AGAIN _ 9.2

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La casa degli Harris è nello stesso quartiere di quella Camille, quello delle super ville.

«Siamo sicure che sia qui?» domando a Sanne mentre parcheggia.

«Sicurissima» risponde Sanne. «Cosa ti aspettavi una festa all'aperto? Siamo a novembre, carina.»

Già, in effetti comincia a fare freddo e la mattina c'è quella leggera foschia che dà un aspetto quasi spettrale al vialetto sotto la finestra della mia camera. Gli alberi spogli sembrano tremare per le basse temperature.

Scendiamo e Malek mi stringe il braccio.

«Chi apre?» chiede Sanne.

«Tu!» esclamiamo insieme io e Malek.

«E se è chiusa e dobbiamo suonare il campanello e ci domandano chi siamo e ci mandano via?» dice Sanne.

«Che cosa?»

«Stai scherzando?»

Sanne scoppia a ridere. «Adoro torturarvi. Dovreste vedere le vostre facce!!»

Afferra la maniglia e la apre sicura. Veniamo investita da una musica assordante e le luci stroboscopiche ci proiettano in un mondo che odio. A malapena si intravede l'arredamento, che comunque pare decisamente lussuoso, e un fiume di ragazzi si riversano da una stanza all'altra con bicchieri in mano.

«Fantastico!» esulta Sanne.

«Aiuto!» esclama Malek.

Decidiamo di spostarci in un ampio salone, dove ci sono i tavoli per il buffet. Sanne si tuffa tra panini, tramezzini farciti e un sacco di altre delizie senza tanti complimenti. Qualche metro più in là noto il dj con le cuffie appoggiate sul collo e un angolo bar dove un ragazzo sta preparando dei cocktail. E non credo che siano a base di succo di frutta.

«Ehi Anderson!» mi saluta Connor parandosi davanti.

«Ciao» rispondo con una tartina in mano.

«Che ci fai qui?»

«Quello che ci fai tu, immagino.»

«Mi fa piacere vederti.»

Lo fisso. È ubriaco?

«Ciao» si intromette Sanne. «Non so se te ne sei accorto, ma Rachel non è sola.»

«Ciao» ribatte lui con una smorfia. «Senti, ho bisogno di parlarti» mi dice a un tratto. «Ci spostiamo da un'altra parte?»

«No, non mi va» butto lì senza ragionare.

«Come?»

«Non mi sembra il caso di lasciare qui le mie amiche, non è educato.»

«Voglio solo parlare, non saltarti addosso. Le tue amiche sopravviveranno una manciata di minuti senza di te, non credi?»

«Forse sì, forse no. Se hai qualcosa di urgente da dirmi perché non lo fai adesso?» lo sfido.

«Anderson tu mi farai diventare pazzo» sospira prima di allontanarsi lasciando la nostra conversazione in sospeso.

«Vedevo le scintille sprizzare» ammicca Sanne con un sorriso.

«Non cominciare» l'ammonisco alzando gli occhi al cielo. Andiamo a curiosare al piano di sotto, dove ci sono addirittura una sala cinema e una da biliardo. Restiamo tutte e tre a bocca aperta. Questi Harris se la devono passare proprio bene... Mentre torniamo al piano di sopra, sulle scale quasi mi scontro con Logan, ma lui si limita a lanciarmi un'occhiataccia per poi superarmi come se nulla fosse. Certo che a volte i ragazzi sono veramente impossibili!

«Ho bisogno di un bicchiere d'acqua» ci dice Malek. «Andiamo al bar.»

«Ragazze!» Una voce dolce, come le unghie che grattano su una lavagna, mi fa rabbrividire. Isabelle, Camille e un altro gruppetto di Barbie ci raggiungono al tavolo dei drink. Sono splendenti come top model: capelli lisci come la seta, denti di  un bianco abbagliante, gambe chilometriche senza neanche l'ombra di un pelo in ricrescita spuntano levigatissime dalle loro minigonne striminzite. 

«Cosa vuoi, Isabelle?» le chiedo, senza tanti preamboli.

«Perché sei sempre così acida, Anderson? Possibile che uno non possa semplicemente voler fare conversazione?» ribatte lei.

«Se quel qualcuno sei tu, allora la risposta è no!»

«E tu sei?» domanda a Malek.

«Malek. Siamo nello stesso corso di Letteratura» risponde.

«Oh, non credo di averti mai vista» commenta.

La mia amica abbassa lo sguardo mortificata.

«Che strano» continua poi «non capisco proprio che cosa ci facciate qui. Non penso che Dylan vi abbia invitato. Anzi, probabilmente non sa neanche chi siete. Perché non ve ne andate a casa?»

«Sai dove dovresti andartene tu, invece?» sbotto.

«Sempre la solita simpaticona, Anderson.» Prende un bicchiere pieno dal tavolo e me lo porge. «Perché non bevi un po'? Magari è la gola secca che ti fa parlare a sproposito.» Ne afferra altri due e li allunga a Malek e Sanne. 

«Ho già l'acqua» risponde Malek.

«Che brava bambina» ghigna Isabelle.

«Ti ringrazio, ma non beviamo alcolici» dico.

«Tutti bevono alcolici a una festa» mi corregge lei. «Sentite, siete già abbastanza sfigate senza bisogno di sottolinearlo. A meno che l'alcol non vi provochi reazioni allergiche, non spunteranno certo fuori mamma e papà a sgridarvi, tranquille. Altrimenti, se proprio non volete divertirvi, mi domando perché non siate rimaste sul divano in pigiama a guardare qualche film strappalacrime sognando un ragazzo che non potrete mai avere.»

Sta veramente mettendo a dura prova la mia pazienza. Guardo Sanne che sta sorseggiando il cocktail.

«Vedi? La stramba ha già capito» mi fa notare Isabelle.

«Buona serata» conclude allontanandosi con il suo sciame di amichette.

«Non è male» afferma Sanne. «Fruttato.»

Non darò la soddisfazione a Isabelle di trattarmi da sfigata, quindi poggio le labbra al bicchiere e bevo una lunga sorsata. Il liquido mi scorre in gola, bruciando fino allo stomaco. Accidenti!

AGAIN (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora