«Sei sicura che vada tutto bene?» mi chiede papà guardando i nostri dolci impacchettati.
«Tutto a meraviglia» sorrido incoraggiante. «Le torte hanno lievitato alla perfezione e i biscotti sono talmente golosi che li comprerei pure io.»
«Magari alla fine ci toccherà fare così. E se nessuno comprasse niente?»
«Cerchiamo di partire ottimisti, okay?»
La scuola è affollata come non mai. Estraggo il foglio che mi ha consegnato la segretaria su cui c'è la mappa con le postazioni e conduco mio padre nel labirintico percorso di tavoli, fino a quello assegnato a noi.
«Tavolo piccolo» nota subito papà controllandone la stabilità.
«Va benissimo» dico appoggiandoci sopra le scatole.
Nel giro di mezz'ora abbiamo disposto le nostre leccornie e sono molto soddisfatta. Il nostro banchetto è uno dei più allegri e colorati.
«Accomodati, se vuoi» mi dice papà indicando due sedie pieghevoli.
«Le hai portate tu?»
«Non potevo?»
«Che uomo saggio!»
Mi siedo e mi godo il relax, mentre invece papà resta in piedi, evidentemente a disagio.
«Dovrebbero venire anche Sanne e Malek. Almeno così mi hanno detto. Sono curiosa di conoscere i genitori di Malek, ne parla sempre con una certa soggezione» dico per rompere il silenzio che è calato tra noi.
«Suo padre è un uomo molto autoritario, da quello che visto» risponde papà. «Ma sono d'accordo con lui. La disciplina è importante per i figli, non potete pensare di fare sempre quello che volete.»
«E voi non potete tenerci chiusi in una teca di cristallo» ribatto, facendogli la linguaccia.
Devo ammettere che adesso con papà mi trovo bene, in fondo quasi mi piace vivere con lui. Ero partita prevenuta nei suoi confronti e avevo covato inutilmente troppa rabbia.
«Rachel!»
Una voce mi strappa dai miei pensieri, sollevo lo sguardo e vedo Malek dall'altra parte del tavolo.
«Ehi!» le sorrido.
«Buongiorno signor Anderson» saluta papà.
«Ciao Malek, come stai?»
«Bene, grazie. Vedrete, sarà una giornata divertente» esclama entusiasta. «Noi partecipiamo tutti gli anni.»
«Sanne?» chiedo.
«Non verrà. Sembra che la madre abbia l'influenza. Le ho chiesto se volesse venire a fare presenza, ma preferisce stare a casa e oziare» Malek sbuffa. «Non la capisco proprio. Sulla nostra lettera di ammissione farà un figurone scrivere che ci dedichiamo al volontariato. Che ne dici di fare un giro per esaminare la concorrenza?»
Stiamo camminando tra i tavoli quando Malek mi bisbiglia all'orecchio, indicandomi un banchetto riccamente imbandito con torte glassate a più piani, elaborate decorazioni di pasta di zucchero e cupcake sgargianti.
«Guarda là. Sono sicura che quella non sia opera di sua madre...»
«La madre di che?»
«Di Isabelle.» Malek fa un cenno con il capo in direzione di una signora longilinea, bionda come la figlia, abbronzata e avvolta in un elegante cappotto con pelliccia. Riesco a vedere il luccichio del suo smalto rosso fino qui.
«In effetti non sembra una che mescola creme e glasse» commento.
«Però così non è giusto» continua Malek. «Dovrebbero essere produzioni casalinghe.»
«Se il catering ha cucinato nella loro cucina, allora lo sono» ribatto ironica. «Torno da mio padre» dico a Malek. «Non mi va di lasciarlo troppo solo.»
Faccio il giro lungo per sbirciare gli altri tavoli. Alcuni sono proprio miseri, altri fanno onore all'iniziativa. Nonostante tutto, è bello vedere che abbiano partecipato in tanti. Mentre mi avvicino alla nostra postazione, noto mio padre, in piedi, le mani sui fianchi che parla sorridendo a una signora. Be' questo sì che è curioso. Resto a osservare la scena per qualche istante, stupita dalla scioltezza di papà. Quando la donna si volta riconosco la dottoressa Gomez.
Svelta li raggiungo. «Salve, dottoressa Gomez» esordisco.
«Buongiorno Rachel» risponde lei. «Mi stavo complimentando con tuo padre per il tuo talento culinario!»
«La vera pasticciera della famiglia è mia mamma, io do una mano quando serve» spiego.
«Ho raccontato a Patricia che hai provato a mettermi all'opera, ma i risultati non sono stati incoraggianti» interviene papà.
«Patricia?» chiedo confusa.
Si conoscono da dieci minuti e già si danno del tu e si chiamano per nome?
«Mi ha fatto piacere incontrarti Christopher» dice la Gomez. «Adesso devo andare, ma sono sicura che ci saranno altre occasioni.»
«Piacere mio, Patricia» replica mio padre.
«Grazie a voi per questa splendida torta.»
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AGAIN (1)
Teen Fiction!!QUESTO LIBRO è GIà DISPONIBILE NELLE LIBRERIE E SU AMAZON IN CARTACEO E DIGITALE!! Quando la madre si trasferisce in Cina per lavoro, Rachel, diciassette anni, è costretta a tornare a vivere nel paese della sua infanzia con il padre, che non vede...