Dicembre 2013

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"Avanti", dice Barbara, il mio capo, dopo aver bussato sulla porta del suo ufficio. Sono tornata a lavorare dopo una settimana a casa. Ho preso qualche giorno di malattia per riprendermi un po'. Ma vedendo come cambia l'espressione di Barbara quando entro nel suo ufficio capisco che la mia faccia non deve essere un granché. 

"Olivia accomodati. Stai bene?". È una domanda retorica. Tutto di me dice il contrario. Anche i miei capelli raccolti in una coda disordinata. 

Annuisco, poi prendo coraggio e dico quello per cui sono venuta da lei: "Settimana prossima parte il tour di James Bay in giro per l'Inghilterra. So che cerchi qualcuno che lo segua e che nessuno vuole andare perché non si torna nemmeno per le vacanze di Natale. Ma io sono disponibile, anzi mi farebbe davvero piacere andare". Barbara sgrana gli occhi, è stupita dalle mie parole. 

Non ho il coraggio di dirle che ho bisogno di andare via da Londra. Di andare via lontano da tutto quello che è successo. Di non vedere per qualche giorno la faccia di Jessie che è dispiaciuta per me. Di non andare a Dublino e parlare con Ellie ancora di lui, o raccontare ai miei genitori perché non ho più lacrime da versare. Non ne ho la forza. Ho bisogno di staccare e ricominciare davvero. Lasciandomi tutto alle spalle. Tutto. Anche lui. 

"Ok. Per me va benissimo, Olivia. Sei brava e precisa. So che farai un ottimo lavoro", è la risposta di Barbara.

***

Sono davanti alla porta di casa e sento la voce di Jessie che discute animatamente con qualcuno: "Devi smettere di chiamarmi. Non ti farò parlare con lei, non vuole. E per una volta dovresti essere un po' meno egoista e stronzo del solito e lasciarla andare". Ho già capito con chi sta parlando. Perché ha chiamato Jessie? Ah giusto, io ho bloccato il suo numero dopo centinaia di chiamate non risposte e messaggi non letti. 

"Mi chiedi come sta? Come vuoi che stia? Come una che si è innamorata di uno stronzo. Ecco come sta". Silenzio. In lontananza sento la voce della persona dall'altra parte della cornetta. Non capisco cosa dice ma capisco che sta urlando. 

"Te l'ho già detto. Hai fatto abbastanza per lei. Anzi no. Potevi fare di più. Non la meriti. Olly si merita qualcuno disposto a tutto per lei. Non dirmi che ho ragione se no vengo lì dove cazzo sei e ti spacco la testa. Ciao". Le parole di Jessie mi colpiscono. Non pensavo mi volesse così bene e pensasse quelle cose di me. Se avessi ancora lacrime piangerei. 

Aspetto qualche minuto, poi entro in casa. Non voglio dire a Jessie che ho sentito la telefonata. 

"Jessie ci sei? Ho buone notizie! Barbara mi ha scelta per seguire il tour di James Bay. Lunedì parto!". 

Non è serena lo vedo, ma mi viene incontro e mi abbraccia forte: "Sono contenta per te. Te lo meriti. Anche se mi mancherai". 

"Ma starò via solo due mesi. A fine gennaio sarò di nuovo qui a romperti le scatole!", le rispondo cercando di mostrare tutto il mio entusiasmo.

***

È strano passare le feste lontana dalla mia famiglia. Ma è quello di cui ho bisogno. La vita in tour è caotica e piena di cose da fare senza mai rimandare a domani. La mia mente è sempre impegnata e la sera sono così stanca che non riesco a pensare ad altro. Poi lo staff di James Bay è composto da gente giovane e simpatica. Sono una compagnia piacevole che non sa niente dei miei problemi. Per loro sono solo Olivia, non "Olivia che si è fatta spezzare il cuore da Harry Styles".

***

Il giorno di Natale ho sentito i miei genitori, credo che abbiamo intuito qualcosa e che la mia assenza sia dettata da altro. Ma sono troppo riservati per chiedermelo. Jessie ed Ellie mi hanno chiamata per farmi gli auguri e sapere come stavo. Anche Niall mi ha mandato un messaggio, ma non ho risposto. A malincuore ho preso un po' le distanze da lui, è un mio amico ma mi ricorda troppo Harry. So che non ha colpe, ma devo imparare a proteggere il mio cuore troppo ammaccato. Anche a costo di deludere gli altri.

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