Quando suona la sveglia sono già in piedi da un pezzo. Mi sono lavata e vestita di tutto punto e i libri sono in ordine nella borsa. Dalla finestra della mia stanza ho visto arrivare l'alba con i suoi colori, e ho sentito mio padre alzarsi, armeggiare rumorosamente in cucina, convinto di fare piano, e uscire per andare al lavoro.
Adesso la casa è vuota. Sospiro e mi costringo ad affrontare la giornata. Lancio una rapida occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio sopra il cassettone: i capelli mi ricadono lisci sulle spalle incorniciandomi il viso, peccato che non sia certo la personificazione della gioia. Indosso una T-shirt a righe orizzontali bianche e blu e un paio di jeans chiari, strappati sul ginocchio. Ai piedi le immancabili Converse.
Mentre scendo le scale l'odore del caffè mi solletica le narici. Sul tavolo della cucina c'è un piatto coperto, vicino alla tazza con il mio nome. Lo scoperchio. Papà mi ha preparato i pancake e ha usato pure il bacon e le uova per fargli una specie di faccina sopra! Mi scappa un sorriso mio malgrado, che gesto gentile. Nonostante abbia lo stomaco chiuso in una morsa di puro disagio, divoro tutto con appetito.
Apro la porta di casa e inspiro a fondo. Ecco, ci siamo: è arrivato il primo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo. Infilo le cuffiette e lascio che la musica a palla mi accompagni durante il tragitto. Voglio provare a rilassarmi un po'. Il cielo è di un azzurro intenso, non si muove un alito di vento e questo mi fa prevedere una giornata afosa, una delle ultime di questa estate.
La scuola è un complesso che risale agli anni cinquanta, di medie dimensioni, in mattoni rossi con grandi finestre ovunque. Il cortile è già pieno di macchine e gli studenti chiacchierano e salutano i compagni che non hanno visto per tutta l'estate. Secondo quanto indicato dai documenti che ho letto ieri, devo cercare la presidenza che, stando alla cartina, è nella zona della segreteria.
Credevo di essere in anticipo, ma mi rendo subito conto che non è così. Sono talmente agitata che quasi non mi guardo nemmeno intorno, tengo gli occhi fissi sulla mappa della scuola per orientarmi meglio. Una volta raggiunta la segreteria, dove dietro un ampio bancone troneggia una donna di mezza età dall'aria annoiata, mi siedo in attesa del mio turno. Lancio un'occhiata in corridoio, nessuno sembra aver notato la mia presenza e questo mi fa piacere. Di colpo una ragazza vestita in maniera decisamente vistosa attira la mia attenzione. Indossa una gonna a balze giallo canarino e una camicetta vaporosa bianca, dal colletto rigido. I suoi capelli, una chioma riccia e molto folta, la sovrastano come una nuvola temporalesca e sulla sua borsa fucsia c'è stampato un elefante con il tutù. Sta venendo nella mia direzione. Faccio per distogliere lo sguardo quando un gruppo di ragazzini le si para davanti. Osservo la scena incuriosita.
«Riecco la stramba Sanne» esordisce uno di loro.
«La fuori di testa» gli dà corda un altro.
«Chissà se durante l'estate il sole gli ha bruciato anche le ultime rotelle» incalza il terzo, che le toglie i libri di mano e li butta per terra. Scoppiano a ridere.
«Ci divertiremo quest'anno» dicono mentre si allontanano.
Lei, come se niente fosse, raccoglie le sue cose ed entra in segreteria, accomodandosi di fianco a me.
«È sempre un piacere riceverla, signor Brown» dice una voce.
Dalla porta della presidenza escono due uomini stringendosi la mano.
«Il piacere è mio, preside Gordon» è la risposta.
«Speriamo che quest'anno anche il campionato di football possa farci eccellere» continua il preside.
«Me lo auguro» ribatte il signor Brown. «Sarebbe per me un grande onore vedere mio figlio portare alla vittoria la squadra durante il suo ultimo anno di liceo. Sarebbe qualcosa che resterebbe negli annali. E chi non sogna la propria fotografia nel corridoio dell'area trofei?»
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AGAIN (1)
Teen Fiction!!QUESTO LIBRO è GIà DISPONIBILE NELLE LIBRERIE E SU AMAZON IN CARTACEO E DIGITALE!! Quando la madre si trasferisce in Cina per lavoro, Rachel, diciassette anni, è costretta a tornare a vivere nel paese della sua infanzia con il padre, che non vede...