Capitolo XLIX - Differenza

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<< Aspetta Sofia! Non muoverti!>> disse uscendo dalla macchina e facendo il giro intorno ad essa.
La portiera si aprì lentamente ed una gentile mano le porse un aiuto inaspettato. Nessuno lo aveva mai fatto per lei. Forse una volta il padre con fare scherzoso. Ma quei piccoli gesti bastavano a solcare un profondo varco, una differenza talmente netta da non lasciare spazio a dubbi. Ed il cuore aveva già scelto.
<< Ha fatto un buon viaggio, signorina?>> chiese Leo.
<< Il migliore di sempre! >> rispose Sofia distogliendo lo sguardo per timore di tradire i suoi pensieri.
Tutto cosi naturale, cosi spontaneo...
Il parcheggio era ampio ed ospitava una distesa infinita di macchine che venivano ordinatamente disposte aiutando i conducenti grazie ad educati parcheggiatori dell'organizzazione.
Poco più distante, l'ingresso dell'ampia struttura a tenda era stato decorato con un lungo tappeto rosso che si srotolava per metri davanti ai due addetti ai biglietti. Ai margini di esso, a terra, due file ordinate di candele illuminavano il percorso ed accoglievano gli spettatori che, con ordine, entravano.
All'interno grandi drappi dai toni cerulei calavano dal soffitto che, mossi dalle pale dei condizionatori, davano vita ad intrecci e movimenti che rendevano le pareti vive ed astratte.
Una piccola orchestra aveva occupato l'angolo più vicino a loro e già i primi violinisti cominciavano a prendere posto sistemando gli appunti.
Leonardo la accompagnò ai loro posti, a metà altezza della tribuna, pochi minuti prima che lo spettacolo iniziasse.
Gli spalti si ammutolirono quando il direttore di orchestra prese posto di fronte ai suoi spartiti ed i riflettori, lentamente, spostarono la loro luce sulla pista, lasciando il pubblico in un intima semi-oscurità.
Sofia era eccitata come non mai. Merito della novità che Leonardo le stava regalando, dei sorrisi complici che le rivolgeva e, in parte, anche per il freddo che iniziava lentamente a passare attraverso la sua leggera giacca in pelle.
Un gesto del direttore e la musica cominciò a fluire. Era un'affascinante commistione tra movimenti dei musicisti e suono che si spandeva a rendere quella gentile musica liquida, materiale, un cambio di stato, da etereo a tangibile.
Dalla sinistra, attravero una stretta apertura, fece il suo ingresso una giovane pattinatrice. Con indosso un vestito ricoperto di strass veniva illuminata da un fascio di luce che, nell'oscurità generale, la faceva risaltare come un diamante. Arrivata al centro della pista attese il suo compagno esibendosi in vorticose piroette. Poco dopo egli la raggiunse ed insieme danzarono su note che ornavano alla perfezione i loro movimenti.
Dall'alto un proiettore gettò sul ghiaccio l'immagine di una superficie liquida dando l'illusione che lasciassero effettivamente la loro scia sull'acqua, permeandoli appieno in quel magnifico ambiente onirico.
Era uno spettacolo così romantico. E lui era lì con lei.
Di tanto in tanto attirava la sua attenzione per mostrarle nuovi personaggi entrare sulla pista.
Poi si fermò ad osservarla.
<< Ma tu hai freddo! >>
<< No Leo! Sto bene! Davvero!>>
<< Non ci casco!>> disse togliendosi la giacca e coprendole gentilmente le spalle rimanendo con addosso la sola camicia.
<< Ma no! Sentirai freddo!>>
<< In realtà avevo comunque intenzione di togliermela!>>
Sapeva che stava mentendo. Ci saranno stati dieci gradi, forse meno.
Intanto sulla pista un lungo cordone di pattinatori si esibiva incrociandosi e dividendosi, allontanandosi ed avvicinandosi.
Con un braccio attorno alle spalle di Sofia, Leo la strinse a sé come se il timore di perderla avesse fatto breccia nella sua mente ed il suo cuore le desse ragione.
Le ore trascorsero, affascinati da quei movimenti e da quei disegni che tanta emozione donavano ai loro occhi.
<< Leo... posso farti una domanda? >> chiese quasi al termine dello spettacolo.
<< Tutto quello che vuoi!>>
<< Perché hai rinunciato al mio tutorato? >>
Rimase in silenzio. Fece per dire qualcosa. Ma ci ripensò. Lo sguardo sempre rivolto ad un punto indefinito della pista.
Infine si convinse.
<< Perché altrimenti non avrei potuto fare questo... >>
I fuochi d'artificio esplosero illuminando il finale di spettacolo e riflettendosi nei suoi occhi, sempre più vicini a quelli di Sofia che, ipnotizzata, perdeva coscienza di sé e si lasciava trasportare dai suoi sentimenti come in balia di un'onda.
Gli applausi del pubblico, sovrastati dal battito accelerato del suo cuore, lentamente si spensero come una candela in balia del vento.
La strinse ancora più forte a sé. I respiri condensati dal freddo si fondevano insieme per poi dissolversi. La distanza si assottigliò. Mai cosi vicini. Le sue labbra umide. Qualche centimetro. Quella la distanza che il loro amore doveva necessariamente colmare. Quella la distanza che entrambi desideravano svanisse.
Leo...
<< Sofia... >>

© G.

Angolo dell'autore:
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(Non) il solito amore | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora