Settembre 2013

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Oggi finalmente vedrò Harry. È tornato ieri a Londra dopo la premiere a New York e un salto a Holmes Chapel per trovare sua mamma e Robin. "Vieni a casa mia" ha detto ieri al telefono. Sono un po' agitata a riguardo e temo nell'assalto di paparazzi. Harry però ha detto che mi farà passare dall'entrata di servizio dove entra la signora che gli fa le pulizie in casa. 

"Cerca di non dare troppo nell'occhio", ha aggiunto. Mi guardo allo specchio e l'unica cosa che risalta e la collana con le pietre verdi. Quella collana a cui sono legati ricordi bellissimi e che per tanto tempo è rimasta chiusa in un cassetto. Prendo il cappellino degli New York Yankees giusto per camuffarmi un po'.

Per arrivare a casa di Harry prendo un taxi, ma mi faccio lasciare qualche via prima. Appena arrivò davanti a casa sua noto qualche fotografo: gli mando un messaggio per fargli sapere che sono arrivata, metto in testa il cappellino e mi dirigo verso l'entrata di servizio. C'è un grosso cancello nero sorvegliato da telecamere. Non ho bisogno nemmeno di citofonare che dopo poco il cancello si apre: devono avermi vista. Appena attraverso il muro di mattoni che circonda la casa, il cancello si chiude alle mie spalle. La porta di casa si apre e appare Harry: indossa una t-shirt bianca, sotto si intravedono i numerosi tatuaggi, è un paio di jeans aderenti neri. Gli corro incontro, come nella più classica scena dei film d'amore: appena sono davanti a lui non poso fare altro che baciarlo. Tutto di me chiede questo: il mio cuore, il mio corpo e anche la mia testa. Lui sembra stupito ma ci impiega poco a capire cosa sta succedendo rispondendo con passione al mio assalto e accogliendomi tra le sue braccia. 

"Olivia Fisher dovrei invitarti più spesso a casa mia se questo è il tuo modo di presentarti", sussurra.

"Sei un cretino".

Mi prende per mano e mi trascina nella sua gigantesca casa. Sembra una di quelle abitazioni che vedi solo sulle riviste e invece esistono davvero! "Posso offrirti qualcosa?", dice aprendo la porta della cucina. 

"Un tè?", rispondo ma sembra più una domanda.

"Nient'altro?". 

"Avrei voglia di brownies, ma non sono riuscita a comprarli prima di venire qui". 

"Nessun problema. Li facciamo noi". Risponde Harry mentre inizia a tirare fuori cose dagli sportelli della cucina. 

Continua a sorridere, ma è un sorriso che nasconde qualcosa. "Perché sorridi?", gli chiedo. 

"Niente, niente", risponde accentuando ancora di più il sorriso. 

"Dai Harry...". Insisto. 

"Ok. Mia mamma mi ha raccontato che una bella ragazza mora ha fatto visita a Rose il giorno dopo il matrimonio...". Merda. Dovevo immaginarlo che la simpatica Rose non avrebbe tenuto la cosa per sé. Sto per dire qualcosa, ma Harry prende prima di me l'iniziativa: "Perché sei andata a Holmes Chapel?". 

Faccio un bel respiro: "Il perché è molto semplice. Mi avevi chiamata mentre eri ubriaco dicendomi che ti mancavo. Volevo sapere se valeva lo stesso da sobrio. E dirti che anche tu mi mancavi". 

Harry si avvicina: "Perché non me lo hai detto?". 

"Mi vergognavo. È stata una pazzia, non sapevo come dirtelo...", dico nascondendomi il viso tra le mani. 

Harry prende le mie mani e le stringe nelle sue: "A me sembra la cosa più dolce che qualcuno abbia mai fatto per me". Poi mi bacia. È tutto così perfetto. Ma questo bacio non fa altro che farmi desiderare di più, così mi avvicino il più possibile a lui per sentire il suo corpo, che mi è mancato così tanto. Harry mi solleva e mi mette a sedere sul bancone della cucina su cui fino a un attimo fa stavamo preparando l'impasto per i brownies. Faccio scivolare la mano sotto la sua maglietta bianca e sfioro i suoi addominali fino a risalire alle catenine che porta al collo. Il suo corpo e così cambiato, così imponente ora. Ma tra le sue braccia che mi avvolgono mi sento nel posto in cui dovrei essere, a casa. 

"Qualcuno ha fatto palestra, eh?", dico staccandomi dalle sue labbra per riprendere fiato. Harry mi guarda con un sopracciglio alzato e un sorriso furbo. Mi solleva dal bancone e mi carica sulle spalle. Scoppio a ridere: "Dai mettimi giù!". 

"Prima devo mostrarti il resto della casa, mica c'è solo la cucina....". 

"Ok ma mettimi giù, ho capito che sei forzuto, ma posso camminare". 

Harry mi lascia andare e allunga una mano verso di me: "Vieni?". 

"E i brownies?" Chiedo come se me ne importasse davvero qualcosa. 

"Penso che possano aspettare...". Metto la mia mano nella sua e lo seguo mentre mi porta al piano di sopra. So cosa sta per succedere. Desidero sentirlo mio ancora una volta, sentirmi un'unica cosa con lui. Sentirmi sua, come non sono stata di nessun altro.

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