AGAIN 10.2

7.3K 340 44
                                    

Nel pomeriggio Sanne e Malek vengono da me per scambiare quattro chiacchiere.

Siamo in soggiorno con la musica in sottofondo, quando all'improvviso suonano alla porta. Scatto sull'attenti, mi infilo un cardigan per non congelare e, appena apro la porta, rimango di stucco. Sotto il portico c'è Connor.

«Prima che tu possa dire qualsiasi cosa» esordisce, «vorrei solo che mi ascoltassi.»

«Connor, aspetta...» Lancio un'occhiata verso il salotto.

«No, mi devi stare a sentire» insiste.

Mi stringo nel golf e chiudo la porta alle mie spalle. È una sensazione stranissima averlo qua, a casa mia.

«Sono stato un coglione, okay?»

Mi limito a guardarlo.

«Lo so. Lo ammetto. E mi dispiace, va bene? Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto sopportare per colpa mia. Mi dispiace se sei diventata lo zimbello della scuola e mi dispiace ancora di più che tu te ne sia andata» continua. «Quando mi hanno detto che eri partita mi sono sentito un mostro. Lo sapevo che era colpa mia. Sapevo che tutto dipendeva da quello che avevo fatto.»

«Buona parte della colpa l'aveva anche Isabelle, se ti consola.»

«Isabelle è solo una ragazza gelosa, proprio come adesso. Basta darle un po' di corda e si accende come un fiammifero.»

«Non è una giustificazione.»

«Forse no, però se io non mi fossi comportato in quel modo voi sareste ancora amiche.»

Su questo non posso dargli torto. Benché quel bacio sia stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tra me e Isabelle in realtà il rapporto aveva cominciato a incrinarsi già tempo prima. Credo che cominciasse a ritenermi noiosa, infatti le nostre confidenze sfumavano sempre di più.

«Cosa sei venuto a fare? A scusarti per una cosa accaduta quattro anni fa?» domando confusa.

«Tu mi piacevi sul serio, Rachel Anderson» dice guardandomi dritto negli occhi.

Il mio cuore salta un battito.

«Tra tutte le ragazzine della nostra scuola, l'unica che mi incuriosiva e che mi attraeva davvero... eri tu. Solo che non sapevo come fare ad avvicinarti, perché trascorrevi tutto il tempo con Logan, sembravi completamente indifferente ai ragazzi, al contrario delle tue compagne.»

Provo a tornare a quattro anni fa con la mente.

«Quando ti ho dato quel bacio, forse ho esagerato, diciamo che non era l'approccio migliore, ma volevo farti capire che ero interessato a te.»

«Tu piacevi a Isabelle e lei era la mia migliore amica. Non avrei mai potuto farle del male» ribatto. «Ero convinta che lo avessi fatto apposta, perché vedevi in me un bersaglio facile, una ragazzina debole e timida che stava spesso in disparte.» 

«Eri fantastica, Anderson. E quando ho capito che mi ero comportato come uno scemo e che tu non ricambiavi, ho fatto quello che mi veniva meglio: far ricadere la colpa su di te e uscirne pulito.»

«E quindi ti sei inventato quella assurda storia sul fatto che io ti volessi saltare addosso e chissà cos'altro!» esclamo. 

Il momento della resa dei conti è più doloroso di quanto pensassi.

«Mi dispiace» mormora Connor abbassando lo sguardo. 

«Sono passati quattro anni, Anderson, e fidati non sono  più quel ragazzo. Di lui non è rimasto più nulla. Nella mia vita sono cambiate un sacco di cose che mi hanno fatto crescere e mi hanno fatto capire cosa è giusto e cosa inutile. Non sono più il bulletto che ricordi.» Fa una pausa. «Ho visto come mi hai guardato la prima volta, sembravi quasi spaventata e, ti confesso, che non mi è piaciuto affatto. Così ho deciso che dovevo assolutamente rappacificarmi con te, spiegarti come erano andate davvero le cose e cancellare per sempre quell'espressione impaurita da questo bel viso» dice accarezzandomi con dolcezza la guancia.

Indietreggio di un passo, colta alla sprovvista dal suo gesto.

«Non pretendo che diventiamo amici» aggiunge Connor infilandosi la mani in tasca, «non lo siamo mai stati e io non sono molto bravo in queste cose, ma vorrei che tu mi perdonassi e che le cose tra noi si appianassero, insomma vorrei che il nostro rapporto fosse amichevole.»

Di colpo mi viene da ridere. Una risata isterica, però. «Ti rendi conto di cosa accadrebbe se Isabelle ci vedesse chiacchierare per i corridoi? Io voglio stare in pace, capisci?»

«E ti lascerà in pace.»

«Non penso sia così semplice...»

«Anderson» mi interrompe. «Scusami.»

Il suo tono è supplichevole e mi spiazza. Non avrei mai immaginato una scena del genere, neanche nei miei sogni. O nei miei incubi. Credergli o meno? Non voglio nemmeno immaginare che si sia presentato a casa mia per prendermi in giro di nuovo. Forse ci sono i suoi amici appostati da qualche parte? Forse è tutta una scommessa? Sento il viso avvampare e mi accorgo che sto diventando rossa per l'imbarazzo di qualcosa che ancora non si è verificato. Eppure lui è qui, davanti a me. Ha ragione, non ha niente a che vedere con il ragazzino che ricordo. Questo è dieci volte meglio. È talmente bello che faccio fatica a guardarlo negli occhi anche se vorrei tenergli testa.

«Se preferisci che ti lasci in pace, ti giuro che lo farò. Mi comporterò come se tu non esistessi. E se Isabelle dovesse accorgersi di qualcosa, pazienza. Ma voglio che tu capisca. Mi interessa soltanto quello. Non voglio continuare a pagare per un errore che ho commesso tempo fa.»

«Per caso è stato lo schiaffo a farti rinsavire?» chiedo.

Lui scoppia a ridere. «Hai un bel destro, lo sai?»

«Era carico di rabbia repressa.»

«L'ho notato.»

«Spero ti abbia fatto male» dico trattenendo un sorriso.

«Non sei ancora capace, ma puoi migliorare» dice Connor, mostrandomi il viso senza lividi.

Sorridiamo entrambi e rimaniamo così qualche secondo: io stretta nel mio cardigan, lui con le mani in tasca e le spalle un po' rigide.

Il cigolio della porta che si apre ci fa trasalire. Spuntano Sanne e Malek e Connor sembra sorpreso della loro presenza. «Quindi? Che avete deciso?» domanda Sanne.

«Cosa intendi?» le chiedo.

«Lo perdonerai o no?»

«Sanne!» esclamo. «Sei rimasta lì dietro ad ascoltare tutto il tempo?» domando.

«Be' non volevo, ma quando ho visto chi era non ho saputo resistere.»

Beata sincerità. Questa ragazza è incredibile.

«Sono cose che dobbiamo stabilire io e lui, non credi?» le rispondo.

«Ci vediamo a scuola, ragazze» interviene Connor mentre comincia a scendere i gradini del portico.

Afferro Sanne per un braccio e la trascino dentro casa per evitare che aggiunga altro.

Prima di chiudere la porta, lancio un'ultima occhiata a Connor. Lui si gira un secondo prima di scomparire sul vialetto e il sorriso che mi regala è il più bello che abbia mai visto.

AGAIN (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora