Capitolo 48

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Sento bussare alla porta. "Hey Chiara... Va tutto bene?" è la voce di Amelia. Schiavo la porta e la faccio entrare. "Perché stai piangendo? Cos'è successo?" mi asciugo le lacrime e mi siedo su water chiuso."Io e Genn abbiamo litigato..." Amelia rimane in silenzio. Le spiego tutti i dettagli e lei ascolta attentamente.
"Forse non è arrabbiato, è solo un pò frastornato.. Non sa come comportarsi e si chiude in se stesso, lo ha fatto altre volte. Sai com'è.. Genn è un pò.. Speciale?" annuisco, conosco i suoi sbalzi d'umore e i suoi 'metodi di difesa' contro qualcosa che non gli piace. Qualcuno di sotto stappa un'altra bottiglia e poi si sentono degli esulti. In un luogo di gioia e positività, io e Genn siamo due macchie nere. Siamo assolutamente fuori luogo. "Te lo dico da amica, Genn ti ha amato da quando ti ha visto in seconda media, non può aver smesso così, di punto in bianco. Anzi, credo che sia spaventato perché vede il suo amore che rischia di distruggersi e si chiude in se stesso." mi rigiro il fazzoletto di carta fra le mani. "Anche Genn è un autolesionista.." Amelia annuisce. "Lo sapevo già. Una notte è venuto in camera mia e di Imma, piangendo, e dicendo che aveva bisogno di aiuto. Si era fatto un sacco di tagli nelle braccia.." mi immagino Genn, adolescente, che nel cuore della notte corre in camera delle sorelle, con i polsi sanguinanti.
"Da quanto tempo Genn ha gli incubi?" Amelia sospira. "Da tanto... Troppo tempo, forse."
Guardo il mio telefono, sono le quattro. "È ora di andare.. Se trovi Genn prima di me gli puoi chiedere di tornare a casa?" annuisce e usciamo dal bagno. Molti si stanno salutando e stanno andando via.
Saluto tutti, abbraccio e faccio complimenti, come se non fosse successo nulla, come se il mio cuore non fosse un cumulo di macerie in queto momento.
Alex mi abbraccia e sussurra al mio orecchio: "se hai bisogno di qualcosa, chiamami, che vengo subito da te." annuisco e lo ringrazio. Genn è di nuovo sparito. Mi avvio a casa, da sola. E come se non bastasse comincia anche a piovere.
Arrivo a casa che sono zuppa. Il salotto sembra troppo grande ora che sono sola e non c'è Genn affianco a me. Vado in camera e mi tolgo il vestito, prendendo la maglia di Genn sotto il cusino. Ma sotto il cuscino non c'è nulla. Apro l'armadio, le cose di Genn sono sparite. Sento il mio cuore spezzarsi. Prendo la prima tuta che mi capita a tiro e mi metto a letto, da sola. Le lenzuola sono fredde, e io non posso abbracciare nessuno che mi tenga al caldo. Comincio a piangere in silenzio, stringo il cuscino. Ma stringere Genn non è come stringere un cuscino. Genn mi avrebbe accarezzato i capelli, mi avrebbe sussurrato che andava tutto bene, mi avrebbe stretto più forte quando io sarei scoppiata in lacrime. Il cuscino non può rimpiazzare quei fianchi piccoli ma tanto belli da stringere, non può rimpiazzare il suo petto caldo che si alza e si abbassa piano, cullandomi.
E la federa non è la sua maglietta, è diversa quando la stringo tra le mani. Il vuoto che rimane nel letto, il vuoto che è il suo spazio, non può prenderlo un semplice cuscino. Ormai tutta la federa è  bagnata dalle mie lacrime, e vorrei solo che ci fosse Genn qui accanto a me.

The Sound Of RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora