Capitolo XXXVII - Abbandono

1K 110 22
                                    

<<Leonardo? E chi cazzo è Leonardo?>> urlò Alex gettando via il preservativo.
<< Alex... aspetta! Fammi spiegare! >>
<< Cosa vuoi spiegare? Che pensi ad un altro mentre facciamo l'amore?>>
"Facciamo l'amore"...
<< Ma no! Penso solo a te! È solo... >>
<< "Solo" cosa? Che non ti basta più un solo ragazzo? Da verginella a stronza di prima grandezza! >>
<< Ma no... >>
<< Sai di chi è la colpa? Della tua amica Elena! È lei che ti insegna a trattare così le persone!>>
<< Ti prego abbassa la voce!>> supplicò sperando che i suoi occhi umidi lo muovessero a compassione.
<< Sofia! Tutto bene? >> chiese la compagna di casa bussando alla porta.
Alex nel frattempo si era rivestito. I vestiti sparsi un po' ovunque erano tornati addosso al suo proprietario mentre quelli di Sofia giacevano sul pavimento sostituiti dal misero lenzuolo del letto che stringeva all'altezza del seno.
<< Eccola! Parli del diavolo e spuntano le corna! >>
<< Alex... non volevo! >>
<< La colpa non è tua! È mia! Mia che mi sono lasciato prendere da una relazione e, per una volta nella mia vita, fidato! Pensavo fossi diversa! E lo sei... sei riuscita a ferirmi! >>
Raccolse da terra la giacca di pelle, scostò Elena impietrita sulla soglia e sbatté la porta di casa abbandonando per sempre la vita di Sofia.
Il lunghissimo minuto di silenzio che seguì la tempesta era zeppo degli echi della coscienza. Come dopo un tornado, quando la gente esce dai rifugi per scoprire la distruzione, Elena si affacciò sulla porta.
<< S... Sofia ne vuoi parlare? >>
Ma Sofia era in un altro mondo. Un mondo di "perché" e di "se". Un mondo nel quale anche lei era una sopravvissuta alla devastazione ma ora, guardava gli ultimi resti fumanti della propria vita sgretolarsi sotto gli schiaffi dei sensi di colpa.
Impietrita fissava il punto dove fino a poco prima Alex le parlava. Le lacrime le scendevano dagli occhi, incapaci del minimo battito di ciglia.
Sedendosi ai piedi del letto Elena provò un intimo dolore nel vedere la figura paralizzata dell'amica chinare lentamente il capo ed infine collassare in posizione fetale.
<< Sofia cos'è successo? >>
<< Niente!>> bofonchiò con le coperte tirate sulla testa.
<< Non fare la bambina! Parlami! >>
<< Niente. >>
<< Davvero Sofia? Mi credi stupida come un ragazzo? Uno che puoi liquidare con un "niente" quanto invece si capisce benissimo che ciò che è appena successo è "tutto"? >> chiese sorridente la sua infermiera emotiva.
<< Sono una stronza! >>
<< Non credere a tutto quello che dicono i ragazzi cornificati in pre-orgasmo! >>
<< Che stronza che sei Elena! >>
<< Allora vedi che siamo in due? Mal comune mezzo gaudio! Ora vieni in soggiorno che ci attende una chiacchierata tra stronze di un'ora! >>
<< No! Ora voglio solo morire...>>
<< E poi chi glielo spiega a questo Leonardo? >>
<< Allora hai sentito? >>
<< Davvero difficile non farlo! >> esclamò ridendo e gettandosi indietro.
Elena rimaneva più di un'amica. Era la sorella maggiore che non aveva mai avuto ma tanto desiderato, una persona di cui fidarsi, a cui poter raccontare e sfogarsi.
<< Vieni! Raccontami tutto dall'inizio!>>

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

(Non) il solito amore | Prima StesuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora