«Che opinione ti sei fatta di quello che è successo all'auditorium, l'altro giorno?» mi chiede la dottoressa Gomez.
«Secondo lei che opinione si può avere in merito? Positiva, forse?» ribatto scontrosa e sarcastica.
Oggi fa freddo. È come se il clima si fosse improvvisamente irrigidito catapultandoci nel pieno autunno. In più piove. E io non sono mai di buon umore quando piove.
«Quello che è successo è sicuramente molto grave. Ho già provveduto a contattare Sanne e le ho proposto di venire a fare una chiacchierata con me, se ne avesse il bisogno.»
«È incredibile, voi siete convinti che basti dialogare. Aprire la nostra mente e il nostro cuore allo strizzacervelli per vivere felici» parto in quarta. «La verità, dottoressa Gomez, è che una volta che la seduta sarà finita e io uscirò da quella porta, dovrò fare i conti con i miei coetanei. Ragazzi, più o meno idioti, che faranno di tutto per farmi sentire inadeguata, diversa, sbagliata!» esclamo. «Davvero lei pensa che se Sanne venisse qui a raccontarle quanto è brutto e cattivo il mondo, allora quei ragazzi dimenticheranno quello che è accaduto? Mi è giunta voce che Harold vuole cambiare scuola! Vada a parlare con lui, lo psicanalizzi, sono sicura che poi starà meglio!» Incrocio le braccia al petto e guardo fuori dalla finestra. Non credo che resisterà ancora a lungo con una paziente come me. Meglio!
«Avresti una soluzione?» mi domanda dopo qualche istante.
«In che senso?»
«Il tuo discorso mi sembra molto passionale e accorato, hai anche una soluzione in proposito o aspetti che sia qualcun altro a trovarla?» chiede annotando qualcosa su un foglio.
«Punire i colpevoli» rispondo.
«Pensi sia l'unico modo?»
«Proviamo a cominciare da lì, no?» dico. «Ma non si rende conto che io sono costretta a venire qui per cose che ha detto o fatto Isabelle Howard? Non si rende conto che ha contattato Sanne per un comportamento scorretto di Isabelle Howard? E Harold? Sempre Isabelle Howard. Con lei ci ha parlato?»
«Anche se fosse non potrei dirtelo.»
«Invece non vuole, perché di Sanne me l'ha detto.»
«C'è il segreto professionale.»
«Secondo me lei è decisamente di parte, dottoressa Gomez.»
Mi stringo nella felpa.
«Ti va un caffè?» mi chiede all'improvviso.
«No, la ringrazio. Non mi piace il caffè, la caffeina fa male ai nervi» mento con un sorriso.
«Come vuoi. Arrivo subito.»
Rimango sola e mi sento a disagio in questo studio minimalista e ordinatissimo. Mi cade lo sguardo sulla cartellina con la scritta ANDERSON sulla sua scrivania. Impossibile che se ne sia dimenticata. Impossibile che non immaginasse che avrebbe suscitato la mia curiosità. Anche questa è una trappola, ma questa volta cadrò in tentazione. Devo sapere cosa sta scrivendo di me quella donna! Lancio un'occhiata alla porta, poi fulminea mi alzo dalla poltrona, afferro il fascicolo, lo volto nella mia direzione e apro la prima pagina. Niente. Passo alla seconda. Niente. Sfoglio una decina di pagine e in nessuna c'è scritta una sola riga. Ma come? E tutte le volte che la vedo prendere appunti? Forse usa inchiostro invisibile? Rachel ma che stai dicendo?!
Un rumore mi fa sussultare, rimetto tutto a posto e torno a sedermi.
«Ci voleva» esordisce la dottoressa Gomez entrando nella stanza con un bicchiere in mano. Si accomoda e mi scruta per un lunghissimo istante, mentre io cerco di sostenere il suo sguardo impassibile.
«Vuoi andare al college, vero?»
«Certo, come la maggior parte degli studenti.»
«E cosa ti piacerebbe studiare?»
«Ecco quello ancora non lo so di preciso. Sono indecisa su un paio di opzioni.»
«Ho visto i risultati dei tuoi test preliminari e sono molto buoni.»
«Sono brava a scuola, è una cosa in cui mi impegno.»
«Lo so.»
«Lo faccio per mia madre. Lei non ha potuto continuare a studiare perché sono arrivata io, ma le sarebbe piaciuto frequentare il college.»
«Quindi senti il peso della responsabilità?»
«No, non me lo ha mai fatto pesare.»
«E tuo padre? Dove ha studiato?»
«Oh, neanche lui ha finito gli studi.»
Mi fissa un istante. «Quindi anche lui vorrebbe che tu andassi il college.»
«Credo che qualsiasi genitore sogni il meglio per i propri figli.»
«Cosa gli piacerebbe che studiassi?»
«Non si è mai esposto. Lui aveva cominciato Economia, mio nonno lavora nel settore, però non mi ha mai detto di seguire la sua strada. Anche perché sa che non lo ascolterei.» Quest'ultimo commento lo pronuncio a bassa voce.
«E tua mamma cosa avrebbe voluto fare?»
«Lei voleva studiare Legge.»
«Ambiziosa.»
«Sì, parecchio. E sono sicura che sarebbe stata un'ottima professionista.»
«E tu vorresti prendere quella strada?»
«Non lo so. Lei ne sarebbe felice. A me piacerebbe studiare Letteratura.»
«Davvero?»
«Sì. Magari un giorno diventerò un'insegnante. Oppure una scrittrice affermata. So solo che i libri hanno sempre rappresentato il mio mondo.»
«Vedi che allora non hai le idee così confuse?»
«Forse. Non è tanto semplice.»
«A volte è più semplice di quello che sembra.»
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AGAIN (1)
Teen Fiction!!QUESTO LIBRO è GIà DISPONIBILE NELLE LIBRERIE E SU AMAZON IN CARTACEO E DIGITALE!! Quando la madre si trasferisce in Cina per lavoro, Rachel, diciassette anni, è costretta a tornare a vivere nel paese della sua infanzia con il padre, che non vede...