24 Agosto 2016

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No, questo non è un capitolo.
Volevo prendermi dello spazio per esprimere ciò che a voce non può essere espresso.
Desolazione. Distruzione. Disperazione.
Abito in provincia di Rieti, a quaranta minuti di macchina dai paesi di Amatrice ed Accumoli. Vedere i propri "vicini di casa" morire cosí, inermi, di fronte alla forza incontrollabile e indomabile della natura è stato shockante.
È stata una lunga notte.
Solo qualche ora fa, alle 3:37, il mio armadio sembrava venirmi addosso mentre mia madre, svegliata anche lei dal sisma, mi lasciava un bacio tra i capelli dicendomi che la nostra casa avrebbe resistito, nonostante il 6.4 di magnitudo.
Mi trovavo in cucina, durante la seconda scossa, ed il silenzio era rotto dai bicchieri che sbattevano dentro la credenza.
Mia madre,il suo compagno e mio padre sono poliziotti, tutti e tre. Mia madre è stata chiamata alle 5 di mattina per andare a lavorare, aiutare a mandare il personale dove più serviva. Il suo compagno, alle 5:30 era ad Amatrice, con piccone e pala, a cercare in mezzo alle macerie i corpi delle vittime. Si è visto davanti agli occhi il corpo morto di molte persone, tra cui un bambino di sette anni. Mio padre era a Pescara, troppo lontano, ma sentito comunque vicino. La disperazione mi pervadeva la mente quando non rispondeva subito al telefono.
Alle 5:40 eravamo sole, io, mia sorella più grande, da un anno maggiorenne e mia sorella di sei anni. Uscite in strada, con il cielo che ulula, il vento che soffia, la terra che trema, il pianto delle mie sorelle. Tutto, tutto è impresso nella mia mente.
Non mi si leverá mai dalla testa il momento in cui mia sorella più piccola ha detto " noi siamo grandi, grosse e non abbiamo paura di niente." nonostante la catastrofe era intorno a noi.
Mia sorella che imprecava perché non poteva chiamare a causa delle linee telefoniche intasate.
Niente, niente verrà dimenticato nella mia mente.
Non voglio la vostra compassione. Voglio solo farvi riflettere su quanto possa essere facile passare dalla vita alla morte.
Una coppia di anziani ritrovata mano nella mano in quel che restava del letto.
Una bambina di nove mesi morta.
Un ragazzo inglese venuto per le vacanze.
Tutte le vittime e tutti i loro sogni non realizzati, distrutti, insieme alle loro vite.
Il bambino di sette anni che non diventerà mai un calciatore.
La bambina di nove mesi non soffierá mai sulla prima candelina.
E quella coppia di vecchietti che non vedrà un altro tramonto insieme.
Quel bacio di mia madre, la frase detta da mia sorella tra i singhiozzi, sono state essenziali, per farmi ricordare che nonostante tutto la mia famiglia è lì e lo sará per sempre, nel bene e nel male.
Ricordate.
Perché un giorno non potrete più ricordare.
Vivete.
Perché un giorno non potrete più farlo.
-Fandomsareourfamily

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