«Wow, arrivi da molto lontano- sorrise, poi aggiunse- comunque piacere Andreas Muller.» Mi porse la mano,la quale strinsi, era calda, morbida, decisa.

«Due forestieri,allora.» Sorrisi, stringendomi nelle spalle.

«Vivo a Fabriano, ma sono nato in Germania.»Mi disse,senza interrompere il contatto con i nostri occhi.«Come mai qui?»

«Sono stata ripescata per Amici15.» Gli dissi, un po titubante, un po speranzosa che fosse anche lui un ballerino.

«Saremo sfidanti quindi.»Sorrise, grattandosi la nuca.

«Categoria ballo anche tu?»Domandai curiosa,mi dava l'idea di esserlo: la schiena ritta, le braccia muscolose,il berretto in testa.

«Precisamente.»Mi strizzò l'occhio.«Di che genere?»

«Principalmente danza classica,tu?»

«Hip-Hop.»Sorrise divertito,effettivamente eravamo due tasseli del puzzle totalmente diversi.«Una ballerina di danza classica che mangia una pizza piena di grassi.»

«Anche noi mangiamo,sai?.» Scherzai, lievemente turbata dalle sue parole.

«Vuoi dirmi come ti chiami?»Mi chiese, divertito dalla situazione, da me che mangiavo la pizza, dal bus che era appena arrivato.

«Lo scoprirai domani,buonanotte Andreas.» Gli strizzai l'occhio, infilandomi le cuffie e avvicinandomi all'entrata.

Mi sedetti all'ultimo posto,e dal finestrino potei notare che lui era ancora li,sorrideva e stringeva tra le mani ancora la mia coca-cola.

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora