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Capitolo quattro

«Ho sentito dire da Gabriele che dobbiamo andare al Mc Donald's.» Disse Chiara distrattamente, intenta a passarsi la piastra.

Annuì disattenta, mentre finivo di ritoccare il mio out-fit: un jeans a vita alta bianco, un top nero che mi lasciava scoperto l'ombelico e una camicia a scacchi rossa a tre quarti, giusto per non sentire freddo.

«Come sto?» Chiesi a Benedetta e Chiara, le mie compagne di stanza.

«Stai da Dio.» Mi disse stupefatta Benedetta.«Dammi il tuo lato B.»

Scoppiai a ridere, colpendola col cuscino.«Solo se mi presti la matita nera.»

Mi avvicinai allo specchio e iniziai a truccarmi,il mio segreto era mettere tanto,tanto tanto, mascara e finiva lì. Avevo la pelle troppo chiara per essere imperfetta, e non trovavo nessun fondotinta che desse un effetto naturale.

«Occhi di gatto, vieni che ti liscio i capelli.» Mi richiamò Chiara, e sentì un colpo al cuore nel sentire quel soprannome.

Christian era solito chiamarmi così.Diceva che nell'oscurità erano color ghiaccio, ma al sole divenivano di un verde puro,color gatta.Scossi il capo e mi avvicinai a Chiara.

«Tagliarli no,eh?» Mi disse, notando la lunghezza esagerata dei capelli.

Le cacciai la lingua, e presi dalla tasca posteriore il mio cellulare.Avevo più di venti messaggi,sia dai miei genitori che da Amy, e inoltre altrettante notifiche su Instagram e Facebook. Sorrisi,nel notare che molte erano da Andreas e Alessio, che si divertivano a commentare le mie foto.

«Et-voilà.» Annunciò estasiata Chiara, facendo cadere sul mio seno i miei capelli leggermente ondulati.

Le sorrisi dolcemente, e mi avvicinai alla scarpiera, infilando le Super-Star.

«Io sono pronta.»Dicemmo tutte e tre in coro, e poi scoppiammo in una fragorosa risata.

Controllai di avere il cellulare e i soldi e le seguì subito dopo nella tanto famigerata 302.Erano già arrivati tutti, ed aspettavano sicuramente noi.Tra la folla non intravidi lo sguardo schifato nei miei confronti di Emanuele e Arianna, e questo mi sollevò, sarebbe stato un problema in meno per questa sera.

«Finalmente.» Esultò Lele, invitando gli altri ad alzarsi con un cenno del capo.

Alessio e Andreas mi presero a braccetto, cercando di parlare in inglese sull'accaduto della puntata di oggi.
Scoppiai a ridere a causa del loro pessimo inglese,catturando l'attenzione dei clienti che vi erano nella hall.

«Sapete almeno cosa state dicendo?» Gli chiesi, rendendomi conto che si stavano insultando soli.

«No proprio,ci ha aiutato Sergio con qualche parolina.» Mi rispose Alessio, ingenuamente, grattandosi la nuca.

Guardai scioccata Sergio, che,come me, aveva le lacrime agli occhi.Gli strizzai l'occhio con un ghigno sul volto e senti Andreas allentare la presa.

«Aspettate tutti.»Urlò,sul ciglio della strada.«Jenny,cosa abbiamo detto realmente?» Disse afflitto, tirandosi Alessio con un braccio.I due sembravano spazientiti, ma era ben evidente il loro divertimento.Si portarono entrambi le braccia al petto, imbronciati.

«Niente niente.» Risposi oltrepassandoli, cercando di rimanere seria.Li senti sospirai e borbottare qualcosa che non capii.

«Cosa stavano dicendo?»Mi sussurrò Elodie, curiosa.

«Che erano degli idioti.» Ridacchiai, facendo ridere anche lei.

Arrivammo quasi dopo dieci minuti davanti al Mc, e il mio cellulare iniziò a squillare insistentemente.Chiesi ai ragazzi di entrare e ordinare anche per me,poi mi allontanai.

«Jenny.» Un accento inglese a me noto mi fece sorridere.Era Amy.«Ha chiamato lui.» Mi faticò a dire, cercando di parlare italiano.

Appena sentì quelle parole un brivido mi percosse il cuore.Era solo orgoglioso di me, dei miei sacrifici, e del mio traguardo.
Staccai la chiamata,con le lacrime agli occhi, era troppo per me sentire ancora parlare dei suoi sentimenti.Lo avevo amato, e una parte di me forse l'amava ancora.Gli avevo dato il mondo,ma non era bastato.Cosi avevo provato a rialzarmi, ad andare avanti,ma ero sempre nello stesso punto,sempre nell'oscurità.  E la sua mancanza, i primi tempi, la sentivo fin dentro le ossa.

Christian era stato l'unico ad essermi accanto nel periodo della mia malattia.Avevo undici anni quando mi fu diagnosticata la leucemia,e solo quattro anni dopo conobbi lui.
Avevamo vissuto insieme settimane di immancabile felicità,dove non ero solo la ragazza malata.Ma mi ero solo illusa di essere normale.Una sera mi senti male e i miei genitori gli dissero tutto.

Lui però era rimasto.C'era stato durante tutto il periodo di cure e mi stringeva la mano durante il mio ultimo controllo.Era stato lui ad organizzare la festa a sorpresa per mia guarigione. Lui, inevitabilmente dalla distanza, mi era ad un millimetro dal cuore.Sempre.

Mi fermai sulla soglia della porta e prima di entrare mi decisi a mandargli un messaggio:

Thanks you for everything..
All the love
J

Riposi il telefono in tasca e raggiunsi i ragazzi,intenti a litigare per le patatine fritte.
Presi posto tra Cristiano e Nick, e mi unii alla loro sanguinosa guerra.

«Cosa mi avete ordinato?»Chiesi, sentendo la fame prendere il sopravvento.

«Non ti arrabbiare,hanno ordinato Alessio e Andreas.»Si difese Michele,alzando le mani in aria.

«Dato che tra noi sei la più piccola, avevamo pensato che volessi un Happy-Meal.» Mi sorrise Andreas, porgendomi la scatoletta rosa e bianca.

«Seriamente?»Dissi imbarazzata, notando il volto particolarmente divertito degli altri.

«Seriamente.»Annuì Andreas, scompigliandomi i capelli.«Ti abbiamo fatto mettere la principessa di Frozen come regalo.»

Sorrisi dolcemente, mantenendo il broncio.«Idioti.»

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora