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Capitolo quarantaquattro

«Quindi Andrè?Cosa volevi chiedermi?» Gli chiese Veronica, quando fummo entrambi dinanzi a lei.

L'atmosfera all'interno della scuola era cambiata: ogni ballerino doveva avere sei cavalli di battaglia,ed ogni cantante doveva preparare un inedito e sei pezzi.
Maria aveva richiesto rigorosamente il corpo di ballo di Giuliano Peparini: coreografie pazzesche,due squadre e quattro coach.

«Volevo scegliere io le canzoni su cui ballare,questa potrebbe essere la mia ultima settimana all'interno della scuola e voglio uscire di qui con la consapevolezza di aver fatto conoscere Andreas.» Parlò tutto d'un fiato, lasciando trasparire una nota di nostalgia.

«Tu non uscirai.»Mi lasciai sfuggire, e Veronica mi guardò sorridente,anche lei credeva in lui.

«Concordo con Jen!»Parlò seria,poi lo fissò attentamente.«Comunque avanti, nelle mie tre coreografie sceglierai tu la base.»

«Come tre?Ne ho una due Kledi poi,me ne manca una.»

«L'altra è di Garrison.»Rispose lei con non-calanche,mentre entrambi sgranammo gli occhi.

Il volto di Andreas era simile ad un bambino che aveva appena scartato il suo regalo di compleanno preferito: indecifrabile e con le lacrime agli occhi.
Mi sporsi verso di lui e gli accarezzai la schiena,con un tocco possente,per dargli forza.Lui doveva rendersi conto del suo talento,e forse questa coreografia lo avrebbe aiutato.

«Vogliamo metterci a lavoro?»Chiese poi Veronica,più a me che a lui.

«Non vedo l'ora.»Bofonchiò e si sedette a terra,prima di riprendere.«Tra poco è il compleanno di mio fratello Daniel e vorrei fargli una sorpresa: non come Luce,non voglio che sia una coreografia sofferta,ma bensì un augurio..è l'unico modo che ho per essere lì con lui.»

«Si,mi sembra fattibile,sai già su quale canzone o vuoi che ci lavori io?»Disse Veronica,fissando un punto indefinito della sala,ero sicura che già stesse elaborando un capolavoro.

«A modo tuo-Ligabue.»Spiegò Andreas,mi fissò e proseguì.«Vorrei al mio fianco Jen.»

Le mie guance si tinsero di un roseo intenso,e gli sorrisi emozionata.« È un onore tenderti il braccio.»

«Andrè però la canzone è decisamente troppo complessa per poterla modificare e da fare tutta è una sfacchinata. C'è una parte che hai più a cuore? Vorrei fare un mix.»Disse la Peparini,stringendo tra le mani un quadernino marroncino.

«Sarà difficile chiederti scusa,
per un mondo che è quel che è
io nel mio piccolo tento qualcosa
ma cambiarlo è difficile.

Sarà difficile,ma sarà come dev essere,
mentre tu ti giri e continui a ridere.»

••

Nonostante la lezione con Andreas fosse finita da qualche ora,nella mia testa ronzavano ancora le parole di quella canzone,così toccante,cosa piena di ricordi,di lacrime fugaci,di sentimenti repressi;una canzone che racchiudeva l'amarezza di un girotondo incapace di girare nel verso giusto.

Era Daniel,era lui,era anche un po di me.Scivolai lungo lo specchio e mi portai le ginocchia al petto,ripensando ai passi di quella poesia,alle sue mani che toccavano il mio volto ed al sorriso impresso sul volto: Andreas quando si trattava di suo fratello, sorrideva.E sorridere era la più grande confessione che lui potesse fare.

«Jen,cosa ci fai qui?»Mi chiese Lele, irrompendo nella stanza con la chitarra tra le mani.

«Pensavo.»

«Che guaio,allora.»Disse ironico, facendo scappare anche a me un sorrisetto.

«Puoi dirlo forte.» Borbottai,quando lo vidi seduto accanto a me.«Perché è così difficile lasciar andare le persone?»

«Intendi Andreas?»Mi chiese,ed io scossi il capo,non mi era mai minimamente passato per la testa di lasciar andare lui.«Credo che alle volte avvenga naturale,quando si vuole bene.
Sai quanta gente ho lasciato andare via? Penso che in quel momento io gli abbia dato l'addio giusto,e quando saluti..il rancore scompare. Alle volte è solo la compassione,la desolazione a impedirti di farlo.»

Ascoltai attentamente la sua voce,e una piccola lampadina su accese nel mio subconscio:quella coreografia poteva essere un arrivederci.
Arrivederci per me,era una delle parole più belle del vocabolario italiano, lasciava in sospeso i sentimenti ma nel contempo aveva un tono determinato.

«Come ben sai queste sono le ultime settime di prove,poi arriverà il momento cruciale.Andreas è convinto di uscire,e so che se questo accadrà, il suo rimpianto sarà rivolto solo a suo fratello. Voglio che lui balli con la convinzione che comunque vada,Daniel rimarrà il suo fan numero uno.»

«Jen,l'unica cosa da fare e chiedere alla redazione di far entrare Daniel in puntata, ovviamente tutto all'oscuro di Andreas.Lo fai esibire e dopo avrà un confronto con lui.Io penso che sia uno dei primissimi candidati al serrale,ma ovviamente non può viversi questi ultimi giorni in modo così preoccupante.»Mi disse Lele, strizzandomi l'occhio.

Pensai fosse subito una buona idea, dovevo avere solo l'approvazione di Maria ed avevo bisogno dell'aiuto di Veronica Peparini.Gli accarezzai il braccio e sorrisi rincuorante, Lele era stata la prima persona lì dentro ad emanarmi sicurezza.

«Grazie Lele,ma tu?Pronto per sabato?»

«Si,almeno credo,sono emozionato all'idea di scoprire il volto dei coach, e ancor di più emozionato all'idea di far sentire un mio inedito,credo che questa, comunque vada,sia già una vittoria.»Mi rispose sicuro,con la stessa sicurezza che avrei voluto sentire da Andreas.

«Lele,se ci credi,tutto è possibile.»Gli dissi,poi sobbalzai quando vidi l'orario.
«Mi aspetta una divertente lezione con la Celentano e La Padula,devo andare.»

Lele scoppiò a ridere e si alzò con me, mi diede un bacio sulla guancia e, mentre stavo per voltarmi,mi bloccò per il braccio.«Non mollare,intendo con Andreas.»

Sorrisi,era la seconda volta che me lo dicevano,e la mia risposta era sempre quella,sempre più convinta.«Non molleró.»

Romeo •Andreas Muller•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora