La cena nel refettorio

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Così è passata una settimana.
Sette giorni tutti uguali, con visite mediche, dottori che fanno supposizioni, stanchezza, debolezza, ricordi recuperati o maggiormente offuscati.
Il letto è sempre quello, il cibo è sempre quello, la noia è sempre quella; sento che la vita sta abbandonando le mie membra, come se anche quella si fosse stufata di abitare in un corpo così noioso e sedentario. Non so cosa darei per farmi una passeggiata all'aria aperta.

Questi giorni sono stato il bersaglio delle osservazioni di Johan: a detta sua, sono migliorato moltissimo e forse stasera potrò cenare nel refettorio del Distretto 13.
Ha detto che secondo lui sono pronto per ritornare ad interagire con altre persone, stando però sotto stretto controllo a causa di quegli accessi di rabbia incontrollabili e bla bla bla; mi viene il mal di testa solo a pensare a tutti i " se" i " ma" e i " però" che la cura comporta.

A volte, per ammazzare un po' di tempo, ripenso alla chiacchierata con Katniss.
Ci sarà rimasta male? Beh, era ora che mettessimo le cose in chiaro. E' sempre stata una continua menzogna, sin dai 74esimi hunger games. Mi sono stufato di tutte le romanticherie, i baci e le belle frasi per le telecamere; dovevo farlo da tempo. Sì, è stato meglio così.
E comunque, ormai non si può tornare indietro, tanto vale andare avanti.
Una brutta verità è meglio di una bella bugia, almeno è segno di onestà.

Delly è venuta un paio di volte nel giro di una settimana. Mi rimprovera duramente appena dico qualcosa che va contro Katniss o le sue azioni. La mia amica dice che " lei è una brava persona e che sta agendo per il bene di tutti e per tutta la nazione." Dice anche che si sta allenando per andare a combattere in prima linea a Capitol City.

Ho molta fame; le verdure del pranzo di oggi non erano buonissime, erano un po' troppo salate e poi non un debole per le carote e i carciofi.
Se stasera cenerò nel refettorio forse mi daranno qualcosa di più sostanzioso. O almeno, spero.

Chiamo Johan e dopo qualche minuto entra.
" Hey Peeta. Tutto bene?" dice con una nota di preoccupazione nella voce.
" Sì, sì, certo. Tutto bene. Volevo solo sapere se potevi stare un po' qui con me a farti una chiacchierata." rispondo.
" Oh beh...rimarrò qui solo per poco perchè alle sei devo andare per i reparti a visitare i pazienti. Posso restare qui con te solo per mezz'ora. Come ti senti?" dice guardando il suo orologio da polso.
" Annoiato. Come se non avessi più vita. " sussurro con voce flebile.
" Se ti senti abbastanza in forze, stasera potrai cenare con gli altri abitanti. " propone lui.
" Certo che ce la faccio!" esclamo.
" Allora staremo qualche altro minuto qui, poi ti manderò da due inservienti che ti prepareranno e ti daranno le istruzioni per la cena. "

Restiamo così a scambiarci battute vuote, solo per riempire il silenzio quasi imbarazzante che a volte cade tra di noi. Le chiacchierate tra me e Johan non sono più interessanti come quelle di una volta; ormai ci siamo detti di tutto.

Quando arriva finalmente l'ora di andare, mi libera dalle cinghie e mi fa scendere lentamente dal letto. Gemo per il mal di schiena così mi fa un massaggio veloce lungo le vertebre e sulle scapole.

Dopo aver percorse vari e intricati corridoi grigi, arriviamo in una stanza dove ci sono due infermieri che si presentano subito con un sorriso.

" Io sono Kay!" cinguetta uno.
" Io invece sono Chris!" esclama l'altro.
Sorrido, ma non con una smorfia forzata, pensando a quanto questi ragazzi mi ricordino il mio staff di preparatori: sempre allegri e con queste vocine che assomigliano a squittii.

" Io mi chiamo Peeta."

Mi fanno spogliare e mi fanno il bagno.
Mentre mi strofinano il corpo con una spugna, parliamo un po'.
Quando arriva il momento di asciugarmi, ho capito che anche loro hanno quasi diciotto anni e che sono appena stati promossi come lavoratori nell'ospedale.

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora