Capitolo 14

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"Okay.. Mh.. Mi puoi spiegare almeno?" i colpi che mi hanno svegliata risuonano. "DAI GENNARO.. SIAMO AMICI NOI!" Genn rabbrividisce. Mi alzo dal letto e gli vado vicino. Ha gli occhi chiusi e il fiatone come se avesse corso una maratona. Mi acorgo di avere la maglietta dei Nirvana. "Ei Genn.. Questa è tua?" sorrido, cercando di distrarlo. Riapre gli occhi e mi guarda. Gli viene da ridere ma i sussulti che dovrebbero essere risate si trasformano presto in dei singhiozzi. "Tanto dovrai uscire da qui" e un altro colpo ci fa sobbalzare entrambi. Genn si lascia cadere con la schiena appoggiata alla porta. Inizia a piangere silenziosamente. Mi metto in ginocchio affianco a lui e lo abbraccio mentre lui piange più forte. Mi guarda con gli occhi gonfi e rossi a causa delle lacrime. "Ti prego uccidimi, non ne posso più!" gli poso l'indice sulle labbra per farlo smettere. "No che non ti uccido, troveremo una soluzione insieme." un urlo femminile proviene da di sotto. Non è un grido di paura, sembra piuttosto arrabbiata invece. Genn si stringe meglio a me e a ogni urlo si fa sempre più piccolo. Stringe le ginocchia al petto e tiene gli occhi chiusi. Mi fa malissimo vederlo così. Il rumore di un vetro che si rompe mette fine agli urli, almeno per un momento. Nella casa non c'è nessun rumore e io sento solo Genn che piange. Poi le grida ricominciano, ancora più alte di prima. Genn si tappa le orecchie con le mani, graffiandosi la pelle per il nervoso. Non possiamo stare qui o Genn rischia davvero di farla finita.
Mi alzo e apro l'armadio di Genn. Ne caccio fuori uno zaino nero che metto sulla scrivania. "C-cosa fai?" mi avvicino a Genn e lo aiuto a mettersi seduto sul letto. Gli poso un bacio sulla guancia e lo abbraccio. "Andrà tutto bene, te lo prometto." sciolgo l'abbraccio e ricomincio a guardare nel suo armadio. Prendo un paio di t-shirt nere e alcuni jeans. Li metto delicatamente dentro allo zaino per non stropicciarli. Apro un paio di cassetti e prendo dei boxer, per poi mettere anche quelli nello zaino. Prendo dei calzetti e richiudo l'armadio. "Se c'é qualcos'altro che vorresti prendere.." lui non ha smesso un attimo di guardarmi, con ancora le lacrime agli occhi. Tira su col naso e si alza a fatica. Gli prendo la mano per aituarlo un pochino. Si avvicina all'armadio e cerca sotto milioni di maglie e magliette. Tira fuori due felpe nere, enormi e le stringe a sé. Se fossimo in una situazione diversa probabilmente lo coccolerei fino a quando non si addormenta, perché così sembra proprio un piccolo bambino che stringe la sua copertina preferita. Sorrido "okay. Altro?" prendo le felpe e le sistemo nello zaino mentre lui prende alcune cose dalla scrivania. Mi passa due pacchetti di sigarette -da dove cavolo li ha tirati fuori?- e una matita smangiucchiata. Un rumore metallico mi fa accapponare la pelle. Chiudo per un attimo gli occhi, tutta la casa è avvolta in un silenzio innaturale. Il respiro corto di Genn mi costringe a riaprire gli occhi. Lo guardo, tiene la testa bassa. Mi chino e prendo tra le dita la lametta. "Questa la prendo io. Okay?" non dice nulla. Lo abbraccio fortissimo ma stando attenta a non fargli male nei fianchi, dove ha ancora i tagli. Lo lascio andare e comincio a riprendere i miei vestiti. Genn è ancora fermo immobile in mezzo alla camera. Mentre saltello per farmi entrare i jeans -sono un pò piccoli ma li adoro quindi mi costringo a entrarci lo stesso- lui mi chiede: "come facciamo a uscire? Lui sorveglia il salotto.." il suo tono di voce è spento. Mi guarda in faccia e per poco non mi spavento: le sue palpebre sono orribilmente scure, sommate ai pestoni sotto gli occhi. Le labbra sono quasi bianche e screpolate e la sua pelle è, se possibile, ancora più pallida. Ha le guance infossate e gli occhi, in cui mi ero persa tante volte, ora sono grigi. "Non usciremo dalla porta principale. Sai Raia io sembro una brava ragazza ma ho perso il conto delle volte in cui sono scappata di casa dalla finestra di camera mia per andare in giro con Angel" lui mi guarda incredulo. "Ma la mia finestra è molto più in alto rispetto alla tua." gli prendo una mano. "Ma io ho visto che la finestra del bagno si affaccia su un ramo di un albero.." gli brillano gli occhi e un piccolo sorriso nasce sulle sue labbra. Gli porgo i pantaloni neri. "Oh dai. Non dirmi che tu non sei mai scappato di casa, magari per andare a farti una birretta al bar." gli do un pugnetto sul braccio. Si mette i pantaloni e mi sorride. "Okay mi hai convinto." prende i suoi anfibi e se li mette. Afferro il suo zaino e me lo metto in spalla. "Apetta.. Possiamo portarci anche questa?" e tira fuori da sotto il letto una chitarra di legno chiaro. La guardo per un attimo e poi annuisco. "Okay.. Allora.. Mh... Possiamo andare.." Apro la porta silenziosamente. Le urla che vengono dal salotto si sovrappongono e a me scappa un sospiro. Sento Genn irrigidirsi dietro di me, ci sta ripensando. Lancio un occhiata furtiva alle scale e poi mi giro. Prendo il volto di Genn tra le mani e lo attiro a me per baciarlo. Ci stacchiamo e lui guarda una porta vicino a noi. Ci avviciniamo a passo svelto e la apro. Entra prima Genn e poi io. "SEI UNA MADRE INUTILE ROSA, CAPUSCILO!" Sedia che sbatte. Guardo Gennaro, che si è appoggiato al lavandino. "È tutto okay, finirà" gli accarezzo una guancia e lui rialza la testa. "Andiamocene da sta merda." e apre la finestra. Si arrampica con un pò di fatica sul piccolo tetto e aspetta me. Io, essendo più abituata ci metto di meno. "Aspetta un secondo.. Che ore sono?" Prende il cellulare e lo accende. "Le tre di notte." okay che era buio ma ora siamo a notte fonda! Lo guardo, la luce del bagno è rimasta accesa ma nessuno dei due è intenzionato a tornare dentro. Sfioro con il piede il ramo. "Vai prima tu. Poi io ti passo la chitarra e lo zaino." si avvicina al ramo con esitazione. Ci si aggrappa e cammina piano fino a quando non tocca con la mano il tronco. "Non ci vedo un cazzo, non so dove vado a finire!" accendo la torcia del mio telefono e un fascio di luce bianca lo illumina. "È il massimo.." lui annuisce. Molla la presa sul tronco e guarda giù. "No Genn! Col cazzo che ti butti cosi! Finirai per ammazzarti!" Lui mi guarda con un sorriso stanco. "Non è forse quello che voglio?" mi arrampico anchio sul ramo, anche se non può reggerci entrambi. Il legno scricchiola orribilmente. "Genn, per favore. Ascoltami, metti le mani qui e poi lasciati cadere. Saranno si e no due metri in quel modo e non ti fai nulla." lui mi guarda. Alla fine fa quello che gli dico e scivola giù senza farsi male. Faccio la stessa cosa e mi avvicino a Genn. Lo abbraccio e gli do un bacio sul collo. "Ora andiamo, un letto caldo e tante coccole ci aspettano." e ci incamminiamo verso casa mia.

The Sound Of RainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora