Capitolo LXXVIII - Novità

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Era strano.
In quell'afoso primo pomeriggio di luglio la vita si muoveva a rallentatore. Concedeva, per la prima volta, il tempo a Sofia di apprezzare dettagli di quei momenti che, probabilmente, in diverse circostanze non avrebbe potuto notare.
Una goccia accarezzò il bicchiere di cola, posandosi dolcemente sulla stoffa della tovaglia e spandendosi su di essa al loro contatto. Una signora, dall'apparenza decisamente straniera, si era tolta il cappello dalla testa ed usava le larghe falde di esso per muovere l'aria e concedersi scampo dalla canicola.
Anche l'orologio di Palazzo della Signoria le appariva come una lenta e noiosa clessidra poiché provvista della sola singola lancetta delle ore.
Il cameriere del bar lo fissò sperando, invano, che le tre linee indicate fossero solo un beffardo miraggio.
Un bimbo, incurante della violenza del sole, rincorreva felice un piccione attorno alla madre che, di spalle, lo perdeva di vista.
E poi c'era Sofia, in attesa a causa della sua pragmatica pianificazione.
La famosa ultima possibilità...
Già. Proprio quella.
Molte volte si concede mentendo a sé stessi, mentendo alla propria dignità, sapendo perfettamente in anticipo non sarà nè l'ultima né una possibilità ma una certezza.
Sofia l'aveva concessa? Sì.
Era certa della propria scelta? Assolutamente no.
Ma comunque le sembrava una doverosa, giusta ed educata chiusura della storia. Le convinzioni sarebbero rimaste, i dubbi con esse. Qualsiasi frase o prova avesse portato al banco degli imputati la sua certezza si sarebbe comunque chiamata Alex.
Ne aveva discusso anche con lui, tralasciando però la richiesta di Leo. Le bugie l'avevano condotta a sedere su quei tavolini sotto il campanile di palazzo vecchio con la mente occupata dai pensieri ed il cuore dai sentimenti. A metà strada, tra essi, la sua voce avrebbe dovuto esprimere una chiara ed inequivocabile decisione. Fuori o dentro.
<< E' tanto che aspetti? >> chiese Leo arrivandole alle spalle e facendola trasalire.
<< No, no! Colpa mia che sono arrivata in anticipo.>>
Scostando la sedia di acciaio, Leo si sedette di fronte a lei. Si era tolto completamente ogni accenno di barba ringiovanendo di almeno sei anni. Le sembrò per un attimo che fosse un suo coetaneo a baciarle la guancia.
<< Non credere che... >>
<< Lo so Sofy! Allora... innanzitutto grazie di avermi chiamato. >>
<< L'ho fatto per me, non per te! >>
<< Anche per questo volevo incontrarti. Da dove vuoi che inizi? >>
<< Dalla rissa! >> tagliò corto per arrivare prima al punto.
<< Va bene! Iniziamo subito! Per farla breve, quella sera uscii più tardi dal mio ufficio poiché il professore mi aveva obbligato a correggere un cinquantina di compiti del secondo anno. Quando finalmente il lavoro finì erano oramai passate le dieci di sera. Appena superata la soglia dell'università vidi Alex appoggiato al muro. Credo, ripensandoci, fosse lì fuori ad aspettare me. Io, scioccamente, feci il suo gioco e ne approfittai per chiedere se avesse sospetti sull'identità del blogger...>>
<< Tu pensavi fosse lui! >>
<< Sì! Lo ammetto e sinceramente penso ancora sia stato qualcuno che ti conosceva o con cui avevi dei conti in sospeso. La persona che rispondeva ad entrambi i sospetti era Alex.
Gli chiesi se sapesse qualcosa e lui mi rispose: "Ti hanno fatto un bello scherzo, vero?" con aria di sfida. Al quel punto, ammetto anche questo, non ci ho visto più. Tutto iniziò con una mia spinta, è vero, ma fu solo per intimorirlo. Lui cercò di colpirmi con un pugno ma lo evitai ed, incosciamente, risposi. Non volle rimanere a terra. Gli urlai di smettere ma si alzò ed, ho un livido ancora che lo prova, mi diede un calcio sulla gamba. Mi dispiace Sofy ho cercato di calmarlo ma, più io provavo, più lui tentava di colpirmi.
Lo so cosa pensi: non dovevo comportarmi in questo modo, soprattutto considerando il mio ruolo. Hai ragione su tutto. Ho sbagliato a lottare per te ma l'amore fa fare follie, l'ultima delle quali è stata mentirti e giurare di non averlo incontrato quella sera. Mettiti nei miei panni, ti prego.
Ha cercato, ed infine ci é riuscito, di mettere in crisi il nostro amore e, per ultima, la mia vita lavorativa. Io non volevo altro che spiegazioni o negazioni di colpevolezza. Invece ho ottenuto una frase sibillina ed un atteggiamento beffardo. Questa è la verità! >>
<< Lui però mi riferì che non riconobbe chi lo aggredì...>>
<< Per il semplice motivo che sapeva avrei negato pur di non perderti! Ero perfettamente conscio di star commettendo un errore e lui se n'è accorto.>>
Sofia distolse lo sguardo dal profondo verde degli occhi di Leo. Temeva potesse influenzare la sua lucidità ed infine convincerla. Certo il discorso filava, inoltre avvalorava la sua posizione non esonerandosi completamente dalle sue responsabilità.
Il bimbo che prima correva inseguendo il piccione ora lo cercava tra i tavoli del bar avvicinandosi a Sofia.
<< Mettiamo anche che ti creda su questa vicenda! Come spieghi Lara ed il borsone con il quale vi ho visti entrare in casa tua? >>
<< Ecco Sofy! Questa è una faccenda più complessa da spiegare!>>
Rumore di passi svelti sul selciato. Piccoli passi.
<< Attendo una spiegazione!>>
<< Papà! >> urlò il bimbo alle sue spalle.
Con uno slancio la superò e saltò tra le braccia di Leo.
Gli occhi sgranati di Sofia pregavano per un errore. Ma l'abbraccio di quel bambino era, fuor di dubbio, sincero.
<< Sofy... lui è Lorenzo! >>.

© G.

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(Non) il solito amore | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora