La missione di salvataggio

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Sono nella mia cella.
Sono stordito, ma non così tanto da non sentire i gemiti di Annie e le urla soffocate di Johanna; ormai con la ragazza del distretto 7 siamo in qualche modo legati; sappiamo a memoria l'uno le grida dell'altro.
Un bel modo di instaurare legami.
In fondo, la vita è uno scambio: perso un legame, se ne fa un altro.
Ho rotto, anzi, ho voluto rompere il legame con Katniss ma mi sento legato a Johanna come mai sentito prima.
Non pensavo che potessi condividere qualche cosa con quella strana ragazza proprio per il suo carattere: io l'ho conosciuta nell'Arena e lì mi sembrava che fosse una dura a cui non interessava di niente e di nessuno.
Ma in realtà non è cosí.
Johanna sta soffrendo.
Proprio come me.

Credo che stia per giungere la sera: i Pacificatori stanno gia cominciando a riscrollarsi dalla noia del turno di guardia; i nostri guardiani stavano quindi per venire a dare una controllata prima di lasciarci soli per un'altra lunga, fredda, buia ed estenuante notte.

Sono rintanato in un angolo, raggomitolato su me stesso cercando di disperdere meno calore corporeo possibile dato che qui la temperatura è decisamente bassa; o forse sono io quello debole.
Sono affamato.
Non ce la faccio.
L'ultima cosa che ho messo nello stomaco è stata una mollica di pane spezzata dalla pagnotta della mia panetteria tre giorni fa.
Lo stomaco manda continui brontolii.
Tremo dal nervoso e dalla fame.
La mente è impazzita.
Cerco di buttarmi nei pensieri per distrarmi un po'.
Johanna si è azzittita di botto.
Forse si è addormentata.
Ho sentito dire da Gradis che anche Enobaria è stata fatta prigioniera. Mi chiedo perché non sia qui con noi, in una cella.
Molto probabilmente la tengono più libera, dato che proviene dal distretto 2, uno dei favoriti.
Sento la porta sbattere e i pacificatori sussultare.
Entrano Gradis e Taffel e dopo aver tolto la corrente dalle sbarre, si dirigono verso il proprio prigioniero.
Nessuno dei due parla; entrano semplicemente nelle celle guardando di qua e di là.
Non ne ho mai capito il senso di questa cosa ma credo neanche loro, dati i loro sguardi annoiati.
Solo Annie non ha un guardiano che guarda nella sua cella.
" Buonanotte tributello!" esclama Gradis.
Non credo sia proprio una "buona" notte. Stare in questa cella è tremendo.
E se magari riesci ad addormentarti, vieni svegliato dalle urla delle tue compagne di prigionia.
I guardiani escono seguiti dai pacificatori ma stranamente non hanno rielettrificato le celle.
Forse se lo sono scordato.
Alla fin fine non cambia nulla, dal momento che moriremo qui dentro, prima o poi.

La fame persiste e non ce la faccio più a sopprimerla.
Stacco un pezzettino di pane grande come un'unghia dalla pagnotta.
Cerco di mordicchiarla piano piano, per gustarmela al meglio.
I miei sensi si riaccendono.
Le papille gustative scoppiano di felicità.
La salivazione diventa decisamente eccessiva.
Ma tengo tutto dentro.
Non devo perdermi nemmeno una minima parte del nutrimento che mi dà il pezzettino di pane.
Anche questa volta ho ceduto penso tra me e me.
Sono combattuto tra lo smettere di mangiare o infischiarmene del cedimento: morire prima o continuare a vivere rompendo ennesimamente una promessa?
Non ce la faccio, quindi continuo ad assaporare quel pane misto a muffa. 

Quando purtroppo finisce, su di me ricade quella tristezza e quell'apatia solite della prigionia cosí, mi rifugio nello stato di trance.
È un modo per passare il tempo anche se a volte ti frega: magari ti sembra che stai fissando un punto da cinque minuti e invece è passata mezz'ora.
Però può anche capitare il contrario: fissare il punto per quella che ti sembra una mezz'ora quando in realtà sono solo cinque minuti.
Di solito, la prima accade quando hai tanti pensieri per la mente.
La seconda quando dentro di te hai il vuoto. 
In qualsiasi caso il tempo sembra non passare mai. Non so né che giorno o che ora sia. So solo che è sera perché se ne sono andate le guardie.
Domani, quando Gradis mi verrà a prendere, saprò che è mattina.
Cosí si scandiscono i giorni, che passano lenti, con un ritmo esasperante.

Cado nei miei pensieri, fantasticando su come uccidere Katniss in maniera dolorosa.
Annegamento?
Devo solo sperare che ci sia dell'acqua.
Menandola?
Devo essere solo con lei.
Oppure...
Il mio flusso di coscienza viene arrestato da un rumore lontano, tipo di vetri rotti. Ma non sono sicuro. Forse sono solo allucinazioni, dato che da quando sono qui mi succede di tutto.
Provo a tornare in trance ma non ci riesco.
I pensieri non sono facilmente comandabili.
L'unica cosa che aspetto con ansia è di uccidere Katniss.
Possa essere l'ultima cosa che farò, ma non me ne andrò via da questo mondo se non vedrò il suo cadavere davanti a miei occhi e il suo sangue sulle mie mani.
Deve morire.
Sento una porta sbattere in lontananza.
Possibile che non siano solo allucinazioni?
Forse è solo Gradis che si accanisce contro qualche pacificatore che si stava addormentando.
Ricordo ancora quando assalí la guardia, quel giorno; stavo passando il pane a Johanna.
Da lì furono elettrificate le sbarre.

Annie non geme più.
Nella stanza regna il silenzio.
Forse si sono addormentate tutte e due.
Il silenzio mi sembra interrotto solo dal rumore lontanissimo, appena percepibile,di porte sbattute.
So già da solo che non è possibile, cosí decido di provare a dormire; magari sono la stanchezza e la debolezza che mi fanno sentire così.

Mi accascio contro la parete, cercando di riposare un po'.
Appena serro le palpebre sento l'aria farsi pesante.
Riapro gli occhi.
Nella stanza c'è una nebbia bianca.
Mi sembra di riessere agli hunger games, quando la nebbia velenosa inghiottì Mags.
D'istinto mi tiro indietro.
Tra il biancore scorgo delle figure nere e dei lampi rossi.
Strizzo gli occhi cercando di mandare via quelle visioni.
Ma quelle rimangono lì.
Una figura apre la mia cella e mi chiama:
" Peeta! Peeta mi senti? Peeta vieni qui!"
È una voce conosciuta, ma non è quella di Gradis; e nemmeno quella di Taffel;
Mi sembra vagamente quella di Gale.
Nel frattempo sento che altre persone stanno parlando con Johanna ed Annie.
Mi avvicino ma comincio a barcollare a causa della nebbia.
Alla fine cado tra le braccia della strana figura.

Quando mi risveglio sono ancora molto stordito.
Sono sdraiato su un pavimento duro.
Mi guardo attorno: ci sono una decine di persone vestite di scuro e accanto a me ci sono le mie compagne di prigionia. Sembrano svenute.
" Gale?" chiedo sussurrando.
Una figura si avvicina a me.
Si leva una maschera antigas.
Si, è lui, Gale Howerthorne.
" Sí, Peeta?"
" Sono salvo?"
" Sí, vi abbiamo liberato. Ora siamo su un hovercraft."
Mi sembra strano che mi abbia salvato proprio lui, a causa di quella rivalità per Katniss.
Al momento, provo soltanto pena per lui, dato che non sa che lei è un ibrido.
" Dove stiamo andando Gale?"
" Nel distretto 13. "
La mia mente ritorna in confusione.
Distretto 13?  Ma era distrutto!
E crollo sul pavimento, cercando di non pensare a niente.

Spazio autrice!
Volevo ringraziarvi per le 300 visualizzazioni!
Rinnovo l'invito a suggerirmi qualche idea per un'opera futura.
Stellinate, commentate e seguitemi!
Un bacio e grazie! ❤😘
-Azzurra

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora