21.

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Capitolo ventuno

Alla fine eravamo andate a ballare in un locale non molto distante dall'hotel.Ci ero già andata con Ale, tempo fa, quando avevamo deciso di festeggiare il mio arrivo in Italia.
Era un locale appartato,musica a palla e costosi divani in pelle bianca.

«Che posso offrirti bella ragazza?»Mi urlò uno dei baristi.

Alzai il capo e notai due grandi occhi azzurri scrutarmi.Ingoiai a vuoto la saliva e mi sporsi in avanti per leggere il suo nome sulla targhetta: Lorenzo

«Un Cosmopolitan, grazie.»Gli urlai a mia volta per farmi sentire.

Mi guardò ed ammiccò un sorrisetto compiaciuto.«Posso fidarmi?Sei maggiorenne?»

«Fidati!»Gli dissi,scoppiando a ridere.

«Guarda quelle ragazze.»Mi indicò un gruppetto in lontananza che scuoteva i giachi «Si fingono ubriache quando in realtà bevono un analcolico.»Spiegò, facendomi ridere di più.

«Ah sì?Quindi posso fidarmi?» Domandai,con il suo stesso tono di voce.

«Fidati!»Scherzò lui,porgendomi il mio cocktail.Ne bevvi un sorso e poi presi il cellulare,adoravo la composizione che aveva creato era da fotografare.

«Ehy,voglio essere contemplato nella foto.»Mi disse Lorenzo,sorridendo.

Gli dissi di mettersi in posa e poi immortalai entrambi,pubblicando subito dopo la foto su Instagram: Sono maggiorenne,lo giuro.:)

Rimasi ancora un po' a parlare con lui, finché poi,trascinata da Elodie e Benedetta,andai in pista .I piedi mi dolevano ma,forse dovuto all'alcool in circolazione,mi sentivo vulnerabile.

«Il nostro coprifuoco scatta tra quindici minuti.»Ci richiamò Chiara,quando ci trovammo tutte vicine.

Decidemmo così di andar via e prima di seguirle all'uscita passai a salutare Lorenzo. Non mi dilungai troppo.
Non volevo che mi chiedesse il numero,non volevo rivelarmi.Volevo essere Jenny e non quella famosa che balla ad Amici e si batte per Romeo.
Così me ne andai in anonimato, seguendo le altre.

Era stata una serata molto insolita e movimentata, Federica non si era quasi mai scomposta:sempre seduta e sempre con il cellulare tra le mani.
Eravamo due caratteri totalmente opposti.
E così,mentre mi infilavo il pigiama, mi trovai a pensare: Chi delle due preferiva Andreas?

**
«Buongiorno.»Dissi assonnata, entrando in aula da Baldi.

«Giorno Jen,inizia a riscaldarti,io arrivo tra poco.»Mi spiegò ed io annuì quando lo vidi uscire.

Oggi era l'ultima prova prima dello speciale del sabato.Ero piuttosto agitata,l'idea di cimentarmi in nuovi stili mi intimoriva parecchio, in particolare l'idea di cimentarmi nello stile di Andreas mi scombussolava. Non volevo pensasse che fossi una totale frana con l'hip-hop.
Sbadigliai,sentendo le palpebre appesantirsi.

«Dormito poco?»Scherzò Giuseppe, entrando con un cornetto tra le mani.

«Si e non ho neanche mangiato.» Spiegai, prendendogli di sfuggita la sua colazione.

Tra me e Giuseppe si era creato un bel rapporto,adoravo ballare con lui.Mi aveva spiegato che capiva come mi sentivo che anche lui durante la finale aveva provato ad ampliare i suoi orizzonti cimentandosi in altri stili, addirittura chiese alla Celentano di preparagli una variazione.Lui che non sapeva neanche cosa fosse una diagonale.
Desiderava solo, alla fine di tutto, poter dire di averci messo la faccia al 100%, di aver lottato, di aver studiato e di essere maturato. Ed io era per questo che stavo gareggiando, per uscire da qui con qualche convinzione e insegnamento in più.

«Fai con comodo!»Scherzò, alzando le mani.

Baldi arrivò poco dopo con un sorriso a trecentosessanta gradi sul volto.
"Più c'è intesa,più si balla meglio" ci diceva soddisfatto.

Provammo un paio di volte la coreografia e dopo andai via per dirigermi alle prova con la Peparini.Infilai le cuffie e feci partire Gravity, da quando Veronica me l'aveva assegnata era la prima canzone che il mio cellulare riproduceva.  Tutto, in quel periodo, mi ricordava la storia con Andreas. Tutto sembrava ruotare intorno a noi e al senso di sicurezza che lui mi trasmette solo con uno sguardo.

Passai davanti all'aula in cui Andreas avrebbe dovuto fare lezione con Kledi. Ieri, tornata dalla festa già dormiva a pancia in giù e stamattina non ero scesa a fare colazione. Mi mancava terribilmente.Mi alzai sulle punte e mi sporsi dallo specchietto della porta che offriva una visuale parziale sulla sala.

Mi sentì mancare il fiato quando vidi accanto a lui Federica con le lacrime agli occhi.Una parte di me mi implorava di andare via, era un loro momento, un loro sfogo ed io ero d'intralcio. Dovevo andare via perché mi sarei ferita solo io da quella situazione, lo sapevo, ma proprio non ci riuscivo.
Andreas si avvicinò a lei e le asciugò le lacrime. Federica portò le sue braccia intorno al suo collo e lui la strinse a se.

I loro volti a pochi centimetri di distanza mi mettevano in agitazione.
Stavo per dargli le spalle, lasciarli soli, quando i miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime: si stavano baciando.

Mi portai una mano alla bocca per nascondere i singhiozzi e corsi via, dirigendomi nel bagno di fianco alla saletta.Senti le gambe cedermi e immancabilmente caddi a terra, avvertendo un dolore atroce alla caviglia.

«Aiuto.»Urlai,in preda al panico e alla paura.
«Cazzo aiutatemi.»

«Jenny!»Urlò una voce al di fuori dal corridoio,mi sembrava essere Stefano.La mia mente sembrava aver perso i sensi e il mio cuore vagava lentamente nella fortezza dei miei sentimenti.

«Sono qui.»Sussurrai,non trovando più la forza di urlare.

Sentì la porta aprisi di scatto e urla a seguire.
Avvertì  due mani cingermi con forza i fianchi per alzarmi e cacciai un gridolino acuto, sentendo una fitta di dolore alla caviglia.

«Jen sono io,Michele.»Mi sussurrò, portandomi in sala relax.«Chiamate Stefano e Marcello,datemi un po di ghiaccio.»Gridò.

Mi poggiò sul divano e udii le voci preoccupate dei ragazzi.Con le maniche della maglietta mi asciugai le lacrime, macchiandomi con l'eye-liner.
I ragazzi erano tutti intorno a me, perfino Andreas che mi fissava visibilmente preoccupato.Al suo fianco c'era Federica con un ghigno sul volto e un sorrisetto maligno.

«Cosa succede?»Sbucò Stefano,da dietro Nick e Sergio.

«Non riesco a muovere la gamba.» Piagnucolai, sentendo ancor più dolore di prima.

«Marcè chiama un medico,subito.» Ordinò,sedendosi accanto a me.«Com'è successo?»

«Sono scivolata.»Spiegai, e mi passò dinanzi agli occhi la scena vista poco fa.
Socchiusi gli occhi,sospirando per non scoppiare a piangere.

«Qualcuno mi aiuti a portarla di la.» Annunciò Stefano,alzandosi.

«Ti aiuto io.»Disse Andreas,avanzando.

«Non ti azzardare a toccarmi Andreas.» Urlai di sbotto, facendo rimanere allibiti tutti.«Michele aiutami,ti prego.»

Vidi Michele guardare Andreas,e quest'ultimo acconsentì,ad occhi lucidi.
Mi chiesi il perché di quella richiesta tra sguardi,ma non replicai.
Lui e Stefano mi presero e mi condussero fuori.

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora