Capitolo 2

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Angel mi tira indietro per le braccia gridando il mio nome. Lukas si porta una mano sul punto che ho colpito. "Ma sei fuori?!" Mi urla contro. Raia sta sorridendo e guarda la scena divertito. "Scusatela...ha avuto una brutta giornata..Luckas..non..siamo ancora invitate?" Chiede la mia amica speranzosa. Prima che lui possa rispondere Gennaro (così si chiama di nome quello sfigato di Raia) si intromette:"Luckas, non puoi non portarle alla festa! Ci sarà da divertirsi con questo uragano!" Dice ridendo e indicandomi. E l'istinto di schiaffeggiare anche lui si insinua nelle mie vene, ma mi trattengo.


Luckas sbuffa e annuisce. "Va bene. Ma LEI sta lontana da me." Perfetto. Stare lontano da lui e dal suo amichetto mi sta benissimo.



Li supero e mi rimetto le cuffie nelle orecchie. Clint Eastwood parte a volume altissimo, non abbastanza per coprire i miei pensieri però. Rifletto sulle parole di Raia. Uragano. In effetti io sono cosi...distruggo tutto quello che incontro e non porto mai cose positive. Lascio dietro di me disperazione e caos, ma anche dentro di me.


Ricaccio dentro le lacrime che minacciano di uscire e alzo il volume al massimo che mi permette il mio telefono.



[...]



"Io mi metto questo vestito oro e questi tacchi neri. E tu?" è da tre ore che Angel è a casa mia e ha fatto della mia camera un bunker di guerra. Ci sono vestiti dappertutto e dopo un accurata scelta ha optato per quel orribile vestito. Non l'ho mai messo e credo che mai lo farò. "Mi metto la roba che ho addosso. Non mi frega di fare bella figura. Se vuoi mi cambio i calzetti" commento ironicamente. Lei scuote la testa e controlla l'ora. Lancia un urlo e io sobbalzo. "Che hai da urlare, adesso?" Poi vedo quello che fa. Prende tutte le cose e inizia a cambiarsi, rischiando di strappare la maglietta bianca dalla foga. "Muoviti!!! Tra un quarto d'ora sono le otto e non possiamo arrivare tardi!!"



Alle otto meno cinque siamo a casa di Luckas. Vive nella mia stessa via, quindi ci impieghiamo poco ad arrivare davanti alla villa a tre piani dei suoi. E' una bella casa,se non fosse per le persone che ci abitano all'interno.



Il portone è spalancato e Angel decide di fare la sua entrata spettacolare. Tutti si girano verso di lei e poi iniziano a fischiare e ad applaudire. Ne ho già abbastanza di sta festa.



Mentre la mia amica si gode la popolarità decido di andare sul retro, dove c'è la piscina.


Mi avvicino al bordo e i riflessi dell'acqua mi illuminano. Il giardino sembra deserto, forse sono tutti dentro a bere e a fare cazzate. "CHIARA!!!" la voce di Angel mi risuona nelle orecchie. La vedo comparire sulla porta scorrevole con Luckas attaccato. Non riesce proprio a reggerlo l'alcool quella ragazza..


"Vieni a giocare con noi!!" Scuoto la testa. "Non mi va,scusa Angel.." lei mi affera un polso e mi trascina dentro la casa a forza.



In salotto ci sono un paio di ragazzi seduti per terra in cerchio, con tanti bicchieri di plastica intorno. Raia è tra loro e vicino a lui si accomoda Luckas e ovviamente,manco fosse il suo cane, Angel si attacca a lui.



"Okay. Ora si gioca ad obbligo o verità. E non ci si tira indietro." La voce di Gennaro è roca, probabilmente per tutto l'alcool che ha mandato giù negli ultimi dieci minuti.



Dopo un paio di giri è il mio turno. Svogliatamente indico una ragazza dai capelli rossi e ,dopo che lei ha scelto obbligo, le dico di bere un altro bicchiere di vodka alla ciliegia.


Nulla di speciale, lo hanno fatto in parecchi.



Tocca a Raia. "Obbligo o verità?" mi chiede lui con un sorrisetto da ebete. Il bicchiere che tiene in mano si piega e il contenuto si rovescia per terra. "Obbligo" i suoi occhi azzurri si illuminano di una strana luce. E mi rendo conto della cazzata che ho appena fatto. "ti obbligo...mmm vediamo...alzati la maglietta" sgrano gli occhi,incredula. Alzarmi la maglietta?! scordatevelo! Faccio segno di no con la testa e tutti ridono. "non ci si può tirare indietro!" il ragazzo dai capelli rossi mi sta improvvisamente sulle palle. Luckas inizia a sfottere me e Raia "vuole solo vedere le sue tette per sapere se può portarsela a letto, il nostro Butch! Non si vede mai niente con quelle felpe nere, Chiara. E scommetto quello che vuoi che se ti metti una maglietta sei pure bona!" mi alzo di scatto, dirigendomi verso la porta finestra che si affaccia alla piscina. Non c'è nessuno e non sento nulla, se non il lieve rumore dei grilli.



Finalmente un po' di pace.. Penso tra me e me. Mi siedo sul bordo della piscina e dopo un po' decido di togliermi le All Star nere e i calzetti e immergere i piedi nell'acqua,e scopro con piacere che è calda. Mi stendo e ammiro il cielo notturno con le sue infinite stelle. E' una cosa che mi è sempre piaciuta, guardare le stelle. Ti senti piccola, ma protetta, tra tutte quelle lucine che illuminano il velo nero della notte.



Poi sento un rumore. Sembra un singhiozzo strozzato ma quando mi alzo non vedo nessuno. Smetto di muovere le gambe nell'acqua e attendo che il suono si faccia risentire. Ed eccolo di nuovo. Proviene da dietro il tendone che c'è a lato della piscina. Mi metto in piedi lentamente, per non farmi sentire, e mi avvicino a piedi nudi al suono. L'erba mi solletica i piedi ma non ci faccio caso. Qualcuno sta piangendo lì dietro e non mi sembra che sia una ragazza.


Quando mi affaccio al dietro del tendone vedo una figura alta e esile, con dei ciuffi di capelli castano chiaro da tutte le parti. E' vestito bene, almeno per i miei standard: ha una maglia nera che gli va lunga, dei jeans neri e degli scarponcini dello stesso colore. Vedere quel ragazzo piangere mi intenerisce il cuore. Si tiene entrambi le mani sul viso e continua a sussurrare qualcosa, spezzando le parole con dei singhiozzi.


" Va tutto bene?" sussurro. Lui smette subito di piangere e il cuore inizia a martellarmi nel petto. "Vattene." risponde con un tono glaciale. Ma si sa, io sono testarda. Mi avvicino e gli poso una mano sulla schiena, accarezzandolo. E' molto più alto di me.. "Ti ho detto di lasciarmi in pace." aspetto che si calmi e poi gli chiedo: "cosa c'è che non va? puoi dirmi tutto, non ho molti amici con cui parlare.." la curiosità di vedere con chi sto parlando mi rende nervosa, ma mi trattengo. Vedo che stringe qualcosa in mano e più stringe più sussulta. Molti sospetti si insinuano dentro di me facendomi preoccupare. "posso sapere come ti chiami?" dico piano, come se parlare ad alta voce potesse spaventarlo e farlo fuggire. "se te lo dico, tu te ne vai." questa frase mi lascia spiazzata. "no..non me ne vado, lo giuro". Sto parlando con questo ragazzo misterioso da pochi minuti, ma qualcosa dentro mi si muove ogni volta che lui parla. Scuote la testa e una risata amara sfugge dalle sue labbra. Apre la mano e nell'erba fresca cade qualcosa. Il ragazzo si volta verso di me.



"Raia?" dico incredula. Ma lui si accascia a terra.


The Sound Of RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora