La seconda intervista (parte prima)

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Gradis mi benda e poi mi trascina. Non riesco a stargli dietro, sono troppo debole, non mangio da giorni e sono stato torturato da non so quando tempo. Dopo un po', Gradis, evidentemente stanco del mio barcollare, mi da un pugno in faccia.
Per il contraccolpo cado a terra, sbattendo la schiena in un qualcosa di duro che mi toglie il fiato.
La benda si scioglie da sola, probabilmente non era ben legata.
Gradis mi guarda con disprezzo.
" Vabbè, tanto da qua non ne uscirai vivo, quindi fa niente"
Mi rialza, tirandomi per un braccio.
Intorno a me, ci sono vari corridoi. Non li ho mai visti, ne sono certo. Ma c'è un qualcosa nello stile dell'arredamento che mi ricorda qualcosa ma non so cosa.
Il pavimento lucido e liscio, le pareti scure, lunghi corridoi....che posto è questo?
Gradis continua a trascinarmi.
Arriviamo ad un ascensore; entriamo. I bottoni vanno dal -3 al 13.
Il mio guardiano schiaccia il pulsante con scritto sopra "0". Un display indica che ci troviamo al piano -3.
Quando usciamo dall'ascensore capisco dove mi trovo: siamo nel centro di addestramento, quello che ha ospitato i tributi prima dei 75esimi hunger games.
Quando usciamo, Gradis mi spinge dentro una macchina con i vetri oscurati. Alla guida c'è un pacificatore. Il viaggio è silenzioso e forse è meglio così; non sono in grado di parlare a causa degli shock frequenti dovuti alle torture, agli incubi e alla confusione mentale.
Dopo una ventina di minuti, il pacificatore annuncia con voce ferma " Siamo arrivati".
Gradis mi prende per un braccio e mi fa scendere dalla macchina. Tira così tanto che mi scrocchia una spalla e grido di dolore. Mi da un calcio e mi ammonisce:
" Sta' zitto! "
Mentre cominciamo a salire gli scalini per entrare nell'enorme palazzo bianco che abbiamo davanti, mi giro per cercare di capire dove sono. Dietro alla macchina che mi ha portato qui, c'è un enorme giardino estremamente curato; in fondo, scorgo un cancello.
Sono nel palazzo presidenziale! Quello è il giardino che abbiamo percorso io, Katniss ed Effie quando c'era la festa in nostro onore per la vittoria agli hunger games. Ricordo benissimo quella serata; il disprezzo che avevo provato nei confronti di Capitol City non era mai stato grande. La gente nel mio distretto moriva di fame, mentre qui, invece, sorseggiavano drink per vomitare in modo che si liberavano lo stomaco per continuare a mangiare.
Gradis mi porta in una stanza che non si adegua minimamente allo stile delle altre: tutte quelle che abbiamo passato erano riccamente ornate con quadri, sculture e divani, qui invece la stanza è tutta grigia con pareti di metallo che da una sensazione di freddo. C'è un lettino con sotto un contenitore metallico un poco più grande, un appendiabiti, uno specchio e una porta che non so dove porti.

Il mio guardiano mi fa stendere sul lettino e mi ammanetta sia le mani sia i piedi. Poi se ne va.
Rimango da solo forse per qualche minuto ma mi sembrano molti di più. Ho terribilmente fame e freddo. Non mangio da ormai quasi una settimana, credo. I miei vestiti, una maglietta nera a mezze maniche tutta bucherellata e bagnata di sudore e un paio di pantaloncini marroni stinti, non mi danno nemmeno un po' di calore. Inoltre, come se non bastasse, l'aria in questa stanza è molto fredda.
Stavo gia cominciando a tremare, quando entra un uomo; ha i capelli verdi sparati in aria, la pelle blu e la faccia così tanto truccata che non voglio immaginare quanto tempo ci abbia messo per conciarsi così. Mi ricorda qualcuno e dopo averci riflettuto un po' capisco chi è: era uno stilista ai 75esimi hunger games, anche se non ricordo per quale distretto lavorasse.

Senza troppi giri di parole mi fa: " Stai fermo o ti devo tenere ammanettato?"
Non ho nemmeno la forza per muovermi così dico con un filo di voce " Resto fermo ".
Mi spoglia e comincia a bagnarmi con un liquido colorato. Non so cosa sia ma non faccio domande; non solo perchè non ho le forze ma anche perchè non so come possa reagire.
Dopo avermi lavato comincia la parte difficile: rimettermi a nuovo il corpo. Sono dimagrito moltissimo e le gambe reggono a malapena il mio peso. La faccia è solcata da profonde occhiaie.
Preferisco questo stilista a quella della volta scorsa; è vero che non abbiamo parlato mai ma almeno lui non mi si è rivolto con lo stesso tono di lei.
Comincia a depilarmi le gambe e appena rasa una parte cerca di coprire lividi e tagli con delle creme. Dopo una mezz'ora mi dice di andare a mangiare, così avremmo continuato dopo. Gli riconosco che era un lavoro difficile da fare.
Mi porta in una stanza accanto e ci rimango molto male vedendo che sul tavolo non ci sono tante pietanze come la scorsa volta. Comunque sia, da una parte sono sollevato: è comunque cibo. Non mangio da una settimana e alla vista della roba da mangiare corro goffamente rischiando di inciampare su me stesso. Mi siedo frettolosamente e mi tuffo su un piatto di riso. Per la fretta, mi cade qualche chicco sul tavolo ma mangio pure quelli; tanta è la fame. Dopo il riso mangio una fettina di carne. Il cibo è finito, con mio grande dispiacere.

Lo stilista mi riporta nella stanza e continua a lavorare sul mio corpo. Alla fine, le gambe non sono il vero problema. La parte più complicata è il viso. Coprire tutti i lividi, i segni delle botte e le occhiaie richiede tutta la bravura da truccatore dello stilista. Da una parte, mi dispiace per lui: sará un lavoraccio. Dall'altra parte non mi interessa minimamente: è un capitolino, quindi come gli altri è odioso e pensa che Snow stia governando in modo giusto e via dicendo.
Dopo un'infinità di tempo, mi fa alzare e mi da in mano un vestito.
È un completo da uomo costituito da giacca e pantaloni scuri con dei fiori sbiaditi sopra e una ridicola cravattina bianca abbinata ai fiori.
Mi fa indossare il vestito e poi mi acconcia i capelli, tirandoli semplicemente indietro con il pettine. Poi mi fa specchiare.
Il completo mi sta largo a causa della mia perdita eccessiva di chili.
Il trucco ha coperto la maggior parte delle ferite ma non è riuscito a coprire bene le occhiaie e l'ossatura che ha preso il sopravvento sulla carne. Il mio viso è magrissimo.
Sono in piedi da soli dieci minuti ma sento il bisogno di sedermi. Sono stanchissimo, non ho più forze. Da alcuni giorni ho sviluppato un tremito alle mani. Lo stilista mi guida fino a un salottino con due poltrone. C'è Gradis con i cameraman, proprio come l'altra volta.
" Forza tributello. Sai quello che devi fare sennò sai quello che ti succede. Su, tra poco sei in onda su tutta Panem"

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora