capitolo 38

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L'immagine l'ho presa da instagram

Sono passati due mesi. DUE FOTTUTISSIMI MESI da quel risveglio terribile. Forse avrei preferito rimanere in coma, nel mio pianeta perfetto. Ma purtroppo eccomi qui, in un mondo che non sento del tutto mio, seduta sul letto a pensare a queste cazzate alle tre di notte. È da quella mattina in ospedale che non dormo più per un cazzo. Ma proprio più, cioè zero. Ho le occhiaie perenni, passo ore e ore a piangermi addosso. Non ho più una famiglia, non ho più amici, non ho più un ragazzo che mi ama. Ho solo un appartamento di merda in uno scatolone di merda che chiamano condominio, in un paesino di merda in periferia a Trento. Eh si, è qui che sono nata a quanto pare, ed è qui che vivevo prima dell'incidente in auto. La nostra vicina di casa, una cinquantenne zitella che conosce la mia famiglia da una vita, mi ha raccontato tutta la mia storia, da quando sono nata ad ora. Almeno il mio nome è giusto, Sara. Ma di cognome non faccio Betti, bensì Bianchi. Mia madre si chiamava Valeria e mio padre Lorenzo. Non ho fratelli e sorelle, solo un cane, Pongo, che è ormai vecchio e che dorme perennemente nella sua cuccia davanti all'entrata. Ho 17 anni, frequento il liceo scientifico sportivo a Trento e sono al terzo anno. Ora è inverno, vacanze di Natale, ed è la notte tra il 23 e il 24 dicembre. Non ho migliori amici. Anzi, nemmeno amici. Solo conoscenti o compagni di classe. Faccio calcio nella squadra maschile del paese, perché mi rifiuto di andare in una squadra femminile. E niente. Sono due mesi che non esco di casa, che mangio solo una tortina al giorno e bevo un bicchiere ogni sera. Mi sento uno straccio. Senza Matteo che mi ama, senza Mara che mi consola, senza Giorgio e gli altri ragazzi che mi fanno ridere, senza mio fratello che mi vuole bene, senza mia mamma che mi parla, senza una vita mia, non ho diritto di stare al mondo.
Molto spesso mi faccio domande del tipo: "che cazzo ci faccio qui?", oppure "ma perché mi sforzo di andare avanti in mezzo a questo schifo".
E adesso penso di aver trovato una risposta.
Visto che effettivamente non ha senso continuare così, ho deciso: metto fine alle mie pene.
Mi alzo, con la poca forza che ho in corpo. Trascino i piedi sulla moquette fino alla finestra, un buchetto sulla parete destra della camera. Mi siedo sul davanzale e guardo il panorama innevato sotto di me. Abito al quarto piano, l'ultimo del palazzo, quindi si vede tutto quel buco che chiamano paese. Sospiro e apro i vetri. Entra un'aria gelida, che mi fa venire la pelle d'oca e gli occhi rossi. I miei capelli lunghi svolazzano all'indietro. Chiudo gli occhi e mi godo quel momento di libertà, l'ultimo.
Riapro gli occhi e mi sporgo in avanti. Vedo sotto di me un fattorino delle pizze, che entra dal cancelletto e poi nel palazzo. Mi torna in mente quella pizzeria fantastica vicino a casa mia, a Palermo, nella quale andavamo ogni settimana io, Mara e Giorgio, ogni tanto anche Pietro. O quel fantastico mesiversario con Matteo, quando ha scoperto di essere arrivato a 300k iscritti. O il mio primo pranzo, quando Giorgio mi ha baciata...
Sorrido, ripensando a quanto sono stata stupida a crederci. Mi sembrava tutto troppo bello, e si sa che le cose belle prima o poi finiscono.
E ora eccomi qui, in procinto di buttarmi qui sotto, nella neve fresca, e di mettere fine alle mie sofferenze. Non so perché non l'ho fatto prima.
Poggio lo sguardo su una coppia in lontananza che si bacia. La ragazza ha il pancione.
Mi ricordo Mara, che era incinta. Chissà il suo bambino se è nato, come sta, come si chiama... E Giorgio, preoccupato com'era, secondo me è svenuto durante il parto...
Poi i miei occhi si concentrano su un ragazzo col cappello da baseball all'indietro che passeggia con gli occhiali da sole nel parco qui accanto, mano nella mano con una ragazza alta e bionda. Mi ricordano Ambra e Federico... Ambra... La odiavo, ma poi neanche più di tanto, mi ero ridotta ad odiare ancora di più mio fratello. E Mike... Chissà a quanti iscritti è arrivato, se ha continuato a fare video, che fine ha fatto Maria Francesca...
Mi scendono un paio di lacrime, che però si congelano sulle mie guance, prima di cadere. Apro e chiudo un paio di volte i miei occhi azzurri.
Prima di lanciarmi, mi tiro indietro e mi siedo alla scrivania. Prendo un foglio e scrivo le prima parole che mi vengono in mente, buttate così alla cazzo. Magari prima o poi qualcuno le leggerà, sempre che qualche buon uomo si ricordi che al mondo esistevo pure io. Una volta finito, ripiego il foglio e lo metto in un cassetto, poi ritorno alla finestra. Faccio un grande respiro e...

s7ormy || Dreaming of 2 {illuminati crew}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora