La seconda intervista (parte seconda)

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" Tra poco sei in onda su tutta Panem"
Cammino piano piano verso la poltrona volta verso le telecamere, dato che io sarò il soggetto dell'intervista.
Ogni movimento mi fa sussultare dal dolore. Cerco di appoggiarmi ai mobili ma senza risultati: il tremito nervoso che ho alle mani mi impedisce di farlo; così, barcollando e zoppicando, arrivo alla poltrona e mi butto di peso su di essa. Mi guardo intorno per qualche minuto.
La stanza è immensa, grande quanto casa mia nel Distretto 12.
Le pareti sono ricoperte da una carta da parati dorata con alcuni ricami tutti arzigogolati mentre i bordi dei muri sono attorniati da delle strisce rosse. C'è una finestra con davanti delle tende bianche; non riesco a vedere cosa ci sia fuori. Da una parte, un'intera parete è occupata da una libreria enorme che conterrà migliaia di volumi. Non c'è nient'altro da vedere; mi viene da pensare che sia uno studio.
I miei pensieri vanno a Katniss, quella figura ormai lontana dalla mia nitidezza mentale. Chissà chi era veramente per me. Non lo ricordo. A volte ho come dei flash, ma sono confusi: Katniss che confabula con Cato; Katniss che mi inietta la medicina per la gamba dentro la grotta; Katniss che mi spinge contro il campo di forza; Katniss che dice di aver bisogno di me.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime così smetto di pensare.
Mi appoggio con tutto il peso sullo schienale: la testa mi gira e gli occhi non riescono a mettere a fuoco. Ho bisogno di una dormita senza alcun incubo e fare un pasto abbondante. Sono così debole.
Entra l'intervistatore; anche questa volta è Caesar Flickerman.
Si siede davanti a me.
Le telecamere si accendono e vicino ad esse c'è uno schermo che mostra ciò che vedono i telespettatori.
Il trucco non è riuscito a nascondere bene i segni della prigionia sul mio viso e il vestito non copre la mia ossatura progredita.
" Allora Peeta....è bello rivederti...come va? " comincia Caesar.
" Oh beh...si tira avanti "
Continuiamo con queste chiacchiere vuote;da una parte sono felice che sia così, almeno non sono costretto a parlare di lei, penso tra me e me.

Non ho nemmeno il tempo di gioire dentro che Caesar mi domanda:
" Secondo te, Peeta, perchè Katniss Everdeen, la ragazza che era amata da tutta Panem, la Ragazza di Fuoco, sta registrando dei pass-pro per i distretti?"

Questa è una domanda difficile per me. Come faccio a non far trapelare la mia idea, ovvero che la rivolta è la giusta reazione al governo di Capitol City? Decido di continuare con il discorso che ho fatto nell'altra intervista.
" La stanno usando, è ovvio; per incoraggiare gli insorti. Dubito che lei sappia davvero quello che sta accadendo in guerra, quello che c'è in gioco. " dico.
Respiro.
Scusa Katniss, penso.
Ormai il danno è fatto. Se solo potessi dire quello che penso realmente senza avere conseguenze....
" C'è qualcosa che vorresti dirle?" chiede Caesar.
" Sì, c'è." rispondo.
Devo convincerli.
Mi prendo un po' di tempo per riflettere su quello che sto per dire; poi guardo dritto nella macchina che mi sta riprendendo, come se stessi parlando proprio con lei.
" Non essere sciocca, Katniss. Pensa con la tua testa. Ti hanno trasformata in un'arma che potrebbe contribuire in modo decisivo alla distruzione dell'umanità. Se hai una vera influenza, usala per mettere un freno a tutto questo. Usala per fermare la guerra prima che sia troppo tardi. Chieditelo: ti fidi davvero delle persone con cui collabori? Sai davvero cosa sta succedendo? E se non è così...scoprilo."
Perdonami, Katniss.
I cameraman danno il segno della fine dell'intervista.
Caesar si alza e mi stringe la mano.
" E' stato.....bello vederti, Peeta. "
Mi sento tirare da dietro, così mi giro e vedo Gradis che mi tiene per una spalla. Mi accompagna, o meglio, mi trascina verso una porta. Lì vicino c'è un buffet di dolci che prima non avevo notato.
La bocca mi si riempie di acquolina e istintivamente allungo una mano per afferrare un pasticcino. Gradis mi spinge e cado sul pavimento della stanza accanto. Chiude la porta a chiave.
Mi colpisce con violenza. I pugni cadono sulla mia faccia facendomi scrocchiare la mandibola. I calci prendono in pieno le costole ormai sporgenti. Mi da una gomitata dritta sulla bocca. Provo a rialzarmi ma non ci riesco così cado con la faccia sul parquet. Il sangue che mi sgorga dalle labbra imbratta il legno immacolato che sembra non essere mai stato scalfito da una scarpa.
Mi rialza prendendomi per un braccio ma le mie gambe cedono e ricasco a terra. Mi prende per le spalle e a forza di calci mi porta nel giardino del palazzo presidenziale. Mi spinge contro l'interno della macchina ma il mio corpo debole, cadendo di peso, sbatte contro lo sportello. Il risultato è un taglio sopra il sopracciglio destro e un angolo della portiera insanguinato. Gradis mi mette dentro la macchina. Sono semi-svenuto. Non riesco bene a capire quello che sento e la vista è offuscata. Quando siamo al centro di addestramento ed entriamo in ascensore, mi accascio su me stesso. Il mio guardiano mi rialza. Quando siamo nella stanza delle celle, sento Johanna gridare:
" Peeta! Che ti hanno fatto? Peeta! "
Non riesco nemmeno a risponderle, perchè un pacificatore si fionda su di lei e la mena.
Giusto, noi prigionieri non dobbiamo avere contatti, penso.
Gradis mi da uno spintone e sbatto contro le sbarre della cella di Annie. La ragazza, vedendomi, si spaventa e inizia a urlare:
" Finnick! Finnick, aiuto! Finnick dove sei? "
Al contatto con le sbarre il mio corpo è pervaso da una scossa elettrica.
Gradis va al pannello di controllo per levare la corrente, apre la mia cella e poi, prendendomi a calci, mi ci butta dentro. Chiude le sbarre, le rielettrifica e poi se ne va.
Mi sento svenire.
Poi il nero invade tutto.

Spazio autrice
Ciao ragazzi! Grazie per le 171 letture!
Volevo dirvi alcune cose:
Passate a leggere i centesimi hunger games del mio migliore amico andre_ferro27.
Al riguardo della mia storia, i commenti e i voti sono sempre graditi e se potete/volete farmi pubblicità ve ne sono molto grata.
Grazie a tutti! ❤😘

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora