Capitolo 5

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Paura. Un'intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto. Ci sono diversi tipi di paura: la paura di prendere un brutto voto, di perdere qualcuno, di sbagliare, la paura del futuro etc. Tanti tipi di paura che però suscitano sempre la stessa emozione, lo stesso stato d'animo ansioso che non vede l'ora di uscire da questa fase di disagio.

Paura era anche il nome del negozio che Georgia ed io osservavamo da quasi cinque minuti. La sua insegna spettrale lampeggiava scarica alle ultime luci dell'alba, segno che tra poco si sarebbe spenta del tutto. Il piccolo negozio si presentava con due vetrine all'esterno, che lasciavano mostrare diversi costumi spaventosi esposti per via dell'imminente festa di Halloween. Come tutti gli anni, Londra si preparava ad essere uno dei luoghi dove la paurosa festa si sentiva di più, dove si potevano mostrare i propri costumi al festival della notte e vincere anche qualche premio di poco valore. Georgia ammirava incantata un vestito da sposa cadavere, composto da un abito da sposa, decorato così da sembrare vecchio centinaia di anni, e da un mazzo di fiori finti e appassiti. Il bianco del vestito sembrava quasi voler lasciare il posto al nero ammuffito, dando il senso di un'ombra che inghiottisce la luce nella sua oscurità più profonda.

< Mi piacerebbe partecipare al ballo di Halloween con quel vestito.> sussurra piano Georgia facendomi tornare alla realtà, catapultato di nuovo in un mondo a cui sembravo davvero non appartenere. <Purtroppo mi servono i soldi per pagarmi gli studi e non posso andare oltre le piccole spese che uso fare di solito, i miei genitori sono stati chiari.> il suono della sua voce sembrava essere esausto, come se volesse chiudere lì l'argomento. Georgia non amava parlare della sua famiglia e così io mi ritrovavo ogni volta a non aggiungere altro.

<Che lezione hai in prima ora?> le chiesi, facendola mettere sotto braccio, mentre riprendevamo a camminare verso la grande scuola al confine di Londra.

<Ho lezione di trigonometria. Una palla totale.> sbuffò per poi ridacchiare amaramente <ancora mi chiedo perché io l'abbia scelta. Sono una frana in trigonometria!> risi a quella sua affermazione. Probabilmente non l'avevo scelta apposta perché sapevo di non potercela fare in quella materia. Avevo preferito puntare su materie più semplici come la letteratura e in altre più complesse come la psicologia. Forse psicologia l'avevo scelta più perché era una materia che mi affascinava e non perché fossi una spada nel capire cosa passava nella mente di Freud il giorno che scrisse la famosa opera 'Il significato dei sogni'. <Harry ci sei?> mi ero incantato ancora una volta, fermo nei miei pensieri e ancora una volta Georgia mi aveva riportato in modo brusco nel mondo reale. Davvero non capivo cosa mi passasse per la testa in quei giorni, ma di certo non potevo raccontarle della morte di Keira. Lei non doveva sapere nulla del mio lavoro, nessuno doveva venirne a conoscenza.

<Si, scusami.> mi grattai la nuca, imbarazzato dal mio insolito comportamento.

Georgia sospirò apprensiva, dopotutto non avrebbe potuto fare altro <è da un paio di giorni che ti vedo distante dal mondo. Cosa ti prende?> mi chiede stringendosi di più a me, dandomi un senso di compagnia che poche persone riuscivano a donarmi in quel periodo. La sensazione di essere solo mi entrava spesso nelle ossa, offuscandomi la vista e portandomi a pensare se esistesse una persona come me. Portandomi a pensare se esistesse una persona con cui poter stare soli insieme. Ma sicuramente le mie speranze di trovare un attimo di vita normale si riducevano a Louis e alle sue partite a GTA, cosa che avrebbe potuto fare benissimo anche nel mondo reale dato il nostro lavoro.

<Niente. E' solo che non dormo più la notte ed ho sempre degli incubi, uno in particolare.> ammetto sincero, passandomi una mano tra i capelli ricci.

<Del tipo?> mi domanda incoraggiante, guardandomi con quei suoi occhioni scuri incorniciati da delle folte ciglia.

<Sogno me stesso con degli occhi diversi, più scuri. Sogno ragazze che precipitano nel vuoto e poi ad un tratto l'aria diventa più fredda e c'è un'ombra. Quest'ombra si avvicina a me, mi parla, ride e scherza con me ed io me ne innamoro come uno stupido. Ad un tratto noto che quello non sono io e che l'ombra non sta ridendo con me ma di me. E così corro via alla ricerca di un aiuto ma il buio mi circonda ed io precipito nelle tenebre. Come un aereoplanino lanciato nel vuoto e senza la forza del vento a sostenerlo.> quando ho finito di raccontarle il mio sogno, noto che mi guarda perplessa. I suoi occhi riflettono i miei più chiari e ad un tratto mi sorride. Il suo sorriso è così tenero e soave che potrebbe riportare la calma dentro di me, ma a quanto pare sono destinato a vivere nella paura. Vivo in una continua paura che possa accadere qualcosa alle cose che amo, che qualcosa possa stravolgere la mia vita.

Ad un tratto Georgia scoppia a ridere e io mi ritrovo a pensare al motivo per il quale non ho mai raccontato a nessuno dei miei amici. il mio segreto: semplicemente non mi crederebbero mai e poi mai. <Basta cenare con gli avanzi della sera prima, Styles.> ride divertita facendomi sospirare <Ed ra muoviti o faremo tardi alla prima lezione.> la seguo, riprendendo a pensare a quella ragazza dagl'occhi celesti. Forse è lei la causa dei miei pensieri?

Chiudo l'armadietto velocemente, tenendo i libri premuti tra il mio braccio ed il mio petto. Georgia mi ha lasciato per avviarsi verso l'aula di trigonometria, lasciandomi solo negli affollati corridoi del posto che mi faceva sentire come tutti gli altri ragazzi della mia età. Il college era probabilmente l'unico posto dove potevo sentirmi me stesso sempre e dove perdersi nella massa risultava il più facile possibile. Mi incamminai verso l'aula di storia pensando che non avessi dato neanche una letta all'argomento assegnato. Questa volta nessuno mi avrebbe salvato dalla professoressa Widsor e dai suoi due sul registro.

Per impiegare meno tempo del dovuto per arrivare in classe, mi avviai verso il corridoio delle seconde classi dove stranamente non c'era anima viva. Passo dopo passo sentivo crescere in meno la sensazione che qualcuno, anche se probabilmente me lo stessi solo immaginando, mi stesse osservando da lontano. Sentii il cuore accellerarmi nel petto e aumentai i passi per arrivare ai corridoi delle classi di storia, dove mi aspettava la mia odiata ora di lezione. Ad un tratto sentii un rumore, come un suono di passi quasi impercettibile. Mi girai velocemente, notando un'ombra veloce scomparire nel corridoio adiacente. Corsi indietro, cercando di inseguire il mio inseguitore e provando a capire cosa volesse quella persona da me. Quando però svoltai il corridoio, andai a sbattere contro qualcuno facendolo precipitare a terra.

<Ahia!> esclamò una voce familiare, mentre mi massaggiavo la testa desolato. <Harry guarda dove vai, dio santissimo.> Hailey raccolse in fretta i suoi libri e i suoi occhiali rotondi prima di alzarsi in piedi. Sbuffai quando capii che era stata lei a seguirmi per tutti i corridoi e dentro di me fui divertito dal sapere che dopotutto non era nessuno in grado di potermi fare del male. <Sei un idiota!> mi puntò un dito contro il petto, facendomi sorridere divertito da quella scena piuttosto esilarante.

<Torna a fare il topo da biblioteca, Hailey. Ho meglio da fare che essere seguito da te.> le dissi in tutta calma. Lei in risposta alzò un sopracciglio, come per dire che non stava affatto capendo la situazione.

<Io non ti stavo seg> non riuscì a finire la frase che sentii il telefono squillarmi in tasca. Lo estrassi in tutta calma, leggendo il nome della persona che mi stava disturbando sul display. Louis.

<Louis cosa vuoi? Sono in ritardo per la lezione di storia e sai bene che la> non era solito di Louis interrompermi nel bel mezzo di una frase ma stranamente in quel momento si azzardò nel farlo.

<Oh Harry, lascia perdere la Widsor e corri immediatamente qui. Hanno trovato una cosa abbastanza agghiacciante.> disse con un tono che avrei affatto saputo descrivere. Terrorizzato, forse? Neanche quello faceva parte dei comportamente di Louis.

<Del tipo?> chiesi fissandomi i piedi annoiato. Probabilmente avevano trovato un qualche topo morto e avevano subito pensato a chissà quale catastrofe.

<Ti basta sapere che qui dove sono adesso c'è una ragazza sgozzata e appesa al soffitto? Perché se non ti bastasse ho anche un'altra informazione che ti riguarda.> a quelle parole sussultai nervoso, mordendomi il labbro inferiore e puntando i miei occhi in quelli di Hailey che mi guardava confusa.

<Cos'altro è successo?> quasi balbettai per l'ansia. Dovevo rimanere calmo, non dovevo perdere il controllo di me stesso ma in quel momento tutto mi sembrava così difficile ed irraggiungibile.

<Lui ti sta cercando, Harry.> e in quel momento la mia paura più grande tornò a galla. Lui era tornato e a quanto pare cercava vendetta.

ps: scusate se ci sono errori, ma non ho ricontrollato. Un bacio.

The two faces of dangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora