Dopo cena, mentre cerco di districarmi con un problema di matematica che mi fa impazzire, sento bussare alla porta.
«Avanti» dico.
«Ciao» mi saluta Sanne facendo capolino.
«Ciao Sanne» rispondo sorpresa. «Vieni, accomodati.»
Entra in camera e si siede titubante sul bordo del letto. Giro la sedia nella sua direzione.
«Volevo scusarmi con te» comincia.
«Con me? Perché?»
«Per essere scappata via.»
«Sanne, quella l'ha fatto apposta! Ha voluto deliberatamente metterti in difficoltà davanti a tutti. Ti ha presa in contropiede» sbotto furiosa. «Le reazioni erano due: o la afferravi per i capelli, o andavi via».
«Prenderla per i capelli sarebbe stato divertente, in effetti» abbozza un sorriso.
«Non mi devi nessuna scusa né spiegazione» cerco di rassicurarla.
«Sei venuta a sostenermi, nonostante non fossi d'accordo. Ti ho tempestata con questa storia, quando tu mi avevi messa in guardia!»
«Sanne, ho fatto quello che mi sembra si faccia tra amiche» dico alzando le spalle.
Lei mi fissa per qualche secondo. «Sai, l'ho capito dal primo giorno che eri una ragazza speciale» replica. «Sei buona. E paziente. E non mi giudichi.» Incrocia le gambe e si abbraccia i piedi dondolandosi avanti e indietro. «Voglio spiegarti» dice. «Non so chi sia mio padre perché non è mai stato presente. Non l'ho mai visto e non ho mai indagato più di tanto sulla sua identità. Credo che non lo farò mai. Mia madre invece ogni tanto la vedo.» Sorride. «Io abito con i miei zii, cioè il fratello di mia madre e la moglie.»
«Non c'è niente di male» dico.
«Mamma ha avuto una profonda depressione post-partum, ha iniziato a bere, e la sua famiglia ha pensato che io potessi essere in pericolo. Non mi dava da mangiare, mi lasciava da sola in casa. I vicini mi sentivano piangere in continuazione. Immagino che ce l'avesse con mio padre. Magari dentro di lei pensava: "Ecco, lui è andato via e mi ha lasciata qua con la bambina".» Mi guarda. «Non ho mai pensato che mia madre fosse cattiva o colpevole di qualcosa.»
«Continua» la incito.
«Non è mai stata in un istituto psichiatrico, Isabelle ha detto una stupidaggine. È stata in riabilitazione. Lo zio chiese il mio affidamento finché mamma non si fosse rimpadronita della sua vita. Così cominciò il suo percorso. Io sono cresciuta con Evelyn e Jason e li ho sempre considerati i miei genitori. Insomma li chiamo mamma e papà. Quando mia madre si è rimessa e ha visto che stavo bene, mi ha lasciata a loro. Lei si è trovata un lavoro adesso e ha una nuova famiglia.»
«Si è sposata?»
«Sì. Ho dei fratellini.» Sorride e c'è solo dolcezza nel suo sguardo.
«Mi dispiace che Isabelle abbia sbandierato questa cosa davanti a tutta la scuola.»
«Spettegoleranno un paio di giorni, poi passerà. Io so che non è vero e tanto basta» risponde lei. «Mi dispiace molto per Harold, invece. Mi chiedo come i professori abbiano permesso che succedesse una cosa simile.»
Ammiro Sanne, è una ragazza così buona, pura e semplice. Fa sembrare tutto normale, non si lamenta mai.
«Pensi che io sia una brutta persona?» mi chiede.
«Sei una persona splendida» ribatto convinta.
«Io sono Sanne. Solo Sanne.» Si lascia cadere sul mio letto, la mani intrecciate dietro la testa. «So di essere particolare, forse eccentrica e che la gente mi considera fuori di testa, ma sono una ragazza felice.»

STAI LEGGENDO
AGAIN (1)
Novela Juvenil!!QUESTO LIBRO è GIà DISPONIBILE NELLE LIBRERIE E SU AMAZON IN CARTACEO E DIGITALE!! Quando la madre si trasferisce in Cina per lavoro, Rachel, diciassette anni, è costretta a tornare a vivere nel paese della sua infanzia con il padre, che non vede...