- 6 mesi dopo, London Comprehensive School -
Camminare per questi maledetti corridoi ogni santissimo giorno alla stessa ora è snervante. Non so cosa mi trattiene ancora in questo stupido college insieme a persone che mi stanno 'antipatiche' - per non essere troppo scurrile come mio solito - e con uomini e donne centenari che si ostinano ad insegnare materie che non serviranno mai a nessuno e a cui nessuno da importanza
. Il solo pensiero che potrei benissimo scappare e rifuggiarmi in qualche spiaggia di Miami per godermi i miei 19 anni mi uccide. Possibile che Tomlinson non è obbligato a questa vita da 'carcerato'? Evidentemente i suoi 21 anni e qualche conoscienza a me nascosta glielo impediscono e, anche se non lo do molto a notare, questo a me da veramente fastidio.
Percorro a testa bassa tutto il corridoio fino al mio armadietto, mentre, come al solito, i miei coetanei si scambiano le solite chiacchiere e discutono sui soliti pettegolezzi o rumors, se cosi vogliamo chiamarli, che girano tra i banchi di scuola. Con un paio di colpetti riesco ad aprire il mio armadietto, ammaccato e ricoperto da adesivi consumati e bigliettini colorati, che prima apparteneva a Jilligan Lambert, ex capitano della squadra di scacchi, secchione per eccellenza. Quando mi avevano detto che il mio era l'armadietto di un ex topo di biblioteca avevo sospirato pensando che quello era solo un altro punto da aggiungere alla mia amata lista: 'Perchè odio questo fottuto college'. Ho pensato spesso ad un nome decente da dargli ma l'unico che la mia mente era riuscita a memorizzare tra i tanti, quella sera di fine Gennaio, era questo.
''Un giorno finirai per romperlo del tutto, Styles'' mi sorrise la mia vicina di 'postazione' dai lunghi capelli rossi.
''Sarà la volta buona che si decideranno a cambiarmelo, Miss Dawson'' borbottai chiudendolo con forza e facendolo cigolare un poco.
''E la spesa per le riparazioni pensi di pagarla se dovesse avverarsi questo tuo tanto atteso e desiderato sogno?'' rispose la rossa appoggiandosi di fianco al suo armadietto.
''I soldi non sono un problema per me, cara Hailey'' le sorrisi altezzoso mentre lei sospirava rassegnata ''Arrenditi. Tratto il mio armadietto come meglio credo.'' sputai infine passandole davanti con aria soddisfatta per tornare ancora una volta sulla mia strada verso l'aula di Scienze sociali.
Quella ragazza, per me, è davvero sfiancante. Si ostina a pensare che io un giorno possa far parte della sua crombiccola... i secchioni della scuola davvero non facevano al caso mio in questo momento - ne in nessun altro momento della mia vita scolastica - e sentirsi ricordare cose ovvie ogni giorno non era davvero quello che volevo. Hailey è un metro e sessanta di pura noia, almeno per me. Quei suoi capelli rossi e gli occhi di un verde acceso contornati da un paio di occhiali neri, troppo grandi, non rendevano di certo più facile restare in sua compagnia per un caffè o per una chiacchierata. L'avrei affittata volentieri per la notte: credo che quelle sue teorie mi servirebbero molto come sonnifero per addormentarmi, ma l'idea di chiederglielo era sempre passata in secondo piano poichè, in quei momenti solo io e lei, la prima era trovare un scusa per liquidarla. Non avevo mai provato a vedere Hailey come una ragazza con cui divertirsi in discoteca per poi fare un salto a casa mia e la sola immagine che avevo pensato di lei era su una scrivania mentre leggeva il suo nuovo romanzo, il quale aveva comprato il giorno stesso per poi riuscire a finirlo quello dopo. Insomma, Hailey Dawson era uno dei punti nella mia amata lista e credo che rimarrà tale per un bel po' di tempo.
Il suono della campanella mi riportò alla realtà e il solo pensiero di due ore di Scienze Sociali fece neascere in me il desiderio di scappare da quel manicomio. Entrai in classe sbuffando e riuscii a sedermi ad uno degli ultimi posti liberi con la sola pecca che quello a fianco fosse occupato dalla Dawson, intenta a tirar fuori dal suo zaino i vari libri. Mi rivolse uno sguardo veloce, che notai, per poi girarsi in avanti e iniziare a prendere appunti dalla lezione appena iniziata.
Non so quante volte sbadigliai, ne quante sigarette riuscii a fumarmi senza che il professore mi notasse e che si limitasse a dire alla classe 'sento puzza di fumo, ma sicuramente verrà dalla finestra aperta' e non so nemmeno quante volte riuscii ad appisolarmi in due ore di lezione... forse due o tre dormite di pochi minuti ciascuna. So solo che Hailey mi rimproverò 6 volte per le sigarette, 8 per non aver messo la mano davanti la bocca mentre sbadigliavo e 3 spinte appena avevo provato a dormire. Alla fine credo che quel 'vaffanculo' da parte mia se lo fosse davvero meritato.
Vidi il mio Iphone illuminarsi e l'icona di Whatsapp mostrare un nuovo messaggio: Louis Tomlinson. Digitai il codice di sblocco e visualizzai il contenuto del sms appena arrivato, sorridendo al solo pensiero di non dover tornare a casa e subirmi le lamentele di mia madre. Questa sera ci saremmo divertiti da matti, ne sono sicuro.
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''Forse Jones ci sta seguendo e noi per tutto questo tempo non ci siamo accorti di niente...'' ipotizò Louis soffiando via il fumo.
''Non penso'' sbuffai guardandomi attorno ''Troppo prevedibile'' lo ammonii scartando un'altra delle sue idee.
''Allora non so davvero cosa pensare'' sospirò Louis lasciandosi cadere sulla morbida poltrona del locale affollato.
''Godiamoci questa serata'' proposi sorridente alzando il bicchiere di Vodka. Le luci del locale si rifletterono sul vetro trasparente del bicchiere, illuminandolo.
''A noi'' brindò Louis facendo tintinnare i bicchieri di vetro scuro.
In quel momento una ragazza dai capelli biondi e un vestito al quanto corto passò davanti ai miei occhi e con un ghigno sul volto pensai di aver scelto la mia prossima 'preda'. Anzi, ne ero sicuro e di questo se ne era accorto anche il mio migliore amico.
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Raccolsi i boxer neri dal pavimento della mia camera per poi infilarmeli e spostare lo sguardo sulla ragazza bionda, che si dirigeva verso il mio bagno e con cui avevo passato una gran bella notte. Mi passai una mano tra i capelli appiccicati a causa del sudore, sorridendo malizioso e ripensando a quello che era appena successo con un' aria un po' dispiaciuta per la poca durata.
Aspettai qualche minuto per poi vedere Keira uscire dal bagno e gattonare sul mio letto fino al mio fianco, per poi prendere dal comodino due bicchieri trasparenti e versare in essi della birra. Mi porse il bicchiere pieno e sorridente lo accettai bevendone un sorso.
''Non mi hai ancora detto di dove sei'' le ricordai stanco di fare sempre la solita domanda.
''Mosca'' si limitò a dire mentre lasciava del rossetto rosso sul bordo del bicchiere dal quale aveva appena bevuto.
''Russa'' le sorrisi ''E cosa ci fai qui a Londra?'' le chiesi alzando un sopracciglio.
''Lavoro'' le sue rispose erano davvero limitate a quanto pare e questa era una cosa che odiavo. Davvero non sopportavo i monosillabi, preferivo frasi semplici e dritte al sodo ma non semplici parole, dette tanto per non annoiare.
''Che tipo di lavoro?'' un ghigno apparì sul suo volto prima che allungasse una mano dietro di lei per raccogliere qualcosa dal pavimento freddo.
''Renderti la vita un inferno, Styles'' rispose in fine puntandomi una Glock da 20 cal. contro.
Sorrisi, pensando a quanto le risorse di mio fratello si fossero ridotte negli ultimi mesi, mentre un pizzico di timore faceva aumentare i battiti del mio cuore e una strana sensazione si faceva largo in me. Ero davvero poco sorpreso.
''Finalmente'' borbottai infine mentre Keira sorrideva orgogliosa di se stessa. Davvero non avrebbe dovuto esserlo.
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The two faces of danger
FanficLondra - XXI secolo. Un'organizzazione segreta opera contro i crimini lasciati irrisolti da Scotland Yard, guidata da uno degli uomini più potenti della Gran Bretagna. Sotto il suo comando migliaia di agenti lavorano per mettere sempre davanti a tut...