Capitolo diciannove
"_MicheleLanzeroti_ ti ha taggato in una foto: Daje Jen,lasciami sta pizza."
Estrassi il telefono dalla tasca,ridendo improvvisamente per la fotografia spontanea in cui ero stata immortalata.
Michele con la faccia da cane bastonato ed io con il pezzo di margherita tra le mani.
Misi mi piace e commentai: "ti vedo ingrassato sai? :/"«Sei una stronza.»Mi spinse Michele scherzosamente,dopo aver letto il commento.
Alzai gli occhi al cielo,fingendomi offesa.Eravamo tutti in pizzeria per festeggiare-e che festa-la nuova arrivata.Federica stava riuscendo ad accalappiare tutti con il suo sguardo da angelo nero.Notavo però che i miei amici le rimanevano indifferenti, e questo non poteva che farmi piacere.
Oggi si erano tenute le selezioni per i capitani ed io,pur avendo combattuto col mio istinto,avevo votato Andreas, facendolo vincere.Il capitano dell'altra squadra invece era Daniele.
Entrambi mi volevano,ma,per forza maggiore ero andata nella squadra di Andreas.Daniele aveva con se Federica, e morivo dalla voglia di sfidarla.Le mie coreografie erano abbastanza forti,ma anche sulle sue non si poteva ribadire.Lei però era meno versatile di me,rimaneva nella sua prospettiva: danza contemporanea.
Sta di fatto che Andreas era silenzioso da quando avevo provato la comprata di Kledi,con tanto di bacio finale.
Sedeva a capotavola e il suo atteggiamento non faceva altro che confondermi.«Vado a fumarmi una sigaretta.» Annunciai,prendendo dalla mia giacchetta di pelle il pacchetto di Merit.
Usci fuori e il freddo vento di metà ottobre si schiantò sulle mie guance.Mi sembrò di tornare indietro nel tempo a quando ero arrivata in Italia.Al senso di spensieratezza di ogni mattina,quando mi svegliavo con la colazione già pronta della signora Maria Gaudino.
Era una vecchietta umile e tremendamente ospitale.A Seattle, nel periodo di febbraio,avevo conosciuto suo nipote Alessio,detto Alè,era stato lui a darmi lezioni di italiano,ed era grazie a lui se avevo preso di nuovo in considerazione l'Italia.
Passavamo molto tempo insieme,anche se ancora oggi sono convinta che lo facesse perché provava qualcosa per Emy.Con lui mi confidavo,con lui ballavo.Mi incantava col suo movimento e la sua aria da cattivo ragazzo.Se pur lo stile sia pressoché uguale,tra lui ed Andreas vi era un abisso.Iniziando dalla tecnica all'espressione:Ale dava l'idea di essere uno psicopatico,ed era sexy da morire.
«A che pensi?»Mi domandò Andreas, accanto a me.
Mi voltai verso di lui,aspirando la nicotina.«Al tempo.»Parlai, offrendogli l'ultimo mozzicone.Non mi ero accorta della sua presenza.
Lo prese titubante e se lo portò alla bocca, prima di buttarlo via.«Perché al tempo?» Mi domandò scettico.
«Perché le cose sembrano cambiare nell'arco di pochi secondi.Fino a pochi mesi fa ero dall'altra parte del mondo.»
«Ora sei qui,con me.»Proseguì, marcando le ultime parole.Mi scappò un tenero sorriso,perché,nonostante le circostanze,il tempo ora sembrava ruotare intorno a noi.
«É tutto così difficile.»Sussurrai, portandomi una mano tra i capelli ribelli.
«Ma tu sei comunque bellissima.»Mi disse,strizzandomi l'occhio.«Jen.» Parlò poco dopo,e il mio nome, pronunciato dalla sua bocca,risuonò come un grido di disperazione.
«Dimmi Andrè.»Gli dissi,avanzando di poco verso di lui.
«E se per un momento lo fermassimo il tempo?»Parlò,accarezzandomi i capelli.
Annuì soltanto,perché tanto mi sarebbe rimasto comunque addosso,comunque incastonato nel cuore.Si avvicinò a me e mi afferrò il bacino,attirandomi a se.Poggiai la testa sul suo petto e le braccia intorno al suo collo.Inspirai il suo profumo e mi sentii a casa.
«Sono ancora incazzata con te.»Mentii, passandogli una mano tra i capelli.
«Sh,ora abbracciami e dopo litighiamo.» Mugolò contro il mio collo, regalandomi una scarica d'adrenalina pazzesca.
Accentuò la presa,costringendomi ad alzarmi sulle punte per poterlo aiutare.
Li,tra le sue braccia,illuminati solo da un lampione,mi sembrò veramente di non aver paura.E non era un pensiero astratto,ma una sensazione concreata, qualcosa che cresceva smisuratamente dentro di me.
Non so che sentimento fosse,ma so che ne era abbastanza per poterlo definire un qualcosa.«Perché mi piace l'idea di noi due insieme?»Mi domandò,poggiando le mani sulla mia faccia.
Poggiai delicatamente le mie labbra sulla sua guancia e con dei piccoli baci mi avvicinai sempre di più alla sua bocca,bloccandomi ad un centimetro dalle sue labbra.
«Quando mi bacerai?»Mi domandò divertito,ma con una nota di desiderio nella voce.
Feci finta di pensarci,in realtà non sapevo quando mi sarei decisa ad assaporare il suo retrogusto.Immaginai che sapessi di menta e tabacco o magari di fragola e panna.Lo vedevo spesso mangiarle ed ogni volta osservavo i movimenti della sua bocca.
«Un giorno.»Sussurrai,cercando di trattenere una risatina.Sgranò gli occhi e un sospiro si udì nell'aria.
«Quindi ora torniamo a litigare?»Mi chiese dolcemente ed io annuì.«E se iniziassimo da domani?»Mi chiese ancora.
«Perché?»Chiesi confusa.
«Abbiamo una casa di lego da costruire, te ne sei dimenticata?» Mi fece notare avvicinandosi a me.
Ci pensai su,era totalmente sbagliato: c'era Federica nel nostro stesso posto,c'erano le mie incertezze ed i suoi sbalzi d'umore.
Ma infondo ho sempre trovato giuste ragioni per azioni totalmente sbagliate,ed una di questa era che anche a me piaceva l'idea di noi due insieme.
STAI LEGGENDO
Romeo •Andreas Muller•
Fanfic«Andreas Muller.»Parlai piano e con le lacrime agli occhi,quando lo vidi sul ciglio della porta. «Jenny William.»Controbatté lui, abbassando il capo in segno di inchino.«Ti dedico Roma.» -Storia iniziata 03 marzo 2016.