Maledire me stesso era l'unica cosa, che ero in grado di fare in quel momento.
La mia mente era completamente annebbiata, focalizzata su una sola cosa, anzi, persona: lei.
Non riuscivo davvero a capire se me lo facesse apposta, o era solo una mia impressione, fatto sta che era riuscita, completamente, ad attirare la mia attenzione su di lei. E forse non solo la mia.
Eravamo divisi in due file, per classi, da più di 5 minuti senza avere la minima idea di cosa fare, mentre Mr Smith e Miss Derensvood parlottavano tra di loro.
Lei era l'ultima della sua fila. Le mani intrecciate in grembo ed i suoi occhi fissi su di esse, mentre cercava timidamente di non attirare l'attenzione. Sfortunatamente, non ci era riuscita.
Indossava una canottiera azzurra, che s'intonava perfettamente con le sfumature cristalline dei suoi occhi, e dei pantaloncini aderenti neri, che le lasciavano intravedere buona parte delle cosce, oltre alle lunghe e magre gambe.
Sapevo di stare esagerando, ma il mio sguardo non poteva fare a meno di percorrere insistentemente il suo corpo.
Riuscii a staccarle gli occhi di dosso solo per qualche secondo, giusto per controllare se i due professori stessero ancora parlando, poi sgattaiolai alla fine della mia fila.
Sentii delle lamentele, provenienti da alcuni miei compagni di classe, ma non gli diedi molta importanza, fermandomi proprio alle spalle di Jason Philips.
<Ehi Styles, torna davanti.> si lamentò, guardandomi irritato.
<Philips non rompermi il cazzo e torna a fare il nerd.> lo fulminai con lo sguardo, sentendolo irrigidirsi <Tu non mi dici cosa fare, capito?> si voltò sbuffando, ma non prima di aver mormorato qualcosa.
<Tanto non te la darà mai.> intesi, capendo comunque che il senso della frase doveva essere qualcosa di simile.
In risposta spostai lo sguardo su Heaven, a due passi da me, mentre mi guardava con un sopracciglio alzato <Non sapevo fossi un bulletto, Styles.> disse con voce impertinente, facendomi sorridere.
Soffiai in alto, spostandomi una ciuffo di capelli ricci dal viso <Sono tante le cose che non sai di me, Hea.>
Sbuffò al suono di quel nomignolo, che avevo sentito da Louis solo qualche giorno prima <Non chiamarmi così.> mormorò acidamente, girandosi per guardare davanti a sè.
<Come dovrei chiamarti allora?> le chesi ridacchiando, mentre lei continuava a fissare la schiena del ragazzo di fronte a lei.
<Semplicemente, non chiamarmi.>
<Sei così acida, piccola.> sapevo che quel soprannome l'avrebbe irritata a morte, e infatti un secondo sbuffo lasciò le sue labbra.
<Te, invece, sei così> s'interruppe, spostando lo sguardo su di me e fissandomi.
I miei occhi furono immediatamente catturati dai suoi.
<Affascinante?> domandai, passandomi una mano tra i capelli.
<Irritante.> ammise, per poi spostare lo sguardo al mio fianco.
<Oh si, lo è.> non mi ero accorto prima, che dietro di me adesso ci fosse Will. Un sorrisino stampato sul suo volto da emerito coglione, le mani nelle tasche della sua tuta blu.
<Peterson.> pronunciai il suo cognome, per attirare la sua attenzione su di me, invece che lasciarla su Heaven <Cosa ci fai qui?> gli chiesi adirato.
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The two faces of danger
Fiksi PenggemarLondra - XXI secolo. Un'organizzazione segreta opera contro i crimini lasciati irrisolti da Scotland Yard, guidata da uno degli uomini più potenti della Gran Bretagna. Sotto il suo comando migliaia di agenti lavorano per mettere sempre davanti a tut...