Capitolo 47

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Some days it's hard to see
If I was a fool, or you, a thief
Made it through the maze to find my one in a million
Now you're just a page torn from the story I'm living
And all I gave you is gone
Tumbled like it was stone
Thought we built a dynasty that heaven couldn't shake
Thought we built a dynasty like nothing ever made
Thought we built a dynasty forever couldn't break up
The scar I can't reverse
When the more it heals the worse it hurts
Gave you every piece of me, no wonder it's missing
Don't know how to be so close to someone so distant
And all I gave you is gone
Tumbled like it was stone


Erano veramente poche le cose che amasse più del calore provocatole dal contatto con le calde coperte, mentre ascoltava canzoni di artisti sconosciuti al grande pubblico e trovati per caso su YouTube. Non era mai stata un'amante delle piattaforme moderne ed in più le sue giornate erano già straripanti di impegni vari. Avrebbe dedicato molto più tempo alle arti marziali, se solo sua madre non avesse voluto per lei un'istruzione con i fiocchi. Non amava la scuola, non le era mai piaciuta ed odiava passare ore intere seduta su una sedia ad ascoltare semplicemente quello che l'insegnante spiegava loro. Immaginava la sua vita futura come un qualcosa di molto più movimentato e non di certo seduta ad una scrivania a costringere la sua mente a memorizzare pagine su pagine che poi avrebbe dimenticato il giorno successivo al fatidico test.

Il cielo fuori dalla finestra era blu scuro, così scuro che anche le grandi chiome degli alberi sembravano scomparire in esso, nascoste nella notte profonda. Percepiva i suoi occhi stanchi e cedevoli, eppure non vi era verso di riuscire a dormire. Aveva continuato a girarsi e rigirarsi nel letto nelle ultime due ore senza avere alcun successo di riuscire a sprofondare tra le braccia di Morfeo e sapeva anche la causa di questo suo sonnambulismo: suo padre non era ancora tornato a casa dall'ultimo incarico.

E se fosse rimasto coinvolto in una sparatoria?

La piccola scosse la testa al solo pensiero: lui era fin troppo bravo per poter essere abbattuto così facilmente. Era semplicemente in ritardo. Mentre questi pensieri inondavano la sua mente, rendendola irrequieta, avvertì la porta all'ingresso chiudersi e dei passi veloci che salivano le scale.

Uscì dal suo letto entusiasta, aprendo la porta della sua stanza e piombando nel corridoio dove finalmente notò la luce del bagno accesa. Si affrettò a raggiungerla, spingendo la porta socchiusa e rivelando la figura alta di suo padre. L'uomo sembrava agitato mentre si sciacquava e insaponava più volte le mani, tenendo lo sguardo basso sul lavello e sospirando malinconico. La piccola bussò leggermente alla porta, volendo attirare l'attenzione del genitore perso tra i suoi pensieri caotici. Quando l'uomo avvertì finalmente la sua presenza, abbassò le spalle cercando di rilassare la sua figura alta, mostrando alla ragazzina il miglior sorriso di cui era capace. Eppure nulla impedì alla più giovane di notare nel comportamento del padre un qualcosa di insolito, che in più sembrava volerle tenere nascosto fingendo il contrario ''Sofia, ancora non sei andata a dormire?'' la rimproverò severo, asciugandosi goffamente le mani sul telo morbido appeso all'apposito appoggio. L'uomo si avvicinò alla piccola, posandole una mano sulla spalla e conducendola fuori dal bagno per poi spegnere la luce e accompagnarla verso la sua stanza.

''Stavo aspettando te.'' le rispose lei innocentemente, sorridendo lui in modo sincero e facendo sbuffare commosso così l'uomo, il quale le si pose davanti afferrando le esili spalle della ragazza con entrambe le mani.

''E se non fossi tornato affatto questa notte? Non avresti chiuso occhio?'' le domandò, stuzzicandola e costringendola ad una pausa di qualche secondo in cui la ragazza rimase a fissare il genitore con occhi assonnati ma comunque attenti ai comportamenti che le si mostravano davanti.

The two faces of dangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora