Capitolo quarantasei
Erano passate circa due ore da quando Andreas,con un nodo in gola,si era diretto alla stazione di Roma Tiburtina. Sedeva al lato del finestrino-come sempre-e una canzone di Mengoni faceva da sottofondo a quella angoscia che lo stava,a man a mano,divorando: si rivedeva seduto con Jenny,in quello stesso treno,il giorno in cui erano andati a Milano a farsi il tatuaggio.Un segno indelebile che,per quanto dispersivo,era dedicato solo ed esclusivamente a lei. Di quel giorno ricordava solo le belle emozioni: quando lei cingeva la sua mano,quando la guardava incantato mentre era distesa sul lettino;ricordava di quando lo fermavano per strada e lei gli accarezzava il palmo della mano con un sorrisetto complice,per poi dirgli "Un po troppo famoso e richiesto il mio Müller."
Si chiese come avrebbe fatto a superare i giorni di pioggia,giorni in cui il solo desiderio di poterla stringere sarebbe andato scemando,si chiese come avrebbe fatto a convivere col pensiero di aver deluso tutti: lei,i suoi fan,Veronica,la sua squadra,la sua famiglia.
Si chiese,si chiese,si chiese..Fin quando il cellulare nella sua tasca non vibrò a raffica, lo estrasse con la convinzione che fosse ancora sua mamma per chiedergli a che ora sarebbe arrivato o se era partito il treno.
"Lo sapevo che,infondo,ogni cosa bella é destinata a sgretolarsi,a finire in mille pezzi sul pavimento freddo di una camera d'albergo,proprio come sto facendo io ora.Ma c'è qualcosa che mi spinge a non rompere anche la parte razionale che mi resta,perché tanto,quel piccolo spazio,ti cercherà sempre in un paio di occhi tra la folla, ti cercherà oggi in studio e in ogni giorno di sole.Hai ragione,ho conosciuto ogni tuo scheletro,ma avrei voluto conoscere quel lato di Andreas che stava male,ormai in fin di vita.Avrei tanto voluto che tu mi prendessi come punto fermo in ogni tua giornata come-purtroppo-ho fatto io fin ad oggi,ma so che lo farò ancora,so che ti manderò comunque il buongiorno ogni mattina e la buonanotte ad ogni calar della giornata.Lo so e te lo posso assicurare,perché mi conosco e so che io non dimentico.Una volta mi hai fatto ascoltare Estranei a partire da ieri, ed è proprio ciò che siamo diventati io e te: due sconosciuti con qualcosa in comune.Ti amo, e ti amerò sempre,perché in te ho visto un domani.
Alla fine vince il bene,ricordalo sempre."Le emozioni di Andreas e Jenny erano le stesse in quel momento:entrambi si erano lasciati sfuggire una lacrima fugace,chi per la delusione,chi per il pentimento.Ed erano stato proprio quest'ultimo a spingere il ragazzo solitario fino alle porte del treno,che purtroppo si era già incamminato.Ed ecco che Andreas si ritrovò con le mani che picchiavano contro il vetro,e i battiti del suo cuore che picchiavano contro di lui.Era stato un coglione,un emerito coglione,ma andare via,in quel momento,era stata la strada più semplice da prendere.
«Ragazzo,che succede?»Disse una vecchietta alle sue spalle,urtandolo leggermente con la punta del suo bastone in legno.
Andreas si voltò di stacco,asciugandosi velocemente il volto.«Ha mai lasciato andare qualcosa in cui sperava fortemente?»
«Certo che l'ho fatto,e ti posso assicurare che,se qualcosa é destinata a te,troverà sempre il modo di raggiungerti.»
La voce di quella signora,tanto rauca quanto delicata,lasciava trasparire del vissuto,qualcosa che a lui mancava e che credeva di avere fin a quel momento. Era tornato a posto e l'aveva vista sedersi accanto ad un vecchietto,che le stringeva la mano: i capelli bianchi erano un pugno in faccia per Andreas.
● ● ●
Nel frattempo agli studi mediaset Jenny e Alessio (alla seconda) si guardavano negli occhi senza riuscir a decifrare qualcosa. Quel messaggio era stato visualizzato ma senza risposta, ciò rendeva ancor piu difficile alla biondina sperare in un ritorno.Si sentiva un personaggio secondario nella sua storia, soltanto perché amava distruggersi.
Alessio avvertiva il mondo sulle sue spalle,e la capiva,dio se la capiva,c'era passato anche lui con quella ragazza, l'aveva rincorsa fino alla stazione e poi l'aveva vista allontanarsi piano piano.Si era fatto una birra,due sigarette,ed era tornato alla solita routine, solo con una lama in più.«Cosa dobbiamo fare?»Chiese improvvisamente Jenny, abbandonandosi allo schienale della poltrona su cui avrebbe dovuto ballare con Gabriele.«A me di farlo passare per incoerente dal 98% d'Italia,proprio non mi va.»
«Neanche a me,Jen.»Lì richiamò una voce alle loro spalle,era Veronica, ancor più scioccata di loro, ma più combattiva di prima.La sua lettera diceva altro,il vero motivo, era qualcosa di più meccanico,privo di nostalgia, narrava ciò che doveva narrare,senza frasi fatte per rendere il tutto più semplice.«Ho un piano ragazzi,ma ho bisogno di ognuno di voi.»Disse, guardandoli bene in viso.
«Dicci tutto.»Disse Ale,che aveva intuito che qualcosa non andava.
La Peparini,con tanto di tacco 8,trascinò i tre in una saletta e chiuse bene la porta. «Ragazzi,Andreas non é andato via perché non voleva più star qui,o perché Daniel avesse bisogno urgentemente della sua presenza.La sera scorsa abbiamo finito tardi di preparare la parte solista del pezzo di Ligabue,erano circa le nove, troppo tardi, eravamo andati fuori il coprifuoco.Per questo,quando sono entrati Marcello e Stefano in sala,l'ho dovuto far nascondere,e forse è stato un bene: la redazione voleva che io lo facessi far male nel balletto, in modo che non avrebbe avuto l'ammissione al serale.» Confessò loro,con aria altamente schifata.
«Non ci posso credere,perché mai?»Chiese Alessio,ancor più allibito di lei.
«Perché sanno già chi deve vincere.» Proferì Jen, ricordandosi le parole di Elena quella mattina al bar, la frase "Tu da professionista saprai tante informazioni,che toccheranno anche Andreas,ma che dovrai tenere all'oscuro."
Quella frase turbò,per un secondo, i due concorrenti, ma fece lanciar un sospiro di sollievo a Veronica, che non pensava più di essere sola.«Tranquilli ragazzi,voi siete ammessi,la vostra corsa sarà lunga,ve lo posso assicurare,ma ora dobbiamo aiutare un vostro amico.»
«Siamo con te»
«Bene,Andreas chiedeva a me di dar la lettera a Maria, io la lettera gliel'ho data,ma era una falsa scritta da me che diceva di aver un problema famigliare.Nessuno deve sapere che lui ha abbandonato o che, addirittura sa ciò che hanno in mente.Jenny,ora ti chiedo una cosa a te, devi fingere di farti male durante il pomeridiano,in modo che i direttori artistici non possano decidere e di conseguenza tu non potrai far lezione.» Spiegò Veronica, bisbigliando.
«Questo a che mi deve portare?» Chiese la ragazza, leggermente confusa.
«Non essendo costretta a seguire le lezioni potrai andare a Faibrano da quel mentecatto e costringerlo a tornare.» Disse Veronica,poi anticipò immediatamente una possibile domanda.«Gli dovrai dire di tornare,io gli preparerò comunque la coreografia ma lui sarà troppo furbo da non cadere storto,e di conseguenza di non farsi male.»
«Vero noi siamo con te,io sono con te.»Disse Jen,vedendo l'insegnante pronta ad andare via.«Ragazzi,voi?»Chiese, quando furono soli.
«Ci siamo,solo non farti male.»Disse Alesssio, accarezzandogli la spalla.
«Solo non farti venire la bravata di rovinare la mia coreografia.»Scherzò Ale,stringendoli poi in un abbraccio.Erano tutti con Andreas.
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Romeo •Andreas Muller•
Fanfiction«Andreas Muller.»Parlai piano e con le lacrime agli occhi,quando lo vidi sul ciglio della porta. «Jenny William.»Controbatté lui, abbassando il capo in segno di inchino.«Ti dedico Roma.» -Storia iniziata 03 marzo 2016.