Capitolo LIX - Blog

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<< "Sofia ed il professore"! >>
<< Che casino! >> esclamò Leo sprofondando sulla poltrona girevole.
<< Ma come è stato possibile? Di chi è questo blog? >> chiese al destino Sofia fissando lo schermo ad occhi sgranati.
<< Non ne ho la più pallida idea sta di fatto che... leggi: " La nostra piccola puttanella, dopo aver strappato il cuore ad Alex urlando il nome di un altro a letto, ora si consola con il professore, di sette anni più grande di lei e dal dubbio senso dell'etica del lavoro. Qui li vedete mangiare in un ristorante di alta classe nel quale si sono dati il loro primo appuntamento. Che dite? Sofia passerà il prossimo esame? Io dico di si!" >>
La didascalia si trovava poco al di sotto di una foto probabilmente scattata da una delle terrazze, affollate di turisti, di Ponte Vecchio e non lasciava scanso ad equivoci. Li ritraeva intenti mangiare, tre settimane prima, al ristorante "La cuillère d'or" mano nella mano.
<< Aspetta! >> continuò Leo << Non è finita: "Ecco una seconda foto che ritrae la nostra piccola arrivista sgattaiolare nella notte all'interno del portone dove si trova l'appartamento del professor Leonardo. Cosa andrà a studiare? Io un'idea ce l'ho!">>
E' finita!
Quello era il momento perfetto per lasciarsi andare alla disperazione e le lacrime seguirono quell'istinto.
Leo la strinse a sè trascinandola sulla poltrona.
<< Non preoccuparti Sofy! >> disse mentre il pianto della sua amata si faceva sincopato e gli bagnava la camicia.
<< C... chi può essere stato? >> si chiese Sofia.
<< Io penso di saperlo!>>
<< Chi? >>
<< Te l'ho detto: non preoccuparti! >>
<< Ti prego Leo... non metterti nei guai per me! >>
<< Non preoccuparti! >>
<< Smettila di dire "non preoccuparti"! Come faccio a non preoccuparmi? >> urlò lei.
<< Sistemerò tutto! Forse mi sbaglio, ma credo dovremo prenderci un po' di tempo per noi. >>
<< Insieme? >>
<< Non penso ce lo permetteranno! >>
<< Chi? >>
Il telefono sulla scrivania cominciò a suonare un trillo cupo.
<< Loro! >> rispose Leo fissando l'apparecchio.
Sofia si asciugò le lacrime con il dorso della manica. Chi erano loro? E cosa intendeva Leo? Dovevano lasciarsi? O solo una pausa?
Leo alzò la cornetta.
<< Pronto... buonasera signore... si... si ho visto... si... ho capito... domani... ore quindici... ovvio, non tarderò... grazie signore... buongiorno. >>
Lentamente ripose la cornetta con cura nel suo alloggiamento.
<< Leo! Chi era? >>
Sprofondò nuovamente nella poltrona facendo scricchiolare la similpelle sotto il suo peso.
<< Era il rettore. Hanno visto il blog. Tutti hanno visto questo fottuto blog! Domani devo comparire davanti al consiglio disciplinare dell'università. >>
Le mani tra i capelli madidi di sudore adrenalinico.
<< Leo...>>
<< Sofia ti prego...>>
<< Vuoi che vada via? >>
<< No! Voglio averti vicina! >>

Le lacrime erano terminate.
Il pomeriggio seguente, con gli occhi gonfi e stanchi, Sofia osservava nuove pesanti nubi ricoprire il cielo fiorentino con una tenue luce biancastra filtrare tra esse, sbiadendo qualsiasi ombra materiale eccetto quelle della sua vita.
La sera e la notte le aveva trascorse a piangere ed analizzare, con il poco utile supporto di Elena che si limitò ad un timido sostegno morale, chi poteva essere la mente dietro la gogna.
La risposta che la logica le ripeteva era solo una. Ma senza l'assoluta certezza, e prove che la sostenessero, non avrebbe mai potuto denunciare nessuno. Ed, in fondo, questo era l'ultimo problema.
Leo, durante quei minuti, si stava giocando la sua carriera, il suo futuro ed anche ciò che era riuscito a creare da solo in passato.
Essere licenziati in quel modo da un ateneo significava perdere credibilità agli occhi della comunità accademica tutta. La sua fama avrebbe subito un duro colpo dal quale riprendersi sarebbe stato arduo, se non impossibile. Senza contare la non indifferente mancanza di ritorno economico.
Sofia aveva subito una gogna mediatica senza precedenti, vero, eppure non riusciva a pensare a nulla se non al futuro di Leo ed al suo ruolo nel distruggerlo.
Ore sedici. La pioggia iniziò ad intensificarsi.
Brutto segno...
Il cellulare vibrò. Un messaggio di Leo.
Solo una frase: "Dobbiamo parlare."
Bruttissimo segno...

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

(Non) il solito amore | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora