AGAIN _ 5.2

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Alla fine delle lezioni mi trattengo in biblioteca a parlare con il professore Kane.

«Signorina Anderson, avrei una proposta da farle» comincia. È un uomo che va subito al sodo e la cosa non mi dispiace. Durante le sue lezioni è impossibile perdere tempo. «Non so se ha avuto modo di consultarsi con i suoi nuovi compagni circa le attività pomeridiane che offre la scuola. Sono molto utili e importanti per ampliare la vostra preparazione e farvi acquisire crediti» spiega. «Mi chiedevo se aveva mai sentito parlare del Club del Libro.»

«Club del libro?» ripeto. Forse Malek mi ha accennato qualcosa durante qualcuna delle nostre conversazioni. 

«Sì, esatto» annuisce Kane. «Si tratta di una serie di incontri durante i quali, attraverso delle tematiche, suggerirò la lettura di alcuni libri che andranno poi discussi in classe. È una cosa che piace molto. Potrebbe interessarle?»

«Non saprei. Non ci ho mai pensato» ammetto.

«Mi pare che lei sia una studentessa sveglia. I voti nella mia materia sono buoni, i suoi interventi sempre intelligenti. Credo che potrebbe essere un corso adatto a lei.» Mi guarda per un istante. «Ci rifletta.»

Mentre mi affretto verso l'uscita mi fermo davanti alla bacheca. La scuola in effetti propone un numero infinito di attività. Chissà perché non ci ho mai fatto caso. In un angolo c'è una tabella per iscriversi ai provini di alcune squadre sportive. Poi c'è il club di scacchi, il gruppo di scienze e quello di dibattito, ci sarà anche un corso di economia domestica e uno di teatro. Capisco come mai Malek abbia una vita così intensa. Potrei chiedere a lei qualche informazione sul Club del Libro, sono sicura che parteciperà.

Raggiungo il parcheggio ormai deserto, pensando ai compiti che mi aspettano. Passo vicino alla caffetteria che è il ritrovo degli studenti e vedo uscire Connor con la divisa della squadra. Accelero immediatamente il passo.

«Ehi, Anderson!»

Alzo gli occhi al cielo. Mi blocco e mi volto verso di lui incrociando le braccia al petto. Possibile che abbia sempre tutta questa voglia di chiacchierare?

«Come stai?» mi chiede.

Immagino alluda alla storia del pronto soccorso e ne sono vagamente imbarazzata. Ci metto un po' a rispondere. I suoi occhi mi fissano e suscitano in me vecchi ricordi. È adorabile con quel piercing che segue i movimenti delle sue sopracciglia. Adorabile e stronzo! Ha di nuovo aspettato che non ci fosse nessuno per rivolgermi la parola.

«Tutto ok, grazie» dico più seria che mai.

«Perfetto, mi fa piacere» risponde.

Rimaniamo a fissarci in silenzio per qualche secondo. Poi io sbotto: «Si può sapere che vuoi? Ti ho detto di lasciarmi in pace, quale parte della frase non hai capito?».

«Guarda che non sto facendo niente di male» ribatte lui.

«Ti sto solo chiedendo se ti sei ripresa. Non è stato bello vederti lunga distesa sul pavimento.»

Sgrano gli occhi, stupita dalla sua ammissione.

«Ecco, in realtà...» continua, spostandosi un ricciolo ribelle dalla fronte, «volevo invitarti alla festa di Camille, sabato sera.»

«Cosa?»

«Sì, dà una mega festa a casa sua come tutti gli anni. Una roba epica. Io sono uno degli ospiti d'onore, quindi lei mi ha detto di invitare chi mi pare. Certo, probabilmente intendeva qualche ragazzo, ma io lo sto chiedendo a te.»

«Non mi saluti nei corridoi e poi vuoi che mi presenti a una festa con te?»

«Non ti sto chiedendo di venirci con me, non andremo insieme. Ma se accetti l'invito, potremmo trovarci là» precisa. Ah ecco. Come ho fatto a non arrivarci da sola?

«Una cosa come un incontro causale sulla pista da ballo? Magari ti fingerai persino stupito di trovarmi lì» mormoro con una smorfia.

«Ci sarà talmente tanta gente che nessuno baderà a noi.»

No, certo. Figurarsi se a una festa di liceali qualcuno penserebbe mai di vedere con chi si intrattiene Connor Brown. Un altro modo per diventare lo zimbello della scuola e il sacco da boxe di Isabelle.

«Non credo proprio che verrò a questa festa» rispondo secca. Non ho nessun motivo di partecipare, anche se me lo domanda lui.

«Be' certo, capisco che non sia il tuo ambiente. Sei abituata a cose... diverse» dice.

«Cosa intendi, scusa?» domando punta sul vivo.

«Se non ricordo male non sei mai stata una molto amante della vita sociale. Quando eravamo più piccoli non ti ho mai visto alle feste di compleanno, o agli eventi della scuola. Veramente parlavi a malapena con gli altri, sempre appiccicata a Logan che ti faceva da guardia del corpo» spiega. «Ho solo pensato che una festa fosse un buon modo per rompere il ghiaccio quando si arriva in un posto nuovo. Ma se non ti va, okay. Anzi, forse meglio così.»

Lo guardo leggermente infastidita dall'ultimo commento. «Ci penserò» replico mentre cerco di ricordare come si respira. 

Lui mi sorride. «Ci vediamo in giro, Anderson.»

AGAIN (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora