AGAIN _ 3.2

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Esco dall'istituto come una furia. Penserò dopo a cosa raccontare a papà per giustificare il mio gesto, ma non rimarrò qui un minuto di più. Voglio che mamma mi venga subito a prendere e mi porti via da qui. 

Scendendo dalla scalinata passo di fianco a un ragazzo seduto sul muretto.

«Rachel!»

Mi blocco, sorpresa, e mi giro verso di lui. Ha un viso pulito, i capelli biondi corti con la riga laterale come un modello dei cartelloni pubblicitari, gli occhi verde giada. Si alza in piedi e posso chiaramente notare la sua stazza: alto, spalle larghe, fisico asciutto.

«Rachel?» ripete.

Impiego un attimo a realizzare chi sia. «Non è possibile!» sbotto scuotendo il capo. «Di male in peggio. Ma si può sapere perché il mondo mi sta complottando contro?» mi chiedo esasperata.

«Non ci posso credere. Allora sei tornata davvero.»

«Sì, sono proprio io Logan Wilson. E sì, sono tornata davvero, purtroppo per me!» affermo spazientita. Non credo di riuscire a sopportare altre brutte sorprese.

«Caspita!» Si porta una mano dietro il collo, sembra senza parole. «Sei... wow!» esclama lui.

In effetti nel giro di un'estate sono... sbocciata, come piaceva tanto dire a mia madre. Sono più alta e flessuosa e mi sono lasciata crescere i capelli che mi ricadono lunghi sulla schiena come un velo ramato. Adesso secondo tutti sono molto carina, addirittura bella, ma forse si tratta solo di persone gentili. Be' a essere sincera anche lui ha fatto un salto di qualità. Il Logan che ricordo era un timido ragazzino grassottello. «Senti, come vedi sono un tantino in difficoltà» dico indicando i miei capelli bagnati. «Quindi, se non ti dispiace io rimanderei la nostra conversazione a mai e me ne andrei a casa. Buona giornata!» Mi volto di scatto e riprendo a scendere i gradini.

«Rachel, aspetta!» Mi afferra per un braccio e mi trattiene.

«Lasciami andare» dico gelida.

«Lascia che ti accompagni a casa.»

«Che cosa? Stai scherzando»

«Quando sei tornata?» mi domanda cambiando argomento.

«Una settimana fa, circa» rispondo con un sospiro.

«È tornata anche tua madre?»

«No. Sto da mio padre ed è una sistemazione temporanea.»

Chissà perché mi sembra di averla già avuta questa conversazione con un altro idiota.

«Sono contento che tu sia qui» dice poi.

Mi scosto bruscamente da lui e lo incenerisco con un'occhiata.

«Mi stai prendendo in giro?» domando.

«No» replica lui candido.

Ha proprio sbagliato momento per scherzare. Ho i nervi a fior di pelle. «Incredibile!»

«Che cosa?»

«Che adesso tu sia qui a rivolgermi la parola e a dirmi addirittura che sei felice di vedermi, quando ti sei impegnato tanto, in passato, a fare come se io non esistessi. Ricordo bene che hai fatto di tutto per non rivolgermi più la parola e che a niente erano serviti i miei tentatiti di riavvicinamento.» Incrocio le braccia al petto, sulla difensiva.

«Rachel, sono passati quattro anni. Sei ancora arrabbiata con me per quella storia?»

«Certo che sì!»

«Pensavo tu avessi dimenticato.»

«Non ho dimenticato proprio niente. Forse tu avrai dimenticato. Per te sarà stato un gioco da ragazzi buttarti tutto alle spalle con i tuoi nuovi amici. Tanto quella che ha sofferto sono stata io, no?»

AGAIN (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora