AGAIN 14.5

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«Bella festa» commenta Logan mentre siamo in macchina.

Avevo promesso a mio padre di rientrare presto, così Logan si è offerto di accompagnarmi a casa.

«Non male» rispondo.

Siamo entrambi imbarazzati, nessuno di noi ha più parlato dopo quello che è successo, non ci siamo neanche più guardati in faccia, quindi non so bene come interpretare la situazione.

«Sei silenziosa» dice a un tratto.

«Sono solo stanca.»

«Be', tra poco andrai a letto.»

«Già.»

Silenzio.

«Tu tornerai alla festa?» chiedo poi.

«Sì, dai miei amici»

«Giusto.»

Perché sembra tutto così difficile?

Guardo fuori dal finestrino. Le strade sono deserte, la gente probabilmente è in giro a festeggiare o chiusa al caldo delle loro abitazioni con parenti e amici.

«Per quello che è successo prima...»

«Forse è meglio dimenticare» lo interrompo subito.

Dalla sua espressione capisco che non era la risposta che si aspettava.

«Dimenticare? Ok, certo. Mi pare ragionevole.»

«Ci siamo lasciati trasportare dal momento, no? Il clima della festa, l'euforia... È stato soltanto questo.»

«Soltanto questo» ripete.

Raggiungiamo il vialetto e intravedo le luci accese di casa e il furgone di papà parcheggiato al suo posto. Poi noto anche un'altra macchina.

«Connor» mormoro.

«Che cosa c'entra Connor?» mi domanda Logan confuso.

«È qui.»

È seduto sui gradini del portico e, quando Logan spegne il motore, scatta in piedi e viene verso di noi.

«Che cosa ci fai qui?» gli chiedo.

«Comincio anch'io a farmi questa domanda» ribatte lui senza guardarmi, ma fissando Logan.

«Da quanto tempo sei qui?»

«Da abbastanza per congelarmi. Tuo padre è tornato e mi ha invitato a entrare, però gli ho detto che preferivo aspettarti fuori. E ho fatto bene.»

Continua a non guardarmi.

«Non dovevi essere con Sanne?»

«Dovevo tornare a casa e Logan si è offerto di accompagnarmi» dico cercando di mantenere la voce ferma.

«A quanto mi risulta ti sei divertita, o sbaglio?»

«Be' certo, era una festa.»

Non mi piace il suo tono, né tantomeno che non mi guardi in faccia quando mi parla.

«Ci sono problemi?» si intromette Logan.

«Sì, se non chiudi il becco subito» scatta Connor.

Sgrano gli occhi. Ma che sta succedendo?

«Sono rimasto da solo tutta la sera come un coglione» dice.

«I miei amici mi aspettavano alla festa, ma non ci sono andato, non ero dell'umore. Pensavo alla nostra discussione, a quello che mi avevi detto, a come mi ero comportato. Poi sono tornato qui e ho deciso di aspettarti. È stata proprio una pessima scelta.»

«Lo sapevi che sarei andata alla festa, che non sarei rimasta chiusa in casa a piangere.»

«Oh, tranquilla, l'ho capito molto bene.» Estrae il cellulare, armeggia qualche secondo e poi mi mostra una fotografia. Siamo io e Logan che ci baciamo. Un brivido mi percorre la schiena. Poi mi si stringe lo stomaco.

«Allora chi sta prendendo per il culo chi?» domanda a un tratto.

Io e Logan rimaniamo zitti.

«Bastava dirmelo. Se preferivi lui bastava essere sincera.» Si volta e fa per andarsene.

«Sei venuto qui per farle pena?» interviene Logan. «Prima la tratti da schifo e poi punti sul compatimento?»

Connor si gira verso Logan e lo fronteggia. «Io e te eravamo amici. Eppure deve essere nella tua natura pugnalare gli amici alle spalle. Rachel ne sa qualcosa.»

«Conosco Rachel da quando eravamo piccoli, Connor, e sicuramente so meglio di te quello di cui ha bisogno.»

In una frazione di secondo Connor colpisce Logan con un destro dritto e veloce alla mascella.

«Connor!» urlo portandomi le mani alla bocca. 

Logan barcolla nel vialetto coprendosi il volto.

«Avrei dovuto farlo molto tempo fa» dichiara Connor.

«Fare a botte davanti a una ragazza. Sei il solito maleducato» lo canzona Logan.

«Tu sei un falso! Almeno Rachel mi conosce per quello che sono, pregi e difetti, invece la tua maschera prima o poi crollerà.»

Logan avanza di un passo e centra Connor all'addome e, quando lui si piega per il dolore, gli sferra un pugno in faccia. 

«Ragazzi smettetela!» grido, in preda al panico.

Connor si butta addosso a Logan e rotolano nel vialetto innevato tra smorfie e insulti. Non riesco a capire chi sta avendo la meglio, non capisco nemmeno se si stiano soltanto azzuffando in maniera goffa e scoordinata. Voglio solo che smettano. Corro verso casa e suono il campanello più volte. Nel giro di un attimo mio padre apre la porta.

«Falli smettere, ti prego!»

Lui lancia un'occhiata alle mie spalle, mi supera e si dirige verso i ragazzi. Li afferra entrambi per il giaccone e li tiene separati.

«Che cosa significa?» dice trafelato.

«Buonasera, signor Anderson» lo saluta Logan.

«Smettila!» urla Connor cercando di colpirlo ancora.

«Non voglio scene del genere a casa mia, né davanti a mia figlia» ringhia papà.

«Dovevamo chiarire alcune faccende» risponde Logan.

«Benissimo allora siete liberi di chiarirle lontano da qua.» Li trascina fino al marciapiedi e li lascia andare.

Io sono immobile davanti alla porta. 

«Adesso fuori dai piedi. Tutti e due!» ordina papà. «E tu fila in casa» dice poi rivolto a me.

AGAIN (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora