L'acqua calda le scivolava lungo il corpo, rilassando i suoi muscoli tesi ed eliminando dalla sua pelle la sensazione strana che avvertiva su di sé da quando aveva lasciato il letto di Edward. Non avrebbe mai voluto dargli altre soddisfazioni, non dopo quello che le aveva detto e che lei non gli aveva perdonato, ma quello era l'unico modo per portare a termine il suo compito. Lasciare delle microspie sparse per l'appartamento e nell'ascensore si era rivelata un'idea che avrebbe potuto fruttare in futuro e che avrebbe portato qualche informazione alle orecchie della SIS.
Chiamare Harry era stato strano per lei e da una parte le scocciava l'aver dovuto chiedere aiuto a colui che avrebbe dovuto evitare, per la salute di tutti, ma che in quel momento le era sembrata l'unica via d'uscita. Harry le aveva risposto al secondo squillo con una voce calma, tanto da trasmettere anche alla ragazza una parte di quella tranquillità che sembrava aver preso il possesso del corpo di lui. Quando gli aveva spiegato la situazione non aveva obiettato e aveva accettato subito la proposta fattagli.Ora che lei si trovava sotto la sua doccia, nel suo appartamento, percepiva dentro di sé una strana sensazione, simile a vergogna. La sua testa le diceva di rimanere dentro la doccia il più a lungo possibile, ma sapeva fin troppo bene che non sarebbe potuta rimanere lì dentro in eterno.
Quando finalmente si decise ad uscire, notò che sul contenitore dei panni sporchi erano stati lasciato degli asciugamani blu scuro ed i suoi vestiti, anche se più che appartenere a lei appartenevano ad Edward. Non avrebbe indossato quella roba nuovamente, non sapendo che indossandoli avrebbe percepito ancora la sensazione di lui sulla sua pelle. Afferrò il grande asciugamano blu e se lo avvolse attorno al corpo esile, prima di aprire la porta del bagno ed entrare nella camera del ragazzo. Uscì sul corridoio, camminando velocemente lungo esso mentre i suoi piedi nudi percepivano il freddo delle mattonelle dal colore marroncino.
"Harry?" Lo chiamò, affacciandosi nell'altra stanza e trovandola visibilmente vuota. Prese allora a camminare verso il salotto, ma anche in quest'ultimo non trovò alcuna traccia del ragazzo "Harry, ci sei?" Si strinse nell'asciugamano, percependo la sua pelle rabbrividire al freddo di quell'appartamento.
Si guardò intorno disorientata, fino a quando il suo sguardo non si posò su una fotografia posta sul mobile all'entrata. Si avvicinò ad esso e prese la foto tra le mani, osservando l'immagine ritratta in essa: una donna sulla quarantina di anni, occhi celesti, capelli scuri ed un volto assai radioso, stringeva un piccolo Harry fra le braccia mentre lui sorrideva distratto.
Aveva già visto quella donna da qualche parte ancor prima che arrivasse a Londra e non le sembrava che questo fosse accaduto né con Harry e né con Edward, anche se era palese che fosse loro madre. Aveva già visto quella donna e ne era assolutamente certa, solo che non riusciva a ricordare dove.
Ripose velocemente al suo posto la cornice quando sentì aprirsi la porta a pochi passi da lei. L'asciugamano sembrò quasi cederle giù dal corpo per il movimento frettoloso, ma riuscì ad afferrarlo giusto in tempo, prima che la figura ben piazzata di Harry potesse entrare nell'appartamento. Quando i loro occhi si incrociarono, Heaven avvertì le guance colorarsi di rosso e gli occhi di lui scrutare con brama il suo corpo quasi nudo. Il ragazzo, dal canto suo, era rimasto paralizzato sull'entrata alla vista di lei ed una sensazione di desiderio gli aveva inondato lo stomaco, facendolo deglutire.
Un sorriso sghembo gli si fece largo sul volto non appena la vide arrossire e stringersi nell'asciugamano blu che le aveva lasciato in prestito "Non pensavo mi avresti accolto così piacevolmente."
"Dove eri finito?"
"I riscaldamenti si erano interrotti. Ero sceso a vedere cosa fosse successo."
"E?"
"Ora sono apposto." Alzò le spalle, liberandosi della giacca scamosciata per poi appenderla all'attaccapanni alla sua sinistra "Hai intenzione di rimanere così a lungo? Potrei quasi abituarmici." Sorrise ampiamente, facendo scorrere di nuovo i suoi occhi profondi sul corpo di lei mentre Heaven voltava i tacchi verso la stanza lasciata aperta, lasciando che il ragazzo ridesse di quella sua azione.La grande sala dalle pareti di vetro era immersa nel verde totale di un bosco, lasciando alla ragazza il piacere completo di buttare uno sguardo fuori in quei pochi secondi di pausa tra un esercizio ed un altro. Le nocche delle sue dita era arrossate e i polsi le dolevano per i ripetuti scontri con il sacco da box appeso davanti ai suoi occhi.
"Non è il momento di riposarsi!" Esclamava la voce dura dell'uomo alle sue spalle non appena lei sembrava rilassarsi.
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The two faces of danger
FanfictionLondra - XXI secolo. Un'organizzazione segreta opera contro i crimini lasciati irrisolti da Scotland Yard, guidata da uno degli uomini più potenti della Gran Bretagna. Sotto il suo comando migliaia di agenti lavorano per mettere sempre davanti a tut...