Capitolo LX - Temporale

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Il deserto bar nel quale si erano dati appuntamento era un comunissimo, e a tratti squallido, bar nella periferia ovest di Firenze. Si trovava nel punto diametralmente apposto all'università e ciò poteva significare solo una cosa: totale anonimato.
Leo le aveva detto di attenderlo lì. Erano passate già due ore dal orario pattuito.
Il cielo si era nuovamente coperto, fenomeno frequente durante le ultime giornate primaverili.
Il duro legno della sedia su cui sedeva le aveva fatto perdere sensibilità alle natiche che ora sperimentavano un fastidioso formicolio.
Aveva ordinato una limonata. Il rude barista l'aveva prelevata dal frigo e posata sul tavolo senza alcuna grazia.
Perché non è qui?
Tardare non era certo nell'indole di Leo ma l'orologio digitale al suo polso la smentiva.
La pioggia, fuori e dentro.
Fissava il bicchiere. La limonata, che fino a poco tempo prima condensava l'aria sul bicchiere arricchendosi di una fresca opacità, ora la lasciava gocciolare sul tavolo depositando l'impronta circolare del bicchiere.
Due ore e un quarto per finire una bibita da trecentotrenta millilitri. Probabilmente un record mondiale.
La ventola del frigo alle sue spalle non la smetteva di cigolare. Era stata la sua colonna sonora nel recentissimo passato.
<< Signorina! Che dice? La finiamo quella limonata? >> esortò il barista.
<< Mi pare di averla pagata questo schifo di bibita annacquata! E poi non mi pare ci sia una folla in attesa di questo tavolo! Ora capisco il motivo! >>
Il proprietario bofonchiò qualcosa sparendo nel retrobottega.
Il crescente crepitio della pioggia attirò il suo sguardo verso l'esterno. Sul marciapiede opposto una figura rimaneva immobile, incurante del diluvio.
Era lontano. Forse un centinaio di metri.
Non ebbe bisogno della vista per riconoscerlo.
Lasciò una moneta sul tavolo e si protesse la testa con la giaccia.
Poco importava del volume d'acqua che la colpiva infiltrandosi nelle sue leggere scarpe di tela.
La figura le venne incontro fermandosi al centro della strada.
<< Voglio solo tu sappia che ti amo. Voglio solo tu conosca la sincerità del mio sentimento che travalica le mie parole. Voglio solo tu rimanga la dolce, autentica e romanticamente folle donna che si è innamorata di uno scemo come me. Voglio tu viva nella certezza che qualunque ostacolo la vita ti porrà di fronte, ci sarà sempre qualcuno che ti attenderà al traguardo e non smetterà mai di sperare. Sperare che, un giorno, la follia che ci ha fatto incontrare sia la stessa che ci farà vivere il nostro amore e che ogni ostacolo che supereremo ci porterà più vicino a "noi".
Forse diranno che non era il momento. Ti diranno che eravamo troppo diversi. Loro non ci conoscono, eppure hanno ragione. Ma il tempo spiana qualunque ostacolo e, io ti giuro, il mio cuore non smetterà un secondo di attendere il tuo. Perché egli batte solo se sei cosi vicina da poterlo sentire. Perché è il tuo sangue che mi scorre nelle vene se mi tieni la mano e perché l'aria che respiri è vita nei miei polmoni.
Per questo, e per milioni di altri motivi, io sono tuo e lo sarò per sempre. >>
<<Leo... perché mi stai dicendo tutto questo?>>
<< Sofia... il nostro futuro è insieme ma temo il nostro presente non lo sia. >>

© G.

Angolo dell'autore:
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