La distruzione dell'arena

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Corro. Corro verso l'albero dei fulmini, o quanto meno, ci provo: è tutto buio. Cerco Katniss, urlo disperatamente il suo nome; non mi interessa che Brutus ed Enobaria molto probabilmente mi troveranno a causa del baccano che sto facendo; ho una sola priorità in questo momento, ed è la vita della donna che amo, quella donna sempre fredda con tutti, con quello sguardo di ghiaccio e con quei suoi occhi grigi perennemente attenti e all'allerta: Katniss. La adoro, è lei quella che voglio accanto a me fino alla fine dei miei giorni, è lei quella che voglio sia la madre dei miei figli, è lei l'unica donna che riuscirò mai ad amare con tutto me stesso; da fuori, sembra che abbia sempre in mano la situazione, che sia la più forte, e molto probabilmente è vero, ma appena la vedo mi viene istintivo proteggerla, anche se, alla fine, quello debole sono io, il " ragazzo del pane", il figlio del fornaio, quello odiato da sua madre, quello bravo a glassare le torte, quello che sorride sempre ai clienti che entrano nel forno a comprare il pane, semplicemente Peeta Mellark.
***
Sbatto continuamente contro gli alberi, è buio totale, riesco a malapena a vedere a un palmo dal mio viso. Sento le forze abbandonarmi il corpo e la mente: correre in mezzo a questa foresta, con una gamba artificiale e con un caldo bestiale, mentre si urla il nome della propria amata, e nel contempo sbattere addosso alle piante, è sfiancante.
Tutto sembrava andare per il verso giusto: io e Finnick facevamo da guardia a Beetee mentre sistemava il filo e nel frattempo Katniss e Johanna portavano il rocchettone alla spiaggia; una trappola che avrebbe folgorato i Favoriti. Poi, il momento in cui qualcosa dentro di me si è rotto: ho visto il filo stagliarsi improvvisamente sopra le piante, segno che era stato tagliato, e ho sentito Katniss che urlava. Come un fulmine, sono scattato verso la direzione delle urla mentre Finnick cercava di trattenermi dicendo che poteva essere una trappola; non mi interessava; se era successo qualcosa a Katniss dovevo andare, non importava che fossi agli hunger games, con i Favoriti alle calcagna e più agguerriti che mai, con gli strateghi e i capitolini che volevano un solo vincitore. Volevo, anzi, dovevo andare da lei. Dopo qualche centinaio di metri, trovai solo l'estremo del filo ma di lei non c'era traccia. Forse era scappata da qualche parte e cosí avevo cominciato a cercarla; dopo molto che la stavo chiamando avevo deciso di tornare all'albero dei fulmini, magari era tornata indietro; e cosí ero finito ad arrancare in mezzo ad una foresta geneticamente modificata. Sentivo un rumore di passi non molto felpati e mi ero ritrovato una figura davanti a me. Istintivamente, avevo tirato un colpo con il machete; la figura aveva emesso un rumore strozzato ed era crollata a terra, seguita da un colpo di cannone che mi aveva fatto gridare. Mi ero abbassato e mi accorgevo con orrore che stavo vedendo il corpo morto di Brutus, il tributo maschio del distretto 2.
***

 Già scorgevo la punta dell'albero quando sento la voce di Finnick che grida in lontananza" Katniss, ricorda chi è il vero nemico!"
Lo sapevo, ero vicino a lei! Il cielo cominciava già a diventare tempestoso, i fulmini si stavano preparando a cadere. Nel momento esatto in cui il primo si apprestava a colpire i rami dell'albero, vedo un filo celeste/blu salire fino a dove vengono prodotti i fulmini.
Una luce mi acceca le pupille. Un'esplosione. Cado a terra, con gli occhi che sia chiusi sia aperti continuano a farmi vedere tutto bianco; le ossa che ancora tremano per il boato. Sento un rombo, proprio sopra di me. Mi sento tirare su: comincio a dare di matto. Cosa stanno facendo? Non sono morto! Devo andare da Katniss! Devo andare da lei! Mi dimeno come un forsennato ma niente, una morsa metallica mi cinge i fianchi. Vengo caricato su un hovercraft: distinguo le figure bianche dei pacificatori e un urlo di Johanna. Mi stropiccio le palpebre. Cosa sta succedendo? Non può essere reale quello che sto vedendo. Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero che una botta in testa mi fa crollare a terra senza sensi. L'ultima cosa che vedo sono un paio di stivali, alti e bianchi.

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora