Capitolo 11

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Il mio telefono vibra nella mia tasca e io lo prendo. È un numero di casa che non conosco. "Pronto?" ormai ho questa mania di rispondere agli sconosciuti. "Chiara, sei tu?" la voce della mamma di Genn mi fa spaventare. "Si, sono io. Perché mi ha chiamata?" Alex mi guarda e io gli mimo con le labbra che è la madre di Gennaro. Prende uno dei tanti sacchetti per farmi tenere meglio il telefono. "Bhe.. Da quando tu e Alè ve ne siete andati Gennaro non fa altro che urlare.. Ne sapete qualcosa?" faccio una smorfia e indico con lo sguardo l'uscita. Alessio annuisce. "Ah.. No, non ne sappiamo nulla, ma se vuole possiamo venire a vedere se sta bene.." la voce della signora mi interrompe. "Non fa entrare nessuno in camera sua. Ne ho visti di scleri da parte sua ma questo li supera tutti. Nemmeno le sue sorelle fa entrare!" guardo Alex che mi apre la portiera. Faccio di no con la testa e lui mi aiuta a salire. "Okay.. Forse possiamo fare qualcosa noi.. Arriviamo fra poco." e chiudo la telefonata. "Alex.." mi posa una mano sulla coscia. "È un disastro. È un fottutissimo disastro."
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Alessio impunta davanti a casa di Genn. Piove a dirotto e i lampi e i tuoni non sembrano voler diminuire. Corro alla porta e busso. Alex mi raggiunge proprio nel momento in cui la mamma di Genn mi apre la porta. Le sorrido e vado alle scale. Mi scontro con una ragazza dai capelli lisci. "Oh.. Scusa.." mi fa un piccolo sorriso. "Ciao Alè e tu sei..?" le porgo la mano. "Chiara.. Amica di Genn fino a qualche ora fa.." Alex tossisce. Alzo gli occhi al cielo. "Io sono Amelia, una delle due sorelle di Genn" Sentiamo un urlo e poi qualcosa che sbatte. Dalle scale scende un altra ragazza, con gli occhiali e i capelli mossi. "Oh, potete provarci quanto volete, si è intestardito e non vuole vedere nessuno.." e poi nota me. "Ciao.. Amica di Genn?" annuisco e gli do la mano. "Chiara.. E oserei dire ex amica, prima abbiamo litigato" la ragazza ride. "Nah se la prende tanto ma poi ritornerà da te strisciando. Ah io sono Immacolata, ma preferisco Imma." sorrido. "Prima preferisco andarci da sola.." guardo Alex. "Va bene.. Ti aspetteremo qui.. Rosa, mia mamma mi ha detto che mi dovevi dare delle cose per lei." Rosa, la mamma di Genn, salta sul posto. "Ahh sisi!! Vieni con me!" e prende Alex per un polso, trascinandolo in cucina. Le sorelle Raia ridono di gusto. Io mi avvio su per le scale, proprio mentre sento qualcuno che mi afferra la felpa. Mi volto e trovo Imma che mi guarda. "Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiedere" annuisco e sorrido. Mi avvio verso la porta della camera di Genn. Do due piccoli colpi e la risposta non tarda ad arrivare. "IMMA PORCO SCHIFO, TI HO DETTO VATTENE!" Accarezzo la porta, come se potessi accarezzare lui. "Genn non sono Imma.." non risponde. "Senti.. Lo so che non volevi dire quelle cose.. E nemmeno io volevo dirle, mi dispiace. Però ascolta.. Non puoi far preoccupare così la tua famiglia, ci stanno male" un sonoro sbuffo. "Genn dai, non fare il bambino. Apri questa porta e vieni giù a chiedere scusa" lo sento che sbatte qualcosa. "IO CHIEDERE SCUSA?! E PERCHÉ?! COSÌ MI INCULATE PURE VOI VISTO CHE SONO IL SOLITO PAPPAMOLLE?!" Sospiro. "Chiedere scusa non è da pappamolle. Se proprio non vuoi scendere con gli altri apri a me.." sento che schiava la porta. È stato facile convincerlo. Apro la porta e noto che la luce è spenta e la finestra è aperta. Genn sta a cavallo del cornicione, con una gamba a penzoloni nel vuoto mentre fuma la sua sigaretta. "Ei.." non mi guarda, fissa la pioggia che cade. Mi arrampico sulla finestra dalla parte opposta ma appena metto una gamba giù nel vuoto mi prendono le vertigini e la ritraggo. Genn ridacchia. "Hai paura dell'altezza eh? Io no, o non potrei fare questo" si alza in piedi sul cornicione e guarda di sotto. "GENN! SCENDI IMMEDIATAMENTE DI LI!" Gli afferro la felpa e lo tiro, per farlo rimettere seduto. "Ohh.. Cadoo!!" e si sbilancia in avanti. "GENNARO RAIA SCENDI IMMEDIATAMENTE DA QUEL CORNICIONE!" Lui si china su di me e mi tappa la bocca con la mano libera dalla sigaretta. "Che cazzo urli? Se mia madre o le mie sorelle mi beccano mi massacrano. E bye bye finestra aperta e sigarette." le sue dita sono stranamente calde. Le toglie delicatamente e si rimette seduto. Scruta la pioggia che ora è più fitta. Fa un lungo tiro dalla sua sigaretta e fa uscire pigramente il fumo dalla bocca. Un lampo illumina i suoi occhi azzurro scuro e poco dopo un tuono fa vibrare i vetri. "Genn?" lui mi guarda. "Perché te ne sei andato da casa mia senza dirmi nulla?" alza le spalle. "Sarebbe successo un casino se fossi rimasto con te." lo guardo per capirci meglio. "Non avevo voglia di litigare anche con te.." annuisco e rivolgo uno sguardo al cielo scuro. "Avresti potuto dirmi che non stavi bene.. E avrei tentato di aiutarmi." da un'altro tiro alla sua sigaretta. "Tendo a scappare dalle persone che vogliono salvarmi"
Un altro tuono risuona per la casa. Ora sta iniziando a grandinare. Genn si rigira tra le dita la sigaretta, guardandola mentre si consuma. Guardo i suoi occhi analizzare la cenere, le sue labbra tirarsi indietro mentre tira un altra boccata di fumo, i ciuffi di capelli che gli ricadono sugli occhi e le due dita ossute e bianche che reggono la sigaretta. Si schiarisce la gola e spegne la sigaretta affianco a se, per poi tirarla di sotto. L'odore di terra bagnata mi invade le narici. Si rimette in piedi sul cornicione e mi guarda dall'alto. "Genn.." lo avviso ma lui mi zittisce con una mano. Mi fa segno di alzarmi ma io rimango ben salda. "Dai, ti tengo io." per un attimo l'idea di salire con lui mi alletta ma poi la porta sbatte, facendomi tornare alla realtà. "GENNARO! COSA STAI FACENDO?! SCENDI DA QUELLA FINESTRA!"

The Sound Of RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora