Capitolo 15

7.6K 398 88
                                    

ATTENZIONE
In questo capitolo sono presenti scene esplicite e linguaggio forte! Se non volete NON leggete! Se vi va ascoltate UNSTOPPABLE di Sia (Si consiglia un defibrillatore a portata di mano)

In meno di mezz'ora siamo in centrale. Mi siedo in una piccola saletta d'attesa curiosando con lo sguardo e immaginando come sarebbe stato finire quella notte in galera per avere partecipato ad una gara clandestina. Probabilmente avrei odiato Ethan per non avere chiuso un occhio e per non avermi lasciata libera. Ma se quella notte non si fosse fermato per darmi un passaggio, non lo avrei di certo conosciuto o meglio, lo avrei conosciuto ma non allo stesso modo e con ogni probabilità non staremo insieme in questo momento.
Una sua collega si avvicina con un sorriso. «Ethan mi ha chiesto di farti compagnia mentre è impegnato. Non aspetterai ancora per molto. Stanno solo interrogando un sospettato e lui è bravo in queste cose.» Inizia offrendomi una tazza di tè. Suppongo sia stato lui ad ordinarle tutto quanto. Ringrazio timida e lusingata.
«Non abbiamo mai visto Ethan così premuroso con qualcuno», afferma.
«No? Come lo vedete di solito?», domando curiosa. So così poco di questa parte della sua vita.
«Solitamente è molto chiuso e freddo. Inoltre è uno dei più bravi poliziotti qui dentro e nessuno ha mai fatto domande personali sul suo conto. Non fino ad oggi...»
«Non lo avete mai visto affettuoso o sorridente?»
«No! Non esce mai con noi il sabato sera quando ci vediamo al bar per una bevuta. E quando TJ lo punzecchia per incontrare qualcuno lui rifiuta in modo secco e adesso abbiamo capito il perché», sorride. «È molto riservato e non sapevamo che fosse anche sposato. Non avremmo mai provato a farlo uscire con qualche collega facendo delle scommesse. In fondo, è sempre un bellissimo ragazzo.»
Un collega le si avvicina e lei si illumina. Capisco che è attratta da lui dal modo in cui pende dalle sue labbra. Lui le chiede di uscire a cena e lei accetta subito emozionata. Quando si allontana da noi sereno lei si risiede accaldata.
«È il tuo uomo?» domando curiosa.
«Si nota? Ci siamo sposati di nascosto e ora ci vediamo a cena come due amanti. È eccitante. Come fai a stare lontana da Ethan? Non hai paura che possa cedere alla tentazione?»
Mordo il labbro. Non so proprio cosa rispondere. Tutti credono che io sia la moglie del loro collega ma questo è solo un grosso equivoco. «La lontananza si supera quando si ama una persona e non hai nessun dubbio sulla sua... fedeltà», la mia voce si spegne quando Ethan esce dalla porta con un gran sorriso tutto per me. La collega si rialza quasi stupita di vederlo sorridente e di buon umore e dopo avermi salutato se ne va lasciandoci soli.
TJ si affianca. «Serata al bar? Venite?»
«In realtà...»
«Si, mi farebbe piacere conoscere i tuoi amici. Abbiamo bisogno di divertirci.» Lo interrompo subito poggiando una mano sul suo petto.
TJ sorride. «Alle nove solito posto Ethan, non darci buca. Ci facciamo solo una birra.» Si allontana.
«Scommettono su di te sai?»
Sospira. «Non ci andremo!»
«Perché?» domando seguendolo verso l'uscita.
«Perché ti riempiranno di domande a cui non saprai come rispondere e ti sentirai a disagio. Non voglio che scappi!» risponde secco.
«Voglio andarci. Solo una birra», uso il potere degli occhioni e del broncio.
Sospira passando una mano sul viso. «Va bene, solo una e smetti di mettere quel broncio o ti bacio contro la tua volontà davanti a tutti.»
Avvampo sentendo formicolare la pelle e trattengo uno strilletto di felicità per averlo convinto.
Tornati nel suo appartamento, vado a fare una doccia rigenerante. «Devo indossare qualcosa in particolare?» urlo dal bagno mentre guardo i miei pochi vestiti a disposizione.
«Qualcosa di comodo, è un locale tranquillo ma pieno di sbirri.» Ridacchia.
«Gente come te!» lo prendo in giro.
Infilo un paio di shorts una canottiera e sneakers. Un abbigliamento abbandonato da mesi. Ormai sono una ragazza da tacchi alti e minigonne strette e lunghe riunioni noiose. Non mi dispiace ritornare alla comodità.
Ethan è sempre Ethan: bellissimo e sportivo. Jeans aderenti scuri, maglietta che lascia intravedere i tatuaggi.
Il mio telefono inizia a squillare mentre tento di non imbambolarmi. Notando il nome mi sposto in cucina agitata ma pronta a rispondere.
«Cosa diavolo significa che sei partita?», esordisce Parker chiaramente arrabbiato. «Dove cazzo sei? Perché non me ne hai parlato?» urla.
Si è trattenuto molto più di quanto mi aspettassi. «Non volevo dirlo perché questa sarebbe stata la tua reazione. Sto bene! Torno tra un paio di giorni.» Sento urtare qualcosa. «Dove sei?»
«Sto sfogando la mia furia sul sacco da box. Mi spieghi perché cazzo sei scappata
«Perché non riesco più a ragionare razionalmente. Non riesco più a respirare. Ho bisogno di calmarmi e di non piangere ancora. Mi dispiace ok? Mi dispiace se ti sto facendo preoccupare ma ho bisogno di questo viaggio, ho bisogno di allontanarmi per un paio di giorni e di capire. So che non capisci come mi sento e non posso fartene una colpa...»
«Cazzate Emma! Sono, tutte, cazzate!» Colpisce il sacco da box con furia. «Se volevi scappare da lui potevi anche dirlo. Non sono così stupido da non capire. Se volevi un paio di giorni con lui per decidere, avresti dovuto parlarne e non scappare. So che stai attraversando un pessimo momento ma ti ricordo che io ci sono stato quando lui non c'era a sostenerti e non lo merito, non merito questo tuo distacco. Cerca di ritrovare te stessa e non fare cazzate di cui potresti pentirti!» Stacca la chiamata in faccia.
Rimango seduta sul divano, immobile, lo sguardo fisso verso il camino spento, le dita attorno al telefono.
«Tutto bene?»
Mi riscuoto alzandomi di scatto. Stampo un sorriso sulle labbra. «Si, andiamo?»

Unstoppable 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora