Capitolo XIX - Errore

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Il fatidico giorno arrivò.
Harry era stato alquanto drastico. Prima di chiudere la comunicazione le aveva esclamato: "Fai come vuoi, ma secondo me è uno stronzo!".
Elena a sua volta le aveva sconsigliato di sognare un futuro con Alex.
Che fossero tutti invidiosi?
O forse sono io che non riesco a vedere?
Certo, l'amico di Alex, Marco, le aveva intimato di evitare di ferirlo, come se fosse un cucciolo indifeso da proteggere.
Dov'era la verità?
Probabilmente nel mezzo
E quel "mezzo" a Sofia bastava ed avanzava per rischiare un appuntamento.
La sera prima si era assicurata che le batterie della sveglia fossero cariche per evitare inconvenienti.
A tre ore dall'appuntamento i vestiti scartati erano nuovamente sul letto di Elena e Sofia, con aria dubbiosa, di fronte all'armadio mezzo vuoto.
<< Ma questa sarà la routine di tutti i vostri appuntamenti? Spero di no! E poi perché in camera mia? Almeno digli di incontrarvi nel pomeriggio cosi dormo di più... sono le otto ora!>> si lamentò Elena crollando sul suo letto tra una gomma leopardata ed un vestito striminzito.
Sofia non rispose.
I minuti passarono silenziosi ed Elena si addormentò nuovamente.
<< Elena! Ho trovato!>>
<< Si? Cosa? Sono sveglia! Sono... >> disse prima di prendere sonno nuovamente.
Decise per una camicetta di lino chiara, che era perfetta per la primavera fiorentina, un pantalone nero aderente, nel caso fossero andati in moto, ed un paio di ballerine che riprendevano il colore beige tiepido della blusa.
Nell'ordine: chic, elegante e sportivo!
<< Elena che ne dici?>> chiese una volta uscita dal bagno.
<< Perfetta... non avrei saputo scegliere meglio... >> bofonchiò voltandosi sul fianco opposto.
Era pronta. Non restava che attendere pazientemente due ore.
Come un leone in gabbia, Sofia rimbalzò da un estremo all'altro della stanza per circa un ora e mezza.
<< Sofia guarda che quel tappeto non è mica nostro! Se lo consumi lo pagherai di tasca tua! >> avvertì Elena che si era svegliata e si preparava un caffè.
La fai facile tu...
Un'altra mezz'ora passò. Sofia in preda allo stress aveva iniziato a torturare una ciocca di capelli rigirandola infinite volte attorno all'indice.
<< Ora? >> chiese ad Elena.
<< Undici in punto!>> rispose timorosa della reazione.
Sofia si avvicinò alla finestra che dava sulla strada. Il cielo era terso, gli uccellini fischiettavano ed Alex era lì.
<< È qui! >>
<< Ti sorprende? >> chiese annoiata << Il dubbio era se tu ci fossi stata, non che lui venisse! >>
<< Che devo fare? >>
<< Andare? >> rispose ironica Elena.
<< Si... anzi no! >>
<< Come "no"? Fammi capire... mi hai svegliato presto, mi sono sorbita le tue prove alle otto del mattino e non vai? >> chiese enumerando con le dita i torti subiti.
<< Non hai capito... voglio farlo aspettare! Gli voglio far prendere un bello spavento! >>
<< Sicura? Io per uno così scenderei nuda! >>
<< Non avevo dubbi Elena!>> ribatè sorridente.
Attese finché l'orologio della cucina non segnò le undici e cinque. Lui era sempre lì, appoggiato alla moto su marciapiede.
Ok! Scendo!
Le ultime raccomandazioni di Elena la accompagnarono alla porta.
Le gambe le tremavano scendendo l'unica rampa di scale che la separava dalla strada.
Sofia aprì il portone.
<< Alex! Eccom... >>
Un passante la guardò sorpreso, come si guarda un pazzo che parla da solo.
Alex non c'era più.
Era andato via. Sentì il rombo della moto in lontananza e lo vide sparire dietro l'angolo.
No! no! Non ci credo...
<< Non ci credo! Non è vero! Non è vero!>> esclamò con tono sempre crescente.
Le prime lacrime si agglomeravano agli estremi degli occhi.
Aveva una possibilità e per la sua infantile voglia di fare la donna l'aveva persa per sempre.
<<Cazzo! Cazzo! Perché? >> urlava prendendo a calci il palo di un segnale stradale.
Una lacrima le rigò il trucco.
Mi aveva detto Elena di scendere subito! Che stupida!
Pensò di inseguirlo. Pensò di chiamare Marco, il suo amico, e chiedere dove abitasse, ammesso che Elena gli avesse chiesto il numero tra un coito e l'altro. Come poteva affrontarlo all'università ora? L'unica volta in cui tutto era perfetto. In cui lui era perfetto.
Una lacrima cadde sul plumbeo marciapiede disegnando un cerchio sfrangiato.
<< Oh piccola! >> la esortò Alex appoggiato sorridente allo stipite dell'entrata.
<< A... Alex? >>
<< Vedi mia cara... se non fossi stata tu, io sarei ancora in moto verso casa!>>
<< Da quanto tempo stai... >> chiese singhiozzando in un misto di pianto e riso.
<< A sufficienza da capire che ti mancavo! >> rispose Alex asciugandole una lacrima con il dorso dell'indice.

(Non) il solito amore | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora