AGAIN 14.3

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«Posso stare tranquillo?» mi domanda papà sistemandosi meglio il vestito.

«Andrà tutto bene» lo rassicuro per la centesima volta.

«Io comunque cercherò di non fare tardi. È solo una cena» continua.

«Divertiti, papà. Ci vediamo più tardi» sorrido incoraggiante.

Sembra davvero teso al pensiero di sapermi a una festa. Devo averlo traumatizzato la volta scorsa. Mi alzo e gli prendo la giacca.

«Ho il cellulare con me.»

«Ottimo!»

«Per le emergenze.»

«Giusto.»

«Allora io vado.»

«Ciao, ciao.»

Gli apro la porta e quasi lo sbatto fuori. Resto sola ad ascoltare il silenzio della casa per qualche istante. Le uniche luci accese sono quelle dell'albero di Natale e la lampadina della cappa dei fornelli in cucina. Salgo in camera e osservo i vestiti sul letto. Non ho voluto comprarmi qualcosa di nuovo per la serata, nonostante papà me lo abbia consigliato più volte e adesso non so cosa indossare. L'abito nero non è male, mi sta bene, però mi sembra troppo sobrio per una festa di fine anno. Forse allora quello blu elettrico con la gonna a palloncino. Che indecisione! Alla fine opto per uno stile anni Sessanta, che abbinerò agli stivali alti sopra il ginocchio ma senza tacco per muovermi meglio. Arriccio i capelli, nella speranza che le onde durino almeno un po', poi mi passo giusto un velo di lucidalabbra, mentre abbondo con il mascara. Stasera voglio che i miei occhi risaltino al massimo. Ho appuntamento con Sanne alle dieci, quindi sono in perfetto orario. Sono appena le nove e trenta, quando qualcuno suona alla porta. Forse la mia amica è in anticipo. Scendo di corsa le scale e vado ad aprire.

Oh mio Dio!

«Ciao» mi saluta Connor.

Indietreggio di un passo per la sorpresa e sbatto ripetutamente le palpebre. Non ci posso credere. «E tu che diavolo ci fai qui?» è l'unica cosa che riesco a dire.

Lancio un'occhiata alle sue spalle, dove una limousine con il motore acceso sta aspettando nel vialetto.

«Sono venuto a prenderti per portarti alla festa» risponde lui tranquillo.

«Quale festa?»

«Quella al Bingo.»

Piano piano mi riprendo dallo shock, ma in compenso mi monta la rabbia. «E da quando io e te avevamo un appuntamento?» sbotto, incrociando le braccia al petto.

«Da quando l'ho deciso io» ribatte lui con tono arrogante.

«Carino da parte tua.» Vorrei prenderlo a schiaffi. «Peccato che abbia altri programmi per la serata.»

Lui diventa improvvisamente serio. «Come scusa?»

«Sono giorni che io e te non ci rivolgiamo la parola!» esclamo esasperata. «Giorni in cui ci ignoriamo e non ci sentiamo.

Ammetto di aver aspettato un invito. Forse ci ho persino sperato, che stupida! Ma tu niente!»

Lui mi guarda confuso. «Con chi stai andando alla festa?»

A questo punto capisco: era convinto che senza di lui sarei rimasta a casa. Si è presentato qui certo di trovarmi in pigiama a piangere. Non ha pensato nemmeno per un secondo che anch'io ho una vita oltre a lui. Sono indignata!

«Non ti devo nessuna spiegazione. Adesso, se non ti spiace,avrei ancora delle cose da sbrigare. Buona serata!» dico e faccio per chiudere la porta.

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