Il prezzo da pagare

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Vengo trascinato fino ai Giardini Presidenziali. Due pacificatori mi tengono sollevato per le braccia mentre le gambe giacciono per terra, facendo strusciare il fondo schiena e logorando il completo dell'intervista.
Mentre gli inservienti di Capitol mi fanno scivolare in migliaia di corridoi, Gradis mi urla insulti e frasi di cui a volte non capisco il senso, a causa delle botte che mi hanno stordito.
Ogni tanto, mi rifila qualche calcio sulle costole come se non fosse già tanto sopportare tutto questo.
Quando arriviamo all'esterno, i pacificatori mi lasciano sulla sommità di una scalinata.
Rimango per terra, sanguinante, ansimante e sfinito.
Già mi aspetto la presa di Gradis sulla spalla quando invece ricomincia con i calci, facendomi rotolare lungo tutti i gradini.
Sbatto la testa, la schiena, i fianchi e i denti sul marmo duro, che ormai ha perso la purezza del suo bianco a causa di varie gocce del mio sangue di qua e di lá.
Quando mi fermo, la ruota della macchina è a un palmo dal mio viso.
Gradis stavolta mi prende per un braccio e mi carica sul mezzo di peso.
Invece di finire sul sedile, cado malamente dove si dovrebbero appoggiare i piedi, sbattendo il naso.
Il guardiano mi rialza, costringendomi a mettermi seduto.
Il viaggio fino al centro d'addestramento è riempito dai miei gemiti di dolore.
Quando ritorniamo alla stanza con le celle, appena varco la porta, Johanna mi guarda con una faccia sgomentata.
Non penso di aver un bellissimo aspetto.
Gradis mi leva il completo grigio, rimettendomi il solito camice bianco, sporco e logorato.
Mi butta dentro la cella e quando la richiude mi dice:
" Non pensare di passarla liscia, Peeta Mellark. Fra poco avrai visite: il Presidente Snow vuole parlarti e non credo che sia venuto solo per un the e qualche piacevole chiacchierata in allegria come vecchi amici. Hai commesso un grave errore, tributello."
Poi se ne va.
Appena chiude la porta mi fiondo sulla pagnotta di pane della mia famiglia.
Il presidente dará l'ordine di uccidermi appena avrá finito di parlare con me quindi voglio che il mio ultimo pensiero vada alla mia famiglia.
Stringo a me la pagnotta, ormai ammuffita e durissima.
Ricordo il sorriso di mio padre.
Le sue ferite lungo le braccia a causa di varie bruciature con i forni.
Le mani forti di mia madre.
La sua durezza.
Gli occhi di mio fratello.
La sua passione per la pasticceria.
Mi mancano cosí tanto...anche se molte volte avevo espresso il desiderio di vivere con un altra famiglia.
Lacrime calde e salate solcano le mie guance, sovrastando la cipria che mi avevano messo per coprire alla bell'è meglio l'effetto della tortura.
Mentre sono steso per terra, preso dai tremiti nervosi, sento la porta aprirsi lentamente.
Mi giro già sapendo chi è.
Coriolanus Snow è in piedi davanti a me.
Non che mi faccia paura o altro.
Ormai so già che sto per morire, che sia per condanna o per collasso.
Non parlo. Preferisco che inizi lui.
Credo che mi abbia letto nel pensiero, perché inizia subito a parlare.
" Ebbene, Peeta. Devo dire che nonostante la visione dei filmati non ti sei arreso alla realtá e che continui a nutrire sentimenti per la signorina Everdeen. Credo che tu sia stato molto incauto nel rivelare il bombardamento sul distretto 13. Non so dove tu abbia preso questa informazione, anche se vera. Ormai, poco importa. Decine di squadre di bombardieri stanno ora devastando il rifugio di Katniss Everdeen e della sua banda di ribelli. La tua imprudenza ti costerá cara: ci sará ovviamente un prezzo da pagare. Hai qualcosa da dire, Peeta Mellark? "
Rifletto un attimo.
Poi rispondo:
" Sí, ho qualcosa da dire. Non mi interessa più di Katniss. Ma nemmeno questo ormai importa più. La mia domanda è un'altra. Cosa mi farete ora? "
" Avrai subito la risposta. ".
Snow si gira e fa cenno ad un pacificatore di guardia.
" Vá a chiamare Gradis Sherton. "
È la prima volta che sento il cognome di Gradis,ora che ci penso.
Il pacificatore annuisce ed esce.
Nella stanza scende il silenzio.
Dopo qualche secondo entra Gradis.
" Signor Sherton...spero vivamente che non si ripeta mai più che il suo prigioniero si permetta di fare cose del genere. Lo contenga. Inoltre, ho deciso che verrà messo sotto effetto tutto il giorno, ad eccezione della notte. A quel punto la situazione sará tranquillissima, cosí la notte non ci sará bisogno della guardia interna nella stanza. Basteranno i pacificatori nelle stanze vicine. Non tollereró un altro incidente del genere; altrimenti avrá anche lei un prezzo da pagare. "
Gradis annuisce, con lo sguardo basso. Se ne vanno tutti e due.
È colpa di Katniss.
Ecco cosa mi ha portato aiutarla.
Basta.
Basta veramente.
Giuro su me stesso che non farò più niente per lei.
La ucciderò.
Io ucciderò Katniss Everdeen.
Si.
È questa la soluzione.
Non posso più sopportare altre torture per lei.
Lei non ha fatto niente per me, e se lo ha fatto era per i suoi interessi.
Basta.
Finisce qui.
Io ti ucciderò Katniss.
Si.
Con un ghigno malefico sulle labbra mi sdraio, sperando di avere prima o poi un'occasione per uccidere la persona che ha causato tutto questo, Katniss Everdeen.
Ti ucciderò, non so quando, ma prima o poi ti ucciderò.
Con questo pensiero, mi addormento.

Spazio autrice
Ciaoh a tutti!
So che questo capitolo fa pena, ma era un capitolo di passaggio. Credo che fra uno o due capitoli, verrá la missione di salvataggio. Da lí, continuerò la storia, sempre dal punto di vista di Peeta, immettendomi sulla scia della Collins. Vi ricordo che aspetto le vostre idee sulla mia futura opera sempre a tema hunger games.
Spero che la storia vi stia piacendo. Vi ricordo di commentare e lasciare le stelline.
Ringrazio chi mi fará pubblicità.
Un bacio a tutti❤😘
-A

Hunger Games: Il Canto della Rivolta visto da Peeta. #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora