Capitolo XLV - Resa

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Per la prima volta Sofia ebbe paura.
Il suo sguardo la schiacciava sotto il peso di quella vergogna, che diveniva via via maggiore quanto più quegli occhi indugiavano su di lei.
<< Grazie Sofia! Non avevo bisogno d'altro!>>
Riprese la giacca posata sullo schienale del divano e guadagnò l'uscita.
<< Ti prego aspetta!>>
<< Dammi un buon motivo per restare!>> esortò fermandosi di spalle in prossimità della porta.
Perchè ti amo! Diglielo Sofia!
Le strette corde che la paura di perderlo creava le impedivano qualsiasi movimento, qualsiasi scelta, anche quelle che andavano nella direzione voluta.
Silenzio.
<< Appunto!>> chiosò Alex sbattendo la porta per la seconda volta in ventiquattro ore.
Sofia crollò a terra, abbracciandosi le gambe sperando di scomparire.
Perché era lì? Chi lo aveva fatto entrare? E perché a lei?
Tutto avviene per una ragione.
Quello era un mantra che si ripeteva spesso. Ma per quanto si sforzasse, nulla riusciva sollevare il suo ego ferito. Non riusciva a trovare una motivazione minimamente valida a tutta quella serie di circostanze improbabili, studiate a tavolino per la sua infelicità.
<< Elena!>> chiamò.
Ancora silenzio.
Doveva essere uscita. O scappata.
Si accasciò sulle fredde mattonelle effetto parquet che aveva amato fin da primo momento.
Si accorse, a sue spese, quanto fossero più fredde rispetto al vivo legno.
La porta d'ingresso si aprì di nuovo.
Alex...
<< Sofia!>> urlò Elena spaventata nel vederla riversa a terra. << Stai bene? Cosa é successo?>>
<< Alex...>>
<< Cosa ti ha fatto! Ti ha ferita? Chiamo subito la polizia!>>
<< No Elena! Non mi ha toccata! Mi ha lasciata!>>
<< Tu sei pazza! Mi hai fatto venire un infarto! Dai scema, alzati!>> disse cercando di tirarla su di peso.
Ma Sofia si faceva pesante per sprofondare ancora più in fondo alla sua colpa.
<< Lo hai fatto entrare tu?>> chiese accasciandosi nuovamente.
<< Certo! Chi vuoi sia stato? Stavo uscendo per comprare il latte e l'ho incontrato sul pianerottolo. Allora l'ho invitato ad entrare e ad aspettarti al caldo.>>
<< Ok.. >>
<< Sofy... ti ho già spiegato che Alex non è il tipo per te! Perché non mi vuoi dare retta?>> la supplicò sedendosi a terra.
<< Perché lo amo! >>
Sentendo quelle parole Elena non poté far altro che abbracciare la sua amica e commuoversi.
<< Sofia! Se solo sapessi...>>
<< Cosa?>>
<< Tutto! Cosa significa innamorarsi davvero, cosa vuol dire soffrire per amore. Sofy, lui non merita il dolore che provi, figuriamoci l'amore che gli riservi. Non importa cosa sia successo. Le cose accadono sempre per una ragione. Hai bisogno di un uomo, non di un bambino mai cresciuto. Vorrei dirti di più... ma è tutto ciò che so. Tu dirai: "Cosa ne vuoi capire tu?". Non sono nata "mangia-uomini". Dentro di me porto ferite del passato che solo il tempo può rimarginare ma la cui cicatrice sarà sempre, per me, visibile.
Fai tesoro di ciò che hai imparato, dimentica ciò che ti ha lacerato. >>
<< Elena... >>
<< Sofia... >>
Erano vicine. Distese sul pavimento. La distanza di un respiro. Gli occhi si persero in quel rassicurante turchese. Si abbandonò alle circostanze. Fu un attimo.
Le loro bocche si sfiorarono. Le loro labbra si accarezzarono . Le loro lingue si abbracciarono. Era gentile e delicato. Era diverso ma tutte le differenze si annullavano. Era nuovo ed allo stesso tempo familiare.
Rassegnata al suo destino, si arrese a quella potente sensualità.

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

(Non) il solito amore | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora