Le primule

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" Scusi per l'orario! Avete delle uova?" chiedo ansimando. 
" Sì, ne sono rimaste solo due. Le vuole entrambe? " risponde cortese il ragazzo. 
" Sì, grazie." replico con un sorriso mentre mi passa un sacchettino. 
Mi dirigo verso casa, stavolta con passo più lento. Il sole è calato quasi del tutto. Quelle primule mi hanno solleticato la mente. Devo farci qualcosa. Non un bouquet; non un disegno. Qualcosa che duri nel tempo... ma cosa? 

Apro la porta sospirando.
Entro e poggio delicatamente la busta delle uova sul tavolo. Apro il frigorifero ed arriccio il naso. Il latte è diventato verde e la carne ha un bruttissimo colore violaceo. Una puzza tremenda mi investe. Mi dispiace per tutto quel cibo sprecato, ma sono costretto a prenderlo e buttarlo nel secchio fuori casa.
Prendo un uovo e lo apro; poi lo verso in una padella e comincio a farlo cuocere; l'altro lo metto nel frigorifero.
Durante la cena non accendo nemmeno la televisione; l'unico rumore è quello della forchetta che sbatte contro il piatto.  Sono distratto a causa di quelle primule. Quei fiori da cui prende il nome Prim...non mi si levano dalla mente. Mi alzo, esasperato. Apro la porta e mi siedo sugli scalini, con le ginocchia al petto.  Le finestre di Katniss sono chiuse e non si vede nemmeno uno spiraglio di luce. Non posso credere di essere così vicino a lei, ma allo stesso tempo così lontano. Basterebbe aprire quella dannata porta e poi... e poi cosa? Probabilmente è ancora sotto shock per la sorella. Non vorrà vedere nessuno, e stare da sola, come ha sempre fatto. Nascondersi nell'ombra, senza infastidire nessuno. Senza esternare le proprie emozioni davanti agli altri. Anche perchè l'unica volta che l'ha fatto è stato nel distretto 11 durante il tour della vittoria e ci è morto un anziano. L'unica cosa che vorrà sarà far tornare la sorella, e nessuno può farlo. Può vivere sono nei nostri ricordi. 
Mi alzo sconsolato e torno a sedermi a tavola, sbattendo la porta. L'uovo ha perso tutto il suo sapore, ma mi costringo a finirlo dato che oggi ho bevuto solo il the. 
Rimango a fissare per qualche minuto il tavolo, con sguardo vuoto. 
Metto il piatto dentro il lavandino e vado in camera. Mi stendo sul letto ancora vestito, con le mani dietro la nuca, in cerca di un' idea. 
" La notte porta consiglio, Peeta." dice la voce di mio padre nella mia mente. 
Chiudo gli occhi. 

Sono su un' immensa terrazza dove ci sono vasi pieni di fiori. Ci sono centinaia di profumi talmente intensi che alcuni mi fanno anche pizzicare le narici. Ma un odore mi attira più degli altri: è più buono, ma non è tanto forte da disgustare. Lo seguo, superando migliaia di piantine. Arrivo fino al limitare della terrazza. C'è un solo vaso ma quell'odore è più forte e capisco che proviene proprio da quel vaso. Mi chino per osservare meglio i fiori. Sono primule. 

Mi sveglio e capisco cosa devo fare. 
" Grazie, papà." dico ad alta voce mentre mi alzo. 
Mi faccio una doccia veloce e mi metto dei vestiti puliti e comodi. Scendo velocemente al piano di sotto ed esco di casa senza fare nemmeno colazione; mangerò dopo. Il sole è appena sopra il profilo delle montagne. Vado nel retro, dove c'è il recinto dei maiali. Gli animali sono a terra morti; saranno morti di fame. Ora non ho tempo di levarli da lì. Prendo la carriola che sta vicino al cancello e una vanga e poi mi dirigo verso i boschi. Quando arrivo alla recinzione fatico non poco per far passare i miei attrezzi in quel buco piccolo, però alla fine riesco nel mio intento. Cammino fino alle primule e prendo la vanga. Con colpi decisi comincio ad estrarre dal terreno le piantine, stando attento a non rovinarle. Le piccole radici vengono via facilmente insieme ai fusti dei fiori; adagio l'estratto dentro la carriola e carico anche un po' di terra. 
Ammiro il mio lavoro e poi torno verso la recinzione, con la carriola che pesa molto di più. Provo più volte a farla ripassare dal buco, ma non ci riesco. 
" Bisogno di una mano?" chiede una voce, con tono divertito.  
Alzo lo sguardo e vedo Thom dall'altra parte della rete. 
" Oh, ciao! Beh, non mi dispiacerebbe..." ammetto con un sorriso imbarazzato. 
" Aspetta, io alzo qui e tu dall'altra parte. " 
Con pochi secondi riusciamo a riportare tutto dall'altra parte. 
" Grazie! Come mai da queste parti a quest'ora? " chiedo. 
" Stiamo scaricando i cadaveri nella fossa comune, qui al Prato. " risponde.
" Ah... buona giornata e grazie per l'aiuto! " dico spingendo la carriola verso il villaggio dei vincitori. Lascio i fiori e la vanga fuori casa, e poi vado verso lo spaccio dove ieri ho comprato le uova, dopo aver preso qualche soldo. 

Compro della farina, qualche verdura, dei cereali, un po' di frutta e il latte.
 Porto la spesa dentro casa e bevo un bicchiere di latte, mentre con il piede batto freneticamente per l'ansia. Solo ora faccio caso al fatto che ho dormito con la protesi. Dato che  è ancora abbastanza presto, comincio ad impastare per fare il pane. Le mani riprendono quel ritmo forte ed incalzante, mentre la farina si deposita tra le dita. Mentre l'impasto comincia a prendere forma, delle lacrime di nostalgia scendono dai miei occhi, ricordando le esperienze che quel pane richiama nella mia mente. 

Lancio un' occhiata all'orologio e vedo che comincia ad essere mattino inoltrato, così lascio riposare l'impasto sotto un canovaccio. Mi lavo le mani e esco. 
Spingo la carriola con i fiori fino davanti casa di Katniss. Casa sua è completamente silenziosa e un sottile filo di fumo viene dal comignolo. 
Sospiro. Le piantine che ho estratto sono cinque, e così comincio a scavare altrettanti buchi lungo il lato della casa. Il rumore del grattare della pala copre il suono dei canti degli uccelli. 
Prendo delicatamente una piantina in mano e la faccio scivolare dentro al primo buco. Getto un po' di terra per ricoprirla. 
" Sei tornato." dice una voce. Quella voce. La sua voce.
" Fino a ieri il dottor Aurelius non mi ha permesso di lasciare Capitol City. Tra l'altro, mi ha detto di dirti che non può continuare a fare solo finta di curarti. Devi rispondere al telefono." spiego. 
Ma poi mi do dello stupido. Lei è qui e l'unica cosa che so dire sono le parole di Aurelius? Di certo, anche lei non ha un bell' aspetto. I capelli sono una massa aggrovigliata. La pelle è pallida e presenta ancora i segni delle ustioni, come la mia. E' magrissima. Ma comunque è sempre meravigliosa. Vorrei abbracciarla, magari baciarla, ma so che non posso. La confonderei. Mi ripeto mentalmente le parole di Haymitch per resistere all'impulso di prenderla tra le mie braccia.
" Cosa stai facendo?" chiede passandosi una mano tra i capelli. 
" Sono stato nei boschi, stamattina, e ho sradicato questi. Per lei. Pensavo che potremmo piantarli lungo il lato della casa." spiego. 
All' inizio fa una faccia arrabbiata ma poi i suoi lineamenti si rilassano. Annuisce e poi scappa dentro la casa. Sento lo scattare della chiave. Non la seguo, finisco di piantare le primule. 
Poi rientro dentro casa e cuocio il pane, provando una sensazione nuova che credo non abbia nome. Sento il mio cuore alleggerito, come non lo sentivo da prima degli Hunger Games. 

Spazio autrice! 🌼
Grazie per le 3.16k visualizzazioni!
Spero di poter pubblicare un capitolo prima che rinizi la scuola :)
Grazie e a presto!
-Fandomsareourfamily

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora