Giugno 2015

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Maggio è volato. Io e Harry siamo riusciti a trascorrere qualche giorno insieme dopo che si è presentato all'ospedale di Dublino. Mio padre e mia madre mi hanno obbligato ad andare a Londra con lui. E devo dire che gliene sono grata perché ne avevo davvero bisogno: avevo bisogno di fare un po' di scorta dei suoi baci, dei suoi abbracci, del suo profumo per poter affrontare i prossimi mesi.

Mio padre è stato dimesso ed è tornato a casa dove mia mamma lo cura come un'infermiera provetta. E così con l'inizio di giugno sono tornata al lavoro. 

Questa sera sono stata a un evento organizzato dall'agenzia di eventi che lavora con il nostro ufficio stampa. La serata è stata piacevole - tra musica e cocktail - finché come spesso succede quando si parla del più del meno tra colleghi mi è stato chiesto se sono fidanzata. Al lavoro sanno che frequento qualcuno, ma non posso certo dire di essere la ragazza di Harry Styles: mi prenderebbero per pazza o non mi lascerebbero più vivere. Come al solito ho sviato dicendo che frequento un ragazzo tra alti e bassi perché lui è spesso all'estero per motivi di lavoro. Una mezza verità o una mezza bugia, a seconda di come si vuole vederla. Eppure morivo dalla voglia di parlare di noi a qualcuno che non fosse Ellie o Jessie. 

Tornando a casa ho continuato a pensarci. Sono rimasta per un'ora a guardare il soffitto, poi ho preso il telefono e ho digitato il suo numero, ha risposto la segreteria telefonica a cui ho svelato i miei pensieri: "Questa sera alla festa mi hanno chiesto di te. O meglio, mi hanno chiesto del mio ragazzo. Ho raccontato la solita versione del fidanzato che lavora all'estero, poi però mi sono ritrovata a voler parlare a tutti di te, di noi. Volevo raccontargli della prima volta che abbiamo parlato in ascensore, del nostro primo bacio fuori da un pub solo per dimostrarmi che i ragazzi inglesi baciano meglio degli irlandesi, del nostro primo litigio e della nostra prima rottura. Avrei voluto descrivergli i tuoi occhi, di un verde che non riesco a ritrovare da nessuna parte nel mondo, dei tuoi occhi di cui mi innamoro ogni volta che li guardo, dei tuoi occhi che sanno leggermi dentro. Avrei anche voluto parlargli delle fossette che spuntano sul tuo viso quando ridi di gusto o sei felice, e mi sarei vantata che quando sei con me sono quasi sempre presenti sul tuo volto, perché - in qualche modo che ancora non mi è chiaro - io ti rendo felice. Mi sarei dilungata a parlare dei tuoi innumerevoli tatuaggi, che hai iniziato a farti dopo avermi conosciuta, di quali amo di più - come le rondini che si stagliano sul tuo petto - e quelli che invece mi ricordano momenti difficili della nostra storia. Avrei voluto dirgli che sei un vero stronzo e che con te ogni litigio è un incontro di boxe. Ma gli avrei rivelato anche gli infiniti modi con cui mi chiedi scusa e sai farmi tornare il sorriso. Avrei voluto dirgli di come sai rendere musica il nostro amore. Avrei voluto dirgli che tu, proprio tu Harry Styles, sei mio. E che io sono tua. Avrei anche voluto dirgli che ti amo, ma questo tu lo sai e questo mi rende felice".

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