Ottobre 2010

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La prima puntata live si avvicina e le prove in studio si fanno sempre più frequenti. Sono stanca anche perché la giornata lavorativa sembra non avere fine: entro alle nove del mattino e non so mai quando esco. Ma il lavoro mi appassiona e Bill sembra avere fiducia in me. Sono sovrappensiero quando rientro negli studi dopo la breve pausa pranzo, sono uscita a fare un giro per respirare un po' di aria fresca. Salgo in ascensore e non mi accorgo che c'è dentro qualcuno: "Ciao Olivia", mi dice una voce profonda. 

Quel saluto mi ridesta e capisco subito di chi si tratta: "Ciao Harry", rispondo con un sorriso. Lui si mette a smanettare sul telefono, mentre io avrei continuato a scambiare qualche parola, almeno per capire che tipo è. Se è davvero così antipatico come sembra. Sposto gli occhiali sulla testa e guardo il display in attesa che appaia il numero quattro, ma a un certo punto un colpo fa sobbalzare l'ascensore che si ferma. 

"Perfetto", dico a bassa voce. 

Harry mi sente e con quel tono saccente dice: "Non sei contenta di poter stare un po' con me?!". Deve aver capito che non mi va a genio, non sono brava a nascondere quello che penso. 

"No figurati", dico con il tono più gentile del mio repertorio, "Soffro un po' di claustrofobia e non mi piace stare negli spazi piccoli e chiusi a lungo", aggiungo abbassando gli occhiali sul naso. 

Senza darmi troppo retta schiaccia il pulsante dell'interfono e avvisa Becca che l'ascensore è bloccata: "Chiamo subito l'assistenza", risponde lei. 

Non so se mi manca già l'aria o è il suo profumo che si disperde nel piccolo ambiente ogni volta che cerca di sistemarsi i capelli, ma inizia a girarmi la testa. Harry se ne accorge: "Stai bene?", dice allungandomi la sua bottiglietta d'acqua. Faccio di sì con la testa, ma non devo sembrargli convincente visto che mi prende il braccio e mi invita a sedermi con lui. Vedo che mi guarda dietro l'orecchio, deve aver intravisto le stelle nere sulla mia pelle. 

"Quanti tatuaggi hai?", mi chiede visibilmente incuriosito. 

"Per ora cinque" gli dico. Mi sposto la treccia per fargli vedere le stelle e alzo le maniche del maglione. Lui passa un dito sul mio braccio per leggere la frase di Bruce Springsteen: il suo tocco mi fa sussultare. Spero non se ne sia accorto e cerco subito di attirare la sua attenzione su altro: "Ma ne ho già altri in mente". Mi guarda con i suoi occhi verdi per chiedermi di proseguire. 

"Mi piacciano le citazioni. Vorrei farmi un verso di "Ring on fire" di Johnny Cash e un passo delle Metamorfosi di Ovidio", mi guarda come se parlassi una lingua sconosciuta. 

"Metam... che?". Vorrei spiegargli di cosa sto parlando, ma in quel momento l'ascensore riparte e dopo poco si aprono le porte. 

Lui esce per primo: "Ciao Olivia". Io resto ancora qualche secondo in ascensore per riempire i polmoni del suo profumo.

***

Quando iniziano le puntate live sono più agli studio che a casa. Almeno ho legato con altri colleghi. Jessie è la mia preferita: abita abbastanza vicino a Rob e Cecily così ogni tanto condividiamo il taxi per tornare a casa. Ci sono anche Dave, che parla sempre del suo ragazzo, e John: anche loro sono "assistenti di categoria" (come ci siamo ribattezzati) e passiamo quasi tutte le brevi pause pranzo insieme.

La gara del talent procede senza sosta e ho già perso qualcuno dei miei gruppi, ma loro no: gli One Direction ci sono ancora e passo sempre molto tempo con loro. Dopo l'incontro ravvicinato in ascensore Harry non si è più avvicinato a me, anche se Jessie mi tiene informata sugli sviluppi della sua storia d'amore. Niall non perde occasione di parlare con me: si vede che l'Irlanda gli manca molto. Zayn, Liam e Louis sono gentili e cordiali, ma si concentrano molto e non cercano distrazioni. Nel giro di poche puntate restano l'unico gruppo in gara e io mi dedico esclusivamente a loro. Ma non è così facile: sembrano la rivelazione di questa edizione del talent. Sui social e non solo tutti parlano di loro: Bill mi chiede report dettagliati quasi ogni giorno. La sera quando torno a casa non sempre ho la forza di svestirmi e infilarmi il pigiama: un paio di volte non sono nemmeno riuscita a togliermi le scarpe. 

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