Capitolo 43

54 6 1
                                    

I found myself at your door, just like all those times before
But I'm not sure how I got there
All roads, they lead me here
I imagine you are home, in your room, all alone
And you open your eyes into mine and everything feels better
Right before your eyes I'm breaking
And fast, no reasons why
Just you and me
This is the last time I'm asking you this
Put my name at the top of your lips
This is the last time I'm asking you why
You break my heart in the blink of an eye

When, when we came home
Worn to the bones
I told myself, "this could get rough"
And when, when I was off, which happened a lot
You came to me and said, "that's enough"
Oh I know that this love is pain
But we can't cut it from out these veins, no
So I'll hit the lights and you lock the doors
We ain't leaving this room 'til we bust the mold
Don't walk away, don't roll your eyes
They say love is pain, well darling
let's hurt tonight

Si rigirò tra le coperte, cercando di prendere sonno, eppure sembrava non averne affatto. Aveva passato la giornata in palestra, allenandosi per scacciare via dalla sua mente i pensieri che non avevano fatto altro che distrarlo per tutto il tempo, provocando lui dolore. Non riusciva a non pensare a quello che sarebbe potuto succedere in un imminente futuro, aveva paura di affrontare verità per lui scomode e di rivivere momenti fin troppo dolorosi precedentemente provati in passato. Aveva bisogno di distrarsi, di mettere un punto a quella sensazione di disagio che stava provando da ore ormai, eppure non riusciva davvero a trovare una soluzione a tutto ciò.
Dopo essere stato in palestra si era rilassato sotto la doccia calda, canticchiando una canzone che aveva precedentemente ascoltato in radio, e poi alla fine si era rivestito ed era uscito a cena con alcuni agenti, i quali avevano insistito nel voler provare a mangiare cibo giapponese. Nell'impugnare nuovamente quelle bacchette un'immagine era tornata nella sua mente, l'immagine di lui ed Heaven ad un ristorante al centro di Londra. Aveva sorriso a quel ricordo, pensando a quanto tempo fosse passato dopo quel momento. Questo era riuscito a fargli passare la fitta al cuore che stava provando, ma non era stato sufficiente. Una volta tornato in stanza si era sentito esausto, non fisicamente ma mentalmente. Si era infilato nel letto ed aveva provato a prendere sonno, eppure era notte fonda ed i suoi occhi non davano il minimo segno di cedimento.

Fu quando avvertì delle nocche sulla porta della sua camera che capì che almeno per quella sera non era destinato davvero a dormire. Si alzò dal letto proprio come la mattina passata, faticando per arrivare alla porta e aprendola con un'aria abbastanza scocciata. Quando però il viso delicato di Heaven si aprì davanti ai suoi occhi, avvertì tutta la stanchezza scivolare via dal suo corpo e le sue labbra distendersi in un grande sorriso "Pensavo fossi andata via." Ammise, grattandosi la nuca.

Heaven scosse la testa, sorridendo leggermente prima di alzare le spalle "Non lascerò Manchester per adesso, ma cercherò un altro posto in cui poter dormire. Stavo andando via e ho pensato di dover salutare almeno te." Le sue labbra si piegarono in una smorfia prima di continuare a parlare, la stanchezza percepibile nella sua voce "Volevo dirti che questo caso non mi riguarda più, ma finirò le ricerche per conto mio. Non mi servono soldi al momento, posso farne a meno per qualche altro mese."

"E dopo?" Le chiese, accigliandosi.

Sul volto di Heaven comparve una smorfia desolata, quasi di dispiacere, eppure cercò di camuffarla il più possibile "Vorrei spostarmi ad est, ma non ne sono poi così sicura." Rise, forse per tranquillizzare Harry o addirittura sé stessa, fatto sta che il ragazzo notò quanto lucidi fossero i suoi occhi a quelle parole.

The two faces of dangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora